La Bella Addormentata del 1890, Lo Schiaccianoci del 1892 e Il lago dei cigni del 1895 costituiscono lacme del balletto tardo-romantico. Unineguagliata e ineguagliabile trilogia da ascrivere al coreografo Marius Petipa, desideroso di rinnovare un genere datato, e al compositore Peter llyich Tchaikovsky, animato dalla voglia di cimentarsi in un settore a lui congeniale. E se La Bella Addormentata è il tipico “balletto aristocratico”, figlio dellaulica tradizione del barocco francese, e Il lago dei cigni è lemblema del cosiddetto ballet blanc, Lo Schiaccianoci è in prima istanza un “balletto borghese” in cui la protagonista è e resterà una brava ragazza di una ricca famiglia tedesca, destinata non a nozze principesche o a metamorfosi ornitologiche ma ad un solido e tranquillo matrimonio borghese. E questo carattere borghese permane anche se il realismo del balletto, in linea con la grande narrativa ottocentesca, non nega ma anzi lascia spazio a quel qualcosa di misterioso e inquietante che per una donna, con la scoperta dellamore, è il passaggio dallinfanzia alla adolescenza, anche se trasfigurato in una bella favola natalizia.
Lo Schiaccianoci ‘in danza prende le mosse dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, uno scrittore noir del XIX secolo, che Petipa lesse nella traduzione di Alexandre Dumas padre e se ne servì per scrivere un libretto che tralascia i problemi dellinconscio e opta per una fiaba per bambini con tutù e scarpette da punta. Tchaikovsky, che già conosceva la storia e non ne era particolarmente entusiasta, fu conquistato dal progetto petipatiano e contribuì con Lev Ivanov, assistente di Petipa, allavventura del Soldatino di legno vestito da ussaro, che debuttò al Teatro Marinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892. Da quella fatidica data Lo Schiaccianoci non ha mai smesso di essere rappresentato e se non si contano le riprese filologiche, basti per tutte quella storica di George Balanchine del 1954, non vanno dimenticate neppure alcune originali rivisitazioni. Rudolf Nureyev nel 1968 firma una mise en danse decisamente freudiana, John Neumeier nel 1971 si inventa un omaggiò al mondo del balletto, nel 1976 Roland Petit si ispira a Fred Astaire, mentre Maurice Béjart nel 1998 recupera i suoi ricordi dinfanzia. E se Mark Morris nel 1991 confeziona un fumetto e Jean-Cristophe Maillot nel 1999 allestisce un circo, Matthew Bourne nel 2002 realizza una commedia musicale di sapore vittoriano. Tutte variazioni sul tema che confermano la “classicità” di un balletto imperituro, il suo inestinguibile fascino e la sua capacità di riproporsi sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso.
Al Covent Garden di Londra, nella nobile cornice della Royal Opera House, il Royal Ballet per le feste natalizie immancabilmente presenta The Nutcracker nella versione che Peter Wright ideò nel 1984, quando era direttore artistico dello storico corpo di ballo londinese. Un balletto che si rifà alla coreografia di Lev Ivanov e modifica in parte il libretto di Petipa per recuperare il racconto di Hoffmann e Dumas. Nella mise en scène di Wright la protagonista Clara resta bambina per tutto lo spettacolo, contemplando da spettatrice la felicità futura rappresentata dalla Fata Confetto e dal Principe, e lenigmatica figura di Drosselmeyer, che si adopera per ridare sembianze umane al nipote Hans-Peter, trasformato in Schiaccianoci, svela fin dallinizio qual è il suo intento. Diviso in due atti e ambientato a Norimberga, il balletto non inizia nel salone di casa Stahlbaum in attesa di ricevere ospiti per la vigilia di Natale, ma ha un prologo e un epilogo nella stanza dei misteri di Drosselmeyer in cui campeggia il ritratto di un soldato ussaro e sul tavolo uno schiaccianoci di legno. Mago, burattinaio, padrino di Clara e Fritz Stahlbaum, Drosselmeyer è stato invitato dai genitori dei ragazzi per intrattenere gli invitati con i suoi giocattoli meccanici e porta con sé uno Schiaccianoci a forma di soldatino, in cui è imprigionato il nipote. Spera che quella sia loccasione giusta per sconfiggere il maleficio e per questo invia agli Stahbaum un pacco dono con un Angelo propiziatorio.
Così, durante il primo atto, grandi e piccoli animano la serata, si scambiano doni sotto un gigantesco albero, si divertono con i pupazzi portati dal misterioso zio, fra cui Arlecchino e Colombina, e Clara “si innamora” dello Schiaccianoci. Il fratellino Fritz, geloso, glielo strappa di mano e lo rompe ma Drosselmeyer lo riaggiusta consolando la ragazzina. La festa termina con la danza Grossvater (la danza del nonno). Gli ospiti si congedano e Clara e Fritz sono mandati a letto. Mentre la casa è immersa nel sonno, Clara furtivamente cerca lo Schiaccianoci e si imbatte in Drosselmeyer che la sta aspettando. Grazie ai suoi poteri ha trasformato la sala in un campo di battaglia e allimprovviso appare un aggressivo esercito di topi contro cui si muove un drappello di soldatini al comando di Schiaccianoci. Questultimo sembra soccombere ma il Re dei topi è sconfitto dallintervento di Clara che uccide il nemico con una scarpa. A terra svenuto giace il soldatino, ormai trasformato in un giovane Principe. Rotto lincantesimo, il nipote di Drosselmeyer e Clara ballano insieme per poi iniziare, per volere del padrino, un viaggio fantastico a bordo di unelegante slitta guidata dallAngelo e accompagnata da un valzer di fiocchi di neve e da un coro di fanciulli.
