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Intervista a Chris Squire

di Michele Manzotti
  Yes
Data di pubblicazione su web 04/11/2009  

È bel periodo per Chris Squire. Il bassista e storico componente degli Yes (unico a far sempre parte della formazione fin dagli inizi) festeggia innanzitutto la recente nascita di una figlia. Ma soprattutto un nuovo corso del gruppo, nato nel 1968 e protagonista della scena rock degli anni '70 con album quali Fragile, Close to the Edge, e degli anni successivi con un brano come Owner of a Lonely Heart che scalò le classifiche nel 1984. Dopo varie date in America gli Yes sono arrivati in italia per un tour di tre date. Oltre a Squire la formazione comprende gli storici Steve Howe alla chitarra e Alan White alla batteria e i nuovi Oliver Wakeman (figlio di Rick) alle tastiere e Benoit David alla voce al posto di Jon Anderson. È lo stesso Squire a introdurci gli Yes di ieri e di oggi.

 

 

Gli Yes hanno un repertorio molto vasto. Come avete scelto i brani per questo tour?

 

È vero, dobbiamo scegliere tra tantissime cose. Per quanto riguarda i prossimi concerti presenteremo una scaletta che è andata molto bene negli Stati Uniti. Abbiamo recuperato alcuni pezzi dell’album Drama del 1980, un disco che fu pubblicato prima di una sosta di tre anni. Ma per accontentare anche i fan che guardano ai nostri inizi presenteremo pezzi dal nostro secondo lavoro Time and a Word.

 

Il pubblico italiano è molto curioso di ascoltare il vostro nuovo cantante. Ci può presentare Benoit David?

 

Intanto siamo molto dispiaciuti di non avere Jon Anderson con noi, ma non può più affrontare tour impegnativi come quelli con il gruppo. Per questo ci siamo messi alla ricerca di un nuovo cantante. Un giorno ero su You Tube in Internet e ho digitato Close to The Edge, il titolo di un nostro album. È comparso un video di un gruppo che faceva le nostre cover e che veniva da Montreal in Canada. David era il loro cantante e aveva caratteristiche vocali perfette per il nostro repertorio. Così è stato subito contattato.

 

È  la novità del gruppo insieme al figlio di Wakeman...

 

Sì, Oliver, Abbiamo coinvolto immediatamente lui e Benoit anche nel processo creativo del gruppo, tanto che il prossimo anno uscirà un nostro nuovo album.

 

Lei ha uno stile molto particolare di suonare il basso, molto più melodico che ritmico.

 

Quando ero molto giovane avevo un gruppo con il quale giravo molto nei pub in Inghilterra. Lo stile era prevalentemente beat. Poi la formazione si sciolse e passò un po’ di tempo prima di affrontare una nuova esperienza con un altro gruppo, che poi sarebbe diventato gli Yes. In quel periodo mi esercitavo molto da solo con il basso cercando e trovando nuovi suoni pensando a quelli più completi tipici di una formazione.

 

È  vero che avete registrato un album in Italia?

 

Si, è Big Generator del 1987, lavorammo in uno studio di una località vicina a Milano. È il disco successivo a 90125 dove c’era Owner of a Lonely Heart.

 

Ha ricordato uno dei successi del gruppo sui cui faceste anche un videoclip. Qualche anno dopo uscì il video di Lift Me Up, un brano che ebbe ottimo riscontro anche se fa parte di un album piuttosto singolare come Union...

 

Era infatti un disco strano. Raccoglieva in parte l’esperienza di Anderson, Bruford, Wakeman e Howe che avevano pubblicato l’album ABWH al di fuori degli Yes e che avevano altro materiale. D’altro canto c’ero io con Trevor Rabin e altri musicisti che continuavamo l’attività con nome del gruppo. Ci fu la possibilità di una reunion che poi portò a un lungo tour, e Lift me Up era uno dei quattro brani composti da Rabin e da me.

 

Lei fece un album solista nel 1975, ha poi pensato di incidere altri dischi con a suo nome?

 

Ho sempre scritto canzoni che inevitabilmente sono finite negli album degli Yes. Nel 2007 incisi un album natalizio, ma adesso è un anno che sto lavorando insieme a Steve Hackett, l'ex chitarrista dei Genesis. E' una collaborazione eccezionale, è un nostro album insieme è ormai completato al 70 per cento. Grazie a questo progetto, al nuovo lavoro con gli Yes e a mia figlia di nove mesi le cose per me stanno andando molto bene.

 

 

Steve Howe
Steve Howe




 
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