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Sculture del Rinascimento emiliano: Guido Mazzoni, Antonio Begarelli

di Giorgio Bonsanti
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Data di pubblicazione su web 04/05/2009  

Pubblichiamo qui di seguito un intervento di Giorgio Bonsanti relativo alla mostra dedicata a Guido Mazzoni e Guido Begarelli, da lui stesso curata presso il Foro Boario di Modena.

Si è aperta il 21 marzo, chiuderà il 7 giugno. È la mostra che sognavo di fare da anni e anni, e che oggi ho potuto finalmente realizzare, insieme con la direttrice del Museo Civico di Modena, Francesca Piccinini, e con un Consiglio Scientifico di fanno parte anche il soprintendente Mario Scalini e gli storici dell’arte Daniela Ferriani e Angelo Mazza. Quando nel 1974 diventai Ispettore storico dell’arte nella Soprintendenza di Modena e Reggio, mi resi conto rapidamente della straordinaria qualità di due plasticatori locali, autori di figure in terracotta fra Quattrocento e Cinquecento, relativamente poco conosciuti anche fra gli addetti ai lavori. Il primo si chiamava Guido Mazzoni, il secondo Antonio Begarelli

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Antonio Begarelli, Deposizione, Modena, San Francesco.
 

Qui riporto per comodità le schede biografiche dei due: Guido Mazzoni nasce a Modena intorno al 1450 o poco prima, e nella città emiliana compie i primi passi della sua carriera come orafo, realizzatore di maschere e ideatore di apparati effimeri per pubbliche manifestazioni. Nel 1476-77 esegue per la chiesa di S. Maria degli Angeli di Busseto il primo dei Compianti conosciuti, subito seguito da quello per l’Oratorio modenese di S. Giovanni della Buona Morte, oggi nella chiesa di S. Giovanni Battista. Negli anni Ottanta i documenti testimoniano di stretti rapporti con Ferrara, dove Mazzoni ha modo di confrontarsi con gli straordinari artisti attivi presso la Corte estense. I Compianti di S. Maria della Rosa a Ferrara, di S. Antonio in Castello a Venezia, i cui frammenti si conservano oggi ai Musei Civici di Padova, e quello perduto di S. Lorenzo a Cremona, testimoniano della grande fortuna incontrata in questi anni dall'artista. L’amicizia di Eleonora d’Aragona (sposa del Duca d’Este), che possedeva la replica in piccole dimensioni del Compianto di S. Maria della Rosa, è certo all’origine della chiamata a Napoli presso la corte aragonese nel 1489. Qui Mazzoni si impone come artista di corte realizzando disegni, apparati effimeri per feste e il grande Compianto nella chiesa di S. Anna dei Lombardi. Nel 1495, caduta la monarchia aragonese, Mazzoni segue il nuovo sovrano, Carlo VIII Re di Francia, al suo ritorno in patria. In Francia, l’artista concorre da protagonista all'affermazione del Rinascimento in Oltralpe. Dei modelli, dei dipinti e delle sculture prodotte nei vent’anni trascorsi al servizio di Carlo VIII, prima, e del successore Luigi XII poi, così come dei bozzetti inviati alla Corte inglese per la tomba di Enrico VII nella Cattedrale di Westminster, nulla è sopravvissuto. Per Carlo VIII, in particolare, Mazzoni aveva realizzato il Monumento funebre in bronzo nella Basilica di Saint-Denis, distrutto nella Rivoluzione francese; mentre l’attività inglese è testimoniata comunque dall’straordinario Busto di un Bambino che ride nella Collezioni della Regina. Mazzoni farà definitivamente ritorno a Modena solo nel 1516, per morirvi due anni più tardi.

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Guido Mazzoni, Dalla Madonna della Pappa, Modena, Duomo, particolare.

 

Antonio Begarelli nasce a Modena probabilmente nel 1499, figlio di un “fornaciaio”. Ancora oscure risultano le vicende della sua giovinezza e della sua formazione culturale almeno fino al 1522, quando, ancora minorenne (all’epoca, sotto i venticinque anni), irrompe improvvisamente sulla scena artistica cittadina. Senza averne precedentemente ricevuto incarico l'artista esegue una grande scultura in terracotta da offrire alla Comunità modenese, la Madonna di Piazza già sulla facciata del Palazzo Pubblico e oggi al Museo Civico, che testimonia una formazione complessa e già matura, avvenuta probabilmente presso importanti centri artistici della penisola, quali Bologna e Roma. La statua ottiene grande consenso e gli procura negli anni seguenti l’incarico di artista “ufficiale” della città, col privilegio di una pensione; oltre a diverse commissioni da parte di importanti famiglie locali, come i Belleardi e i Boschetti, per le quali realizza grandi monumenti funebri e opere devozionali. Contemporaneamente sono documentate anche le prime commissioni religiose: il Compianto per la chiesa di S. Agostino, il piccolo Presepe nella cattedrale modenese e il Compianto per i Francescani, che mostrano un ampio ventaglio di modelli formali, da Mantegna a Raffaello e al giovane Sansovino, e che lo impongono come il massimo esponente della scultura monumentale in terracotta. Negli anni Trenta Begarelli inizia un rapporto, via via sempre più esclusivo, con l’Ordine benedettino, che oltre a segnare tutta la sua futura attività professionale avrà risvolti anche sul piano personale (forse l'artista si fece oblato nel monastero cittadino di San Pietro). Per il Convento e la Chiesa di San Pietro, Begarelli lavora con continuità fino alla morte; alternando con gli altri Centri benedettini di Parma (San Giovanni Evangelista) e Polirone, oggi San Benedetto Po, dove si conserva il più esteso ciclo di sculture begarelliane. Continua comunque ininterrotta anche una produzione per la committenza privata, testimoniata da numerose opere esposte in mostra. Nel 1565 l’artista muore nella sua casa di Modena e viene trasportato in San Pietro, ove giace sotto la grandiosa sepoltura da lui stesso realizzata. 

