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Arrivano i nostri

di Sara Mamone
  The Hurt Locker
Data di pubblicazione su web 07/09/2008  

Questa recensione è stata scritta in occasione della proiezione al Festival di Venezia del 2008. Il film, ora trionfatore degli Oscar 2010 con sei statuette, è uscito in America con forte ritardo per mancanza di distributori e in Italia è passato pressoché inosservato.

Cosa distingue gli abituali film di guerra dai film sulla guerra in Irak? Il più delle volte una precisa presa di posizione morale, non già contro tutte le guerre, in un pacifismo più o meno riuscito, ma contro questa, precisa, con le sue specifiche crudeltà, con i suoi mandanti e i suoi meccanismi particolari. Un film sulla guerra in Irak sa di non dover correre il rischio della genericità e sa di non voler essere assimilato ai film di genere, perché in questo caso la pratica è talmente consolidata che è difficile sfuggire a confronti che appiattiscono la ragion d’essere principale del lavoro.

Kathryn Bigelow ben lo sa e pare che abbia cercato a lungo il punto di vista originale. Lo ha trovato in una sorta di lettura quasi psicanalitica della motivazione che spinge giovani dotati di forza e coraggio a fare una scelta così definita. Le ultime guerre hanno un carattere nuovo rispetto a quelle tradizionali, quando la carne da macello non poteva sottrarsi all’obbligo del sacrificio: sono guerre tecnologiche, elitarie, selettive, almeno per chi le scatena. Ed ecco allora la motivazione, psicologica, di questa partecipazione volontaria: la guerra come droga, come affermazione di sé, individuale, non collettiva, come stato adrenalinico persistente che riscatta le difficoltà di più normali inserimenti sociali.





Il bel punto di vista, originale e a suo modo coraggioso, dà vita ad un film girato benissimo, con solidissimo mestiere e con grande capacità di tenere viva l’attenzione dello spettatore, il ritmo alternato di frenesie e pause consente anche qualche riposo nelle eccitazioni delle missioni facendo emergere finezze e umanità pur nello scatenamento del super io. Così ben girato però, così stilisticamente accattivante da dimenticare o, almeno, da far dimenticare la patologia iniziale dell’eroe che finisce per essere un coraggioso (all’occorrenza anche umano) come i grandi del cinema classico, costituendo con i suoi compagni una sorta di prosecuzione tecnologicamente avanzata del classico “arrivano i nostri”.

Sfugge completamente a questo rischio (di tanto in tanto comunque attenuato dalla tensione con i più ragionevoli compagni) il bellissimo finale domestico con lo sgomento e la solitudine dell’eroe costretto ad una scelta dinanzi all’infinita gelida distesa dei pacchi di corn flakes da comprare al supermercato per il piccolo figlio. Più facile ripartire, come farà, per il campo di battaglia. Il non detto di questa sequenza vale forse da solo più del detto e visto fino a quel momento.
The Hurt Locker
cast cast & credits
 


La locandina
La locandina

 




 




 


 





 





 



La regista Kathryn Bigelow
La regista Kathryn Bigelow




 

 
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