Il secondo atto si apre con larrivo nel reame delle leccornie di ambientazione settecentesca e i due incontrano la Fata Confetto e il suo Principe. Hans-Peter racconta la sua avventura e il coraggio mostrato da Clara nel salvargli la vita e per festeggiarli la Fata e il Principe organizzano un divertissement con danze di carattere, a cui fa da corollario il Valzer dei Fiori, seguito dal Grand Pas de Deux della Fata e del Principe. Tornata alla realtà Clara corre nella strada in cerca di Drosselmeyer e incontra una giovane che le è familiare, mentre il padrino nel suo studio prega e ringrazia per il felice esito della vicenda. Adesso limmagine nel quadro è quella del soldatino di legno Schiaccianoci e Drosselmeyer abbraccia il nipote. Facilmente si intuisce che sarà lui il “Principe Azzurro” di Clara, ormai pronta ad affrontare il periglioso viaggio della vita amorosa.
Lo Schiaccianoci portato in scena dal Royal Ballet conquista il pubblico sotto ogni punto di vista, non lasciando il minimo dubbio sulla qualità e la bravura di coloro che hanno contribuito a questo fastoso spettacolo londinese. La partitura musicale, forse il vero punto di forza del balletto, è perfettamente eseguita dallOrchestra Royal Ballet Sinfonia diretta da Koen Kessels, che accompagna le performances dei protagonisti, esaltando le atmosfere post-romantiche. Lallestimento colpisce per la sontuosità delle scene di Julia Trevelyan Oman, ideatrice anche degli splendidi costumi, e delle luci di Mark Henderson che, insieme, danno leggerezza e “respiro” a tutta la rappresentazione e strabiliano gli spettatori con la magia dellalbero di Natale che cresce a vista docchio davanti agli spettatori. Il corpo di ballo è allaltezza della fama. In particolare destano ammirazione gli allievi della Royal Ballet School, ragazzini e ragazzine molto professionali che nel primo atto eseguono in modo impeccabile i temps levés, gli chassés e i galops delle “danze figurate” e con precisione alternano o mischiano i loro balli con quelli degli adulti, che si concludono con lesilarante minuetto comico della coppia di anziani, gli spiritosi Gillian Revie e Alastair Marriot.
E venendo a quello che potremmo definire il “meraviglioso romantico” dello Schiaccianoci di grande effetto è la battaglia fra topi e soldatini, che ripropone schieramenti militari strategici con allievi e danzatori professionisti, come pure lincanto del Valzer dei Fiocchi di Neve e del Valzer dei Fiori. Il primo altamente suggestivo con le ballerine in bianchi tutù e aureole in testa che mimano, con la leggerezza dei passi (temps levés, manèges di jetés) e le pose en fondu, il cadere dei fiocchi di neve, accompagnate dalle voci del London Oratory Junior Choir, diretto da Charles Cole. Il secondo, altrettanto magico, con la compagnia intenta a ballare un emozionante pas de valse a cui fanno eco nel trascinante divertissement la danza spagnola eseguita da tre coppie, la danza araba in una versione a tre con una lei e due lui, la danza cinese con un quartetto al maschile, la danza russa con un duo maschile, la danza dei flauti con un quartetto femminile.
Iohna Loots, solista del Royal Ballet, e Ricardo Cervera, primo solista, sono ineccepibili nel mantenere, come vuole il balletto di Wrigth, i ruoli di ragazzina e di soldatino, regalando unesecuzione tecnica brillante sia nel primo atto con un amoroso duetto, che nel secondo quando nel divertissement interagiscono con le danze popolari e assistono estasiati – come tutti del resto – alla performance delle étoiles Lauren Cuthbertson e David Makhateli nel grand pas de deux della Fata Confetto e del Principe. Un pezzo di bravura e una magistrale lezione di stile nelladagio, nelle variazioni, nella coda suggellata dal poisson finale, che possono considerarsi un tributo di Peter Wright a Lev Ivanov, richiamato anche nella scena del velo delicatamente trascinato dal Principe intorno alla Fata. Last but non least è il convincentissimo Drosselmeyer di Gary Avis, un danseur noble autorevole che se da un lato è una figura inquietante, dallaltro è un uomo tutto preso dallaffetto per il nipote e dal desiderio di liberalo dallincantesimo. Arvis alterna con maestria queste due anime sfoderando uninvidiabile presenza scenica, specie di fronte allalbero che sale e lui gli volteggia davanti con un enorme mantello azzurro, e una notevole sensibilità quando esprime la felicità per il nipote ritrovato. Alla fine unoverdose di applausi ha decretato il successo di uno spettacolo che rimane e rimarrà negli occhi e nel cuore di chi lha visto.
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