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Capitalism: a "lies" Story

di Luigi Nepi
  The Informant!
Data di pubblicazione su web 14/09/2009  

Steven Soderbergh è reduce da un periodo di iperattività creativa. Nell’arco di tre anni ha realizzato ben cinque film, completamente diversi tra loro: il terzo capitolo della serie Ocean’s (Ocean’s Thirteen), i due biopic sull’icona della "revolution" Che – Guerriglia e Che – L’argentino, il minimalista The Girlfriend Experience e l’ultimo The Informant! D’altra parte Soderbergh non è nuovo a questo tipo di periodi, essendo già entrato nella storia per essere stato l’unico regista ad avere ricevuto, nel 2001, due nomination all’Oscar come "Miglior film" e "Miglior regia" per due film diversi (Erin Brockovich e Traffic), riuscendo ad aggiudicarsi quello alla regia con il peggiore dei due.

The Informant! torna a raccontare una storia vera accaduta agli inizi degli anni ’90, quando Mark Whitacre, dirigente del colosso alimentare AMD, in seria crisi a causa di un batterio che infetta e distrugge il mais all’interno degli stabilimenti, cerca di uscire dall’angolo in cui lo sta cacciando il presidente della società, imbastendo una trama truffaldina di mezze verità ed intere bugie, nella quale verrà coinvolta anche l’F.B.I., di cui il buon Mark diventerà addirittura un infiltrato per smascherare un trust internazionale di accordi sui prezzi delle materie prime.


Il film, girato con i tempi ed i modi della più classica delle commedie americane (con tanto di refrain musicale anni ’40 in stile Woody Allen), è imperniato sulla naturale insopportabilità e l’inconsueta fisicità di Matt Damon ed è senza dubbio molto divertente. Vedendolo si ha anche un’ulteriore conferma del perché il regista sia così amato dalle star di Hollywood, infatti quando realizza degli one man film come questo, riesce contemporaneamente ad assecondare le esigenze e a tirare fuori il meglio dell’attore su cui la storia è cucita, soprattutto se si muove in un ambiente e in un genere che non sono i suoi. Qui abbiamo un Matt Damon in vena autoironica, estremamente ingrassato, devastato anche da orridi baffetti biondi, una pettinatura e degli occhiali che ne fanno un perfetto nerd americano, di quelli che ti vorresti trovare come avversario in una partita a poker e che non ti immagineresti mai capace di truffe milionarie. Ma il lavoro sul corpo attoriale che Damon mette in atto va molto oltre questo film, si ricollega direttamente alla sua storia, ai suoi personaggi e non può essere scisso da quello che forse è stato il suo ruolo più conosciuto, il Jason Bourne della famigerata trilogia. Damon decostruisce il personaggio di Bourne restituendo in Mark Whitacre il suo perfetto alter ego: ogni movimento, ogni goffaggine, ogni tentativo di inquinare la realtà non può non essere messo in relazione con il supereroe invincibile e smemorato che quella realtà cerca disperatamente di ricordare.

Allo stesso modo Sodebergh, con The Informant!, ci propone una variazione sul tema di Erin Brockovich dove l’apparente virtualità dell’economia e dei suoi trucchi non è che l’altra faccia della medaglia rispetto alla sofferenza che le stesse società provocano inquinando e devastando vite umane. È per questo che, nel finale, non rinuncia alla citazione quasi letterale del monologo chapliniano di Monsieur Verdoux, dove all’omicidio si sostituisce la truffa.


Passato rigorosamente "Fuori concorso" alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia, casualmente (?) proprio nei giorni in cui Michael Moore presentava il suo Capitalism: a love story, The Informant! sembra riuscire meglio a mostrare i difetti sistematici del capitalismo, geneticamente contrario a qualsiasi tipo di regole che ne limitino la voracità; se la libera concorrenza può essere un criterio di "selezione naturale" per il piccolo negoziante sotto casa, alle multinazionali basta un’angusta stanza d’albergo per accordarsi sui prezzi e spartirsi il mercato, evitando così qualsiasi rischio imprenditoriale, ma, in pratica, truffando milioni di consumatori, ai quali viene negata ogni possibilità di scelta.

Soderbergh è un autore eclettico (e, per questo, anche discontinuo) che può permettersi di realizzare qualsiasi film voglia, senza limiti di budget né problemi per la scelta degli attori (la serie di Ocean’s funziona addirittura per accumulo di star, il cui numero è doverosamente indicato nel titolo). Per questo, a differenza di altri, ha deciso di assecondare completamente le sue passioni, non negandosi il piacere di tornare regolarmente al cinema delle sue origini, quello indipendente. Armato di telecamera digitale e con una troupe ridotta ai minimi termini, realizza "veloci" chicche come l’altro film girato quest’anno e cioè The Girlfriend Experience, che, pur essendo interpretato da una famosa pornostar (Sasha Grey), non contiene niente di morboso e racconta la storia di una prostituta "particolare", di quelle che concedono il "piacere della conquista" (ritornando ancora su Sesso, bugie e videotapes). Non ci è dato di sapere perché ancora questo film non sia stato distribuito in Italia, ma in tempi in cui si parla e straparla delle cosiddette escort varrebbe la pena cercare di recuperarlo.

The Informant!
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