drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Italiani, vi esorto alle storie…

di Roberto Fedi
  Carlo Conti
Data di pubblicazione su web 21/06/2009  

L’eredità (Rai Uno) è un programma insulso, lento e  senza alcun mordente, con personaggi (i concorrenti) banali e per lo più incolti e di nessuna competenza specifica, in linea con il trend dei quiz adesso in voga su tutte le reti (ancora peggio è forse Chi vuol essere milionario, su Canale 5 e con il falso simpatico Gerry Scotti). A condurre è il presentatore più abbronzato del mondo, cioè Carlo Conti – è l’unico suo primato, secondo noi.

Il quale Conti, l’abbiamo già sottolineato altre volte, è per noi un mistero pari quasi a quelli di Fatima – e però non ancora rivelato. Non sa fare pressoché niente, o poco: non è spiritoso, non sa parlare con disinvoltura, è basso, è bruttino (ci pare), non ha presenza di spirito, non ha tic particolari che ne facciano un ‘tipo’, come accadeva con il Mike dei bei tempi e il suo indulgere alla gaffe. Insomma, è uno che si vede solo perché è abbronzato. Avesse un colore umano, sparirebbe nello sfondo.

Tutto qui, si dirà? Ebbene sì: eppure ce lo sbolognano un giorno sì e uno no, anche con Padre Pio e gli spettacolini pro domo sua, anche con San Francesco e l’inguardabile e offensivo spettacolaccio in suo onore (e ridài!) direttamente dalla Basilica di Assisi. Ci si rimane sbalorditi.

La ragione del suo successo e della sua onnipresenza in Rai è, quindi, probabilmente la sua mediocrità. Assomiglia agli spettatori, che guardano i quiz per avere conferma della loro ignoranza (in fondo, altri ignorantoni come loro, brutti come loro, vestiti male come loro, dialettofoni come loro vincono dei soldi: ergo, a che cavolo serve conoscere se basta tirare a indovinare?).

A volte anche il biscotto lasciato troppo in forno, insomma il Conti, però esagera. Il bello è che non se ne accorge. Sabato 20 giugno, ad esempio, trovandosi nelle ristrettezze di dover leggere una parola latina, caducum, l’ha pronunciata con l’accento sulla a, ‘càducum’. Poi, a mezza voce, la seconda volta ha spostato l’accento – non si sa mai. Ma non c’è qualcuno che gli scrive gli accenti? O questo man in black (nel senso del colore artificiale della pelle) magari è anche capace di dire che ‘la vita è càduca’?

Ma il meglio questa liquirizia fatta uomo l’ha dato in un giochino di associazioni di parole. Accostando il sostantivo camicia all’aggettivo nera (un concorrente l’aveva azzeccata), ha chiosato: “Era quella che portavano gli aderenti alla Repubblica di Salò”.

Ora, non importa essere un seguace di Ugo Foscolo, che appunto in un suo celebre scritto e discorso esortava gli italiani “alle storie”, per sapere che la camicia nera apparve sulle piazze parecchi anni prima dei repubblichini: non a caso, chissà perché, si parla di ventennio fascista. Non saperlo, vuol dire essere, né più né meno, che un ignorante crasso: abbronzato e nero come un tizzo, ma, con buona pace della Rai, crasso.

E, ahimè, eterno: insomma, tutt’altro che cadùco – pardon, non vorremmo che se n’avesse a male: càduco.




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013