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Angel Faces

di Roberto Fedi
  Processo a Perugia
Data di pubblicazione su web 07/12/2009  

"Ergastolo!". L'inviato di Matrix al processo di Perugia, in diretta, era emozionato e imbranato come poche volte ci è sembrato un inviato in Tv. Si era su Canale 5, venerdì sera tardi, e Matrix aveva dedicato la puntata al processo (non se ne poteva più) per l'assassinio di Meredith. Era stata negata, giustamente, la diretta della lettura della sentenza e l'imbranatissimo inviato era lì che ascoltava da un cellulare. Poi aveva perso l'auricolare che lo connetteva ad Alessio Vinci, conduttore di Matrix e anche lui inadatto come pochi (ah, Mentana, dove sei tu?). Casino in studio. Tutti commentano l'ergastolo. Che nessuno ha capito dove l'avesse sentito l'inviato imbranato, visto che poco dopo la glaciale signorina che leggeva i lanci di agenzia sul computer ha riportato le cose al posto giusto. Basterebbe questo per squalificare un programma partito, con Mentana, bene e finito così con l'Alessio, che potrebbe essere adatto per un reality ma non si sa dove l'abbiano trovato per un programma di approfondimento giornalistico. Roba da matti. Facciamo un po' di chiarezza storica, visto che Alessio, che anche lui per l'emozione si è impappinato parecchio, non lo sa fare. E tutto questo va benissimo in una rubrica che tratta di televisione, perché (Matrix a parte) pochi processi come questo sono stati televisivi e spettacolari nel senso peggiore.

Perugia. Quando successe il fattaccio per tutti furono subito i due "fidanzatini", con poca o nessuna fantasia. Non erano quello che sembravano: non solo non erano fidanzati perché stavamo solo insieme come tanti o tutti i ragazzi, ma un lato oscuro ce l'avevano eccome. La casa, che a chiamarla così ricorda il titolo di un filmaccio horror e infatti dell'orrore fu teatro, nelle foto sembrava in mezzo al verde e faceva venire in mente il Mulino Bianco: in realtà è a poche decine di metri da strade intasate e sotto un mega parcheggio. Insomma, il teatrino mediatico crollò quasi subito. E quando cominciarono a venir fuori particolari a dir poco macabri, contraddizioni, reticenze, accuse reciproche, mezze verità e molte menzogne, l'appellativo sciocco e gentile, i "fidanzatini", sparì dai giornali e dalle tv: fine del cosiddetto fidanzamento, ognuno per sé e Dio per tutti. Si salvi chi può.

Sulle prime Amanda, che con quel nome potrebbe essere a scelta una pornostar o una suora di clausura, per non sapere né leggere né scrivere chiamò in causa un disgraziato giovanotto nero, tale Lumumba. Che apparve su tutti i giornali del mondo fra due poliziotti e ammanettato, passò una ventina di giorni in galera, e poi venne tirato fuori con tante scuse e pochi soldi di indennizzo. Non c'entrava nulla. Qui la "angel face" Amanda diventò per tutti un po' meno angelo, anche se sempre con una bella faccina da reality o da Grande Fratello. Scrisse poesie in carcere e mandò letterine. Qualcuno, tanto per dire a che punto si era arrivati, cercò addirittura di vendere ai giornali un banale temino universitario che la fanciulla aveva scritto poco prima di quel bestiale inizio di novembre. Alla fine, una ragazzina scialba.

L'altro "angel face", il faccia d'angelo Raffaele, apparve subito il più scafato. Si creò, o cercò di crearsi, un'immagine, alternando capelli lunghi e faccia scavata da pseudo poeta a immacolate felpe da bambino perbene. Con padre abbastanza potente al seguito, scelse il silenzio ma anche l'avvocata Bongiorno, non si sa mai. Che nella sua arringa-show, come l'hanno definita i giornali, ha citato anche Sergio Endrigo, poveretto, e la sua "era una casa molto carina", per altro sbagliando i versi che citava. Si può dire che anche questo sembrava un teatrino? Bene: sembrava un teatrino. Per latro obbligato dall'ingaggio e dalle circostanze.

E la città? A Perugia l'interesse nel corso dei due anni è scemato. Anzi, è stato sostituito da un fastidio neppure troppo celato per questa insistenza giornalistica non poco morbosa. Le Università sulle prime si trovarono spiazzate: Meredith, la ragazza inglese uccisa, frequentava con il sistema europeo di scambi Erasmus una facoltà umanistica, Raffaele la facoltà di Ingegneria, Amanda era da poco allieva dell'Università per Stranieri, i cui vertici  all'inizio si preoccuparono per il possibile ritorno negativo di immagine. La Rettrice fece anche una inutile capatina dal solito Bruno Vespa, quasi per rassicurare i potenziali futuri studenti. Che, ovviamente, di solito si guardano bene dallo sciropparsi Porta a Porta. Lungo Corso Vannucci, nel centro del centro di Perugia, e nelle aule studentesche, per un po' non si parlò d'altro, poi si parlò solo delle lezioni e degli esami. Le notte perugine assomigliano, del resto, a quelle di qualsiasi città universitaria: ragazzotti mediamente strafatti per le strade, chiasso, troppe birre, un po' di kebab puzzolente e pizzacce. Una movida tristanzuola, anzichenò. L'Università degli Studi attraversa una crisi finanziaria peicolosa, come molte o quasi tutte; quella per Stranieri continua in un andamento lento che sembra lontano dai fasti d'un tempo. A marzo le elezioni regionali saranno nel segno, per la prima volta, dell'incertezza, perché nemmeno la sinistra può vivere di rendita. La casa famosa, sotto il mega parcheggio, dopo quasi due anni è stata riaffittata, si spera dopo una bella ripulita, e con il vincolo del divieto di far fotografie o filmati all'interno. Che cali l'oblìo.

Le due facce d'angelo usciranno dalle patrie (per Raffaele) e straniere (per Amanda) galere quando avranno tratti meno angelici, e più adulti. In fondo non gli è andata neanche tanto male, a nessuno dei due. Non è stata una bella storia, per nessuno e nemmeno per la città, che come è nel suo stile ha prima esasperato, scandalizzata e impaurita, e poi metabolizzato tutta la sporchissima vicenda. Che è durata due anni, troppi. La movida degli studenti, italiani e stranieri, sembra sempre meno allegra. Tra poco, per le vacanze di Natale, torneranno tutti a casa, e anche i giornalisti e i furgoni delle Tv. Meredith, la ragazza uccisa, c'è tornata in una bara due anni fa.

Già: ci dimenticavamo il terzo anello della catena. E' Rudy, il nero condannato da tempo a trent'anni avendo patteggiato. Non gli è andata molto bene, rispetto agli altri due. Ma a chi interessa? Non è studente, non è italiano di nascita, non sembra neppure tanto giovane anche se lo è, è nero, non ha nessuna faccia d'angelo. E allora cavoli suoi. Ci rivediamo nel 2038, Rudy. Buon Natale.

 




 
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