Non un monologo. Una lettura. La lettura appassionata degli atti del processo a Giordano Bruno. Ma lintensa rievocazione storica e storiografica operata da Corrado Augias nel suo spettacolo Le fiamme e la ragione, già al secondo anno di repliche, non si limita a questo: è riflessione, prima di tutto. Riflessione su alcuni temi attuali, come la tolleranza, la libertà di coscienza, la ricerca scientifica, il valore filosofico fondante del dubbio. Uno spettacolo che ha il suo cuore nella lettura di Augias, maestro della “narrazione storica”, che, solo sulla scena, seduto su un essenziale panchetto di legno, di fronte ad un leggìo, ricostruisce la biografia di Giordano Bruno e le condizioni storiche e politiche che portarono alla sua condanna e alla sua uccisione (la Riforma luterana, le sue implicazioni politiche con lo scisma anglicano di Enrico VIII, la reazione dura e cieca da parte della Chiesa cattolica, che sfocerà nella Controriforma).
Un momento dello spettacolo
La lettura si ferma e si alterna alla musica, affidata al suono poetico della lira calabrese e dei tamburi di Fabio Tricomi e ad alcune proiezioni video, poco convincenti, roboanti e “moderne” infiltrazioni tecnologiche in un tessuto narrativo classico, scandito dai cambi di pagina, dalle pause e dalle riflessioni di Augias. Forse i tempi sono un po' televisivi, hanno un po' poco dell'ampio respiro del teatro, considerata l'importanza affidata ad unipertrofica applicazione video che propone un orologio che batte il tempo al contrario, dallanno 1600 (anno del rogo a Roma del frate nolano) arriva fino al 313, lanno dellEditto di Milano, con cui Costantino rese la religione cristiana licita. Un salto temporale, mosso dallinteresse del giornalista per quel periodo (si vedano i libri Inchiesta su Gesù e il recente Inchiesta sul cristianesimo), che mira a ricostruire le basi politiche del potere secolare e temporale della Chiesa di Roma.
Un momento dello spettacolo
Il frate filosofo Giordano Bruno (1548-1600), viaggiatore curioso in tutta Europa (Parigi, Praga, Londra, Ginevra, Oxford, Magonza), autore di una commedia, Il candelaio (Parigi,1582), con la sola speculazione arrivò a sostenere lesistenza di un universo infinito e di infiniti mondi; una teoria che, secondo Bruno, non entrava in contrasto con le teorie aristotelico-cristiane sostenute a quel tempo dalla Chiesa. È nella difesa ostinata e assidua di questo pensiero la grandezza del frate di Nola e la ragione della sua condanna; unistituzione che stava costruendo un dogma di fede in nome di una verità posseduta non poteva ammettere chi faceva uso della propria libertà personale, alla ricerca del vero, del buono e del giusto. Senza ricerca personale e collettiva della verità, si rischia di chiudersi nella presunzione di possedere lunica verità possibile, rifiutando il dialogo: questo suggerisce il contributo video di Gustavo Zagrebelsky, giurista e giudice della Corte Costituzionale dal 1995 al 2004, che si inserisce in una pausa della narrazione.
Il brusco ritorno al presente è sottolineato da alcune ammissioni di colpa della Chiesa cattolica, giunte in occasione del Convegno organizzato per i 400 anni dal rogo di Campo dei Fiori presso la Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, e da una lettera arrivata alla redazione del quotidiano La Repubblica su cui Augias tiene una rubrica. La lettera di una donna che, a seguito di una invalidante malattia, preferirebbe lasciare questo mondo con dignità e con l'unico conforto di aver deciso del proprio destino. Ancora una volta, nella notte buia delle coscienze del XXI° secolo, di fronte ad una delle più grandi questioni morali, oggetto di proposte di legge e di profonde riflessioni teologiche, c'è chi opporrebbe alla ragione le fiamme (speriamo simboliche) della dottrina.
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