Al Teatro Nuovo, nellambito del Napoli Teatro Festival Italia, è andato in scena uno dei testi più conosciuti del drammaturgo francese Jean-Luc Lagarce, con la regia di Luis Miguel Gonzalez Cruz e la produzione del teatro del Astillero.
Lagarce è oggi lautore contemporaneo più rappresentato in Francia, i suoi primi lavori si avvicinano alla drammaturgia di Eugène Ionesco, di Jean Genet e di Anton Checov. La sua scrittura fatta di ritmi mozzati, ripetizioni e di improvvise accelerazioni, sostenuta da un linguaggio minimale e asciutto, è il perno intorno al quale ruota il suo concetto di teatro, popolato da personaggi erranti in cerca della loro identità perduta.
Music hall – uno dei testi più riusciti del drammaturgo - è una riflessione sul teatro e sulla vita, e descrive la storia di una vedette (Marina Andina) e dei suoi due coristi (Chema Ruiz e Angel Solo) che provano uno spettacolo interpretato molte volte, ma di cui non ricordano i dettagli, in una sala buia presumibilmente vuota. I tre andranno alla ricerca delle scene dimenticate e della loro identità perdute – in una spirale di ripetizioni senza senso – che non ritroveranno fino alla fine.
Nellallestimento di Gonzalez Cruz, la sala buia e presumibilmente vuota della finzione teatrale, diviene reale, gli spettatori – in un teatro già per metà vuoto – si dileguano alla prima mezzora della pièce. Un ritmo lento, in lingua spagnola con sopratitoli in italiano per giunta sbagliati e più veloci della recitazione, suscita noia e apatia. Le tre esistenze precarie che si rincorreranno per tutto il tempo sul palcoscenico (ben 90 minuti) cercheranno il loro appiglio nella parola, un linguaggio metaforico che non riuscirà a coinvolgere il pubblico al punto di lasciarlo sgomento e avvilito.
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