Marco Müller, il direttore della Mostra del cinema di Venezia, nel tentativo di spiazzare le critiche che annualmente piovevano sul suo operato, ha inserito in concorso quella che, probabilmente, riteneva la sorpresa di questanno. Dopo La ragazza del lago, Non pensarci e persino Pranzo di ferragosto, che lo avevano visto accusato di poco coraggio perché inseriti nelle sezioni secondarie, questanno ha cercato di pescare il jolly con il film di un esordiente come Giuseppe Capotondi e, volendo essere ottimisti, loperazione è riuscita a metà.
Nel film si racconta la storia di Sonia (Ksenia Rappoport), una misteriosa donna di Lubiana che lavora come inserviente in un hotel di lusso a Torino; ad uno speed date conosce Guido (Filippo Timi), un ex-polziotto che fa la guardia privata in una villa. I due iniziano a frequentarsi, fin quando una banda di ladri irrompe nella villa uccidendo Guido; Sonia, sconvolta dallaccaduto, continuerà ad avvertire la sua presenza quasi minacciosa. Cosa si nasconde dietro a tutto ciò?
La doppia ora è un film sicuramente molto più bello sulla carta che sullo schermo, non a caso la sceneggiatura esce da quella fucina di script per il cinema che è il Premio Solinas, perché se il racconto può indubbiamente intrigare, lespediente narrativo che ne sta alla base, trasferito su pellicola, prende il sapore di un trucco anche piuttosto disonesto verso lo spettatore, e non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa a chi vorrà vedere il film. Detto questo bisogna riconoscere che il film è realizzato con mestiere e diligenza, Capotondi porta a termine il suo compito in modo corretto, soprattutto grazie allaiuto di due ottimi attori come Filippo Timi e Xenia Rappaport. Questultima si conferma una felice realtà del nostro cinema fornendo, forse, la sua migliore prova, rimanendo in scena praticamente dalla prima allultima inquadratura e restituendo perfettamente le paure, gli imbarazzi, le paranoie e linafferrabilità del suo personaggio; lo stesso si può dire per Timi, che offre unulteriore prova del suo talento, e pur essendo alle prese con un ruolo particolarmente tormentato, lo affronta con una misura davvero unica. Questo per quanto riguarda le note positive, adesso veniamo alle dolenti. Cè chi ha scomodato per questo film confronti con Hitchcock o con Polanski - cosa che, oltre che al regista, fa male soprattutto a chi lha fatta. Anche laccostamento con Dario Argento sembra piuttosto esagerato. La fame di nuovi autori da affiancare ai vari Garrone e Sorrentino fa spesso gridare al miracolo anche quando effettivamente non cè (si veda in proposito Lourdes) e può far scambiare un onesto artigiano per una promessa già mantenuta.
Come dicevo il tentativo di pescare il jolly da parte di Müller è riuscita a metà perché se è pur vero che La doppia ora è un film che può tranquillamente evitare la graticola che solitamente aspetta tutti gli italiani a Venezia, è anche vero che difficilmente potrà accendere quegli entusiasmi che avevano accompagnato i citati film di Zanasi, Molaioli e Di Gregorio; questo proprio in virtù della differenza che cè tra il concorso principale e le altre sezioni dove le aspettative sono sostanzialmente diverse. Capotondi mette a frutto la sua esperienza nei videoclip e soprattutto nella pubblicità, confezionando un film senza cadute di stile, ma anche privo di particolari acuti, perfetto per fare la sua ottima figura nelle “Giornate degli autori” o nella “Settimana della critica”, ma decisamente un po debole per fare la stessa impressione nella selezione ufficiale. Ci vorrebbe più attenzione e rispetto nella scelta dei film e prima di dare una wild card ad unopera prima, per di più italiana, catapultandola direttamente nella corsa per il Leone doro. Sul fatto che la 66ª Mostra del cinema abbia davvero scoperto un nuovo autore, penso sia meglio sospendere il giudizio ed aspettare Capotondi alle prossime prove.
Un consiglio agli sceneggiatori: in un thriller poliziesco con tinte di giallo, il fatto che una banda di ladri (che credo voglia restare anonima) svaligi una villa con i furgoni di una ditta di traslochi non mi sembra proprio una grande idea, o no?
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