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Nonne a Manila

di Federico Ferrone
  Lola
Data di pubblicazione su web 12/09/2009  

Presentato come secondo film a sorpresa tra quelli in concorso alla Mostra di Venezia del 2009, Lola merita ampiamente questo onore. Opera di Brillante Mendoza, nominato miglior regista appena quattro mesi fa al Festival di Cannes per Kinatay, è l'ultimo di una serie di film filippini che negli ultimi anni sono stati selezionati nelle principali rassegne europee. Qui a Venezia avevamo scoperto due anni fa Lav Diaz, autore del monumentale Death in the Land of Encantos, che aveva eletrizzato i pochi capaci di reggere i 540 minuti di durata. Dopo una carriera da scenografo, Mendoza è diventato regista nel 2005, riprendendo il suo vecchio mestiere solo una volta, per Kinatay appunto. Lola significa nonna in filippino e il film è infatti il racconto incrociato di due anziane signore in una Manila più caotica e piovosa della Los Angeles di Blade Runner. Una è la nonna di un giovane appena ucciso durante una rapina. L'altra è invece la nonna dell'omicida, un piccolo delinquente che viene presto incarcerato. La prima concentra tutte le sue residue energie per raccogliere il denaro necessario a garantire al nipote un funerale decente. La seconda, una modesta venditrice ambulante di ortaggi, si fa in quattro per riparare il torto con la famiglia della vittima e tirare il nipote fuori di prigione. Il diritto filippino concede infatti, come apprendiamo dal film, il diritto di patteggiamento e conciliazione tra vittime e colpevoli anche in caso di omicidio colposo. Altra particolarità che apprendiamo dal film: i processi si svolgono in lingua inglese.

Osserviamo così le vite parallele e dolorose delle due anziane in una Manila ostile, caotica, dove il crimine emerge quasi involontariamente ed è represso con brutalità dalla polizia. Una giungla dove però emerge anche il calore e la gentilezza di alcuni individui comuni. Su tutto, inarrestabile e travolgente, la pioggia. Ma invece di cadere sia sui giusti che sugli iniqui, come vorrebbe la Bibbia, quest'ultima condanna i primi ma risparmia i ricchi, seduti all'interno dei loro SUV. Onnipresente e ingombrante, sia visivamente che nel sonoro, la pioggia diventa così l'elemento conduttore del film che finisce per accomunare le due protagoniste. Il Neorealismo continua a essere, più o meno volontariamente, una lezione fondamentale per le cinematografie dei paesi emergenti. Storie quotidiane, un approccio diretto con la realtà, sobrietà e intenti documentari, pedinamento ostinato dei personaggi. Ma il digitale permette in più al regista filippino di realizzare piani-sequenza anche di dieci minuti nei quali l'opacità dell'immagine e i leggeri tremori della camera a mano sono funzionali a descrivere le difficoltà del quotidiano nella capitale filippina. Il conciliante finale non nasconde gli acciacchi e le sofferenze delle due protagoniste, nonne coraggiose separate dal dramma di un omicidio ma in realtà speculari e, in fondo, come emerge nel loro incontro finale, solidali l'una con l'altra. 

Lola
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