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Guido Mazzoni, Compianto, Busseto (Parma), particolare. 

  

Fra i due artisti modenesi ci sono profonde differenze di stile. Furono autori di figure di terracotta a grandezza naturale, raggruppate a formare composizioni altamente coinvolgenti le reazioni istintive e spontanee di ogni spettatore. Guido Mazzoni corrisponde però alla tendenza tutta quattrocentesca verso un’arte realistica, il cui scopo consisteva nell’imitare nella maniera più mimetica persone e cose. Antonio Begarelli, nato e morto mezzo secolo dopo di lui, si proponeva invece di creare raffigurazioni esemplari, quasi che esistessero al di fuori di un tempo specifico e si dimostrassero valide per ogni epoca e momento, poiché davano corpo ad alcune aspirazioni universali dell’animo umano. E’ facile comprendere così come il primo dei due, Mazzoni, dipingesse le sue figure con colori rispondenti alla precisa intenzione di presentarle come se fossero vive e vere. Il secondo, Begarelli, stendeva invece sopra le proprie una coloritura bianca, appena ravvivata da decorazioni ad oro, quasi a farle apparire di marmo; caratterizzandole dunque da subito come statue, come opere d’arte, e non come personaggi reali.

Mazzoni fu apprezzatissimo in vita, come si è visto, da committenti importantissimi come le Corti di Ferrara, Napoli, Parigi e forse Londra. La sua fortuna recente ha sofferto di più ragioni di discredito: quella della scultura nei confronti della pittura; della terracotta nei confronti dei materiali “nobili” come il marmo (queste due valgono anche per Begarelli); della scultura realistica nei confronti di quella idealizzata. Il grande Panofsky (non era parente del grande Lebowski) scrisse che le figure di Mazzoni gli ricordavano quelle di cera di Madame Tussaud; non aveva capito un tubo. Mazzoni è uno dei più grandi formatori di sempre, è il massimo che c’è nella scultura realistica, la sua ossessione del vero conduce per contrappasso quasi ad un’astrazione metafisica, come nelle moderne figure in vetroresina di Duane Hanson e John De Andrea. E Begarelli, che secondo Vasari fu apprezzato da Michelangelo (avrebbe esclamato: “Se questa terra diventasse marmo, guai alle statue degli antichi”: verosimilmente è una balla, ma è significativo che Vasari potesse attribuire questo giudizio al grandissimo Michelangelo), è probabilmente il massimo creatore di composizioni complesse nel mezzo tecnico della terracotta. La sua Deposizione dalla Croce oggi in san Francesco, che vede tredici figure grandi al vero articolarsi in movimenti complessi e tecnicamente perigliosi, è il capolavoro per eccellenza che mai alcuno nell’arte occidentale abbia concepito in terracotta. Pensate che le prime e uniche monografie sui due artisti sono apparse soltanto nel 1990, su Mazzoni, di Adalgisa Lugli, e nel 1992, su Begarelli, del sottoscritto. La Mostra espone dell’uno e dell’altro un numero non esagerato di opere (per oggettive difficoltà nei trasferimenti, ma anche perché si è inteso integrare l’esposizione al Foro Boario con un percorso nella città e nel territorio che garantisce certezza di accesso e visibilità ai gruppi rimasti in loco). La Mostra, dotata di un catalogo pubblicato dalla Franco Cosimo Panini venduto in sede a 30 euro (lo so, anche a me non sembrano pochissimi, ma meno di così non ci si fa proprio), presenta una quantità di materiale inedito o ancora mai esposto. E’ stato ritrovato un Compianto in figure piccole realizzato da Mazzoni per Eleonora duchessa di Ferrara, replicando a misure diverse quello allora in Santa Maria della Rosa. Sono esposte alcune figure di un inedito piccolo Compianto di Michele da Firenze, scultore ghibertiano attivo poi in Veneto e in Emilia, databile attorno al 1440, il primo dunque nella Regione in questa iconografia. Di Begarelli, alcuni Busti di Cristo inediti, una Santa Giustina riemersa a quasi un secolo dall’ultimo avvistamento a Berlino nel 1916, i resti appena ritrovati del distrutto Monumento Biliardi già in San Francesco di Modena. Moltissime opere sono esposte dopo restauri che ne hanno apprezzabilmente aumentato la leggibilità. Il catalogo documenta l’intera produzione dei due artisti, oltre a quanto è stato possibile esporre in Mostra.

Diciamo pure senza mezzi termini, in conclusione, che Mazzoni e Begarelli sono due giganti dell’arte europea: meritevoli di una notorietà di cui non usufruiscono ancora, e che gli spetta di diritto. Oltre alla straordinaria qualità intrinseca delle loro opere, potrete coglierne l’altissima esemplarità nella storia dell’arte italiana. Fate il possibile per vedere questa Mostra, se andate in macchina prevedendo un allargamento a San Cesario, a Bomporto, a Monteorsello di Guiglia; se venite in treno, allargandovi dal Foro Boario (a quindici minuti a piedi dalla stazione) alla Galleria Estense, al Duomo, alle chiese di Sant’Agostino, San Francesco, San Domenico, San Pietro. Buona visita.

Emozioni in terracotta Sculture del Rinascimento emiliano
di Giorgio Bonsanti

 



 
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