Lo spettacolo di Lucia Vasini e Paolo Rossi Da Aspettando Godot…qualcosa di diverso, andato in scena in prima assoluta al Teatro Comunale Filodrammatici di Piacenza il 30 ottobre, rientra nel percorso artistico-formativo-performativo inaugurato cinque anni fa da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione e il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche Ausl Piacenza con un laboratorio teatrale, e coronato dalla fondazione della compagnia Diurni e notturni.
Dopo il successo dellultimo Dalla Tempesta, presentato nella stagione 2007/2008, gli ospiti e gli operatori dei Centri Diurni e delle Comunità dellUnità di Riabilitazione del Dipartimento di Salute Mentale si sono misurati questanno con il genio di Samuel Beckett, dando vita ad uno spettacolo poi inserito nellimportante festival regionale Movi-Menti – Teatri della Salute, primo progetto di promozione e valorizzazione degli spettacoli prodotti dai Dipartimenti di Salute Mentale dellEmilia Romagna, che fino a novembre toccherà Modena, Ravenna, Reggio Emilia e Bologna, dove la manifestazione si concluderà con il festival DiversaMente, in programma dal 24 al 29 novembre.
Delle opere di Samuel Beckett, e in particolare di Aspettando Godot, dai più considerata – più o meno erroneamente – il capolavoro del Beckett drammaturgo, si è già detto tanto; migliaia sono infatti le sfumature e le interpretazioni che il testo astratto, poetico e apertissimo dello scrittore irlandese lascia intravedere: quello che i due straccioni Estragone e Vladimiro stanno aspettando, sotto un albero che quasi sempre limmaginazione degli scenografi ha voluto secco, è stato di volta in volta individuato come il destino, la morte, Dio, il nulla. Aspettato e cercato da ospiti di un centro di Salute mentale, Godot assume una fisionomia del tutto nuova e inaspettata, a tratti insignificante, così come perdono di importanza le intuizioni registiche, la scenografia, le idee sottese alla struttura dello spettacolo. Quello che colpisce è esattamente quel qualcosa di diverso menzionato nel titolo, che stupisce, attrae e distrae, e commuove.
Al di là delle pregevoli idee della Vasini e di Rossi, i due registi dello spettacolo, di aprire la rappresentazione con un video in bianco e nero piacevole e ben strutturato, far entrare in scena non soltanto i classici Pozzo e Lucky ma anche una stralunata Winnie e altri personaggi della scuderia immaginifica di Beckett, e non da ultimo collocare, immobile in fondo al palco a farsi gli affari suoi, un criptico e incomprensibile maestro Beckett, che ogni tanto interviene a commentare landamento della messa in scena, lo spettacolo colpisce per quello che Ivo, Rino, Luana, Marco, Giorgio e Domenico, ospiti del Centro di Salute Mentale dellAusl di Piacenza fanno, con una bravura e una disinvoltura che non ti aspetti. Irresistibili sono Ivo “che sta cercando Godot” e Rino “che lo sta spettando”, perfetti nel recitare la parte tragicomica dei due protagonisti immersi in una snervante e delirante attesa, altrettanto convincente linterprete di Winnie, letteralmente fluttuante (grazie ai ripetuti movimenti delle braccia) in un assurdo mondo sospeso nellattesa. Ancora più interessante, forse, è poi quello che gli attori non fanno: gli errori, le dimenticanze, i “fuori programma” sono gli ingredienti che rendono unico e speciale lo spettacolo. Come spiega la stessa regista «il nostro metodo si basa molto su questo, lerrore diventa un indirizzo di un qualcosa da scoprire», lo spettatore è coinvolto in uninedita esperienza di valorizzazione dellimperfetto, di esaltazione della spontaneità.
Così risultano davvero irresistibili i commenti in diretta del simpatico Tiziano, corpulento ospite del Centro che siede in prima fila, così come si apprezza senza tentennamenti la sincerità dellattore che interpreta limmobile maestro, che lascia due minuti la scena perché – come siamo riusciti a sentire - “deve andare in bagno”. Encomiabile e da imitare la disinvoltura con cui gli attori tutti chiedono con lo sguardo lintervento del suggeritore, che da dietro la quinta laterale interviene suggerendo sfacciatamente la battuta servendosi del bel canto, imitato prontamente dallo smemorato di turno. Ogni attore crea il proprio personaggio, gli dona i suoi pregi e i suoi limiti in modo assolutamente personale, e meravigliosamente autentico. Uno spettacolo assolutamente da vedere come esperienza di vita, non solo come esperienza di teatro.
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