Un manicomio abbandonato nel cuore dei Balcani, sei personaggi resi "pazzi" da traumi di guerra e un tossicodipendente che si finge dottore per procurarsi la morfina. E poi, il telegiornale che ripete all'infinito il "monotono" susseguirsi degli scontri, gli aiuti dell'ONU che giungono dal cielo come la manna biblica. Questi aspetti, insieme alla ben precisata individualità di ciascun personaggio, segnalano il tono grottesco della commedia, scritta dal bulgaro Hristo Boytchev e tradotta e portata in scena al Teatro India di Roma da Toni Bertorelli e Barbara Chiesa (anche corposi e convincenti interpreti, rispettivamente del colonnello Fetisov e della doganiera).
Alcune brandine in ferro, disposte ora orizzontalmente, ora in diagonale sul palcoscenico, compongono l'essenziale scenografia, schiarita a tratti dall'azzurro della bandiera dell'ONU. Divertente la sagoma della jeep con cui lo strampalato gruppo di pazzi (un'armata Brancaleone in tuta mimetica) raggiunge Strasburgo. Qui, poi, il vessillo viene trasformato in una tenda sotto cui l'improvvisato esercito sceglierà di vivere per reiterare quotidianamente il proprio messaggio di pace sotto le finestre del parlamento europeo.
La regia di Bertorelli coglie e traduce in concreto linguaggio teatrale l'ironia, spensierata e mai greve, di Boytchev: il "piccolo" (uno dei pazienti, convinto di essere minuscolo) è interpretato dall'attore dal fisico più massiccio della compagnia, la doganiera, un'ex-prostituta che vorrebbe diventare un nuova madre Teresa, indossa un'enorme copricapo da monaca, mentre il colonnello Fetisov ha i modi, bruschi o gentili a seconda di quanto richiedono le circostanze, propri di un vero militare.
Il tono della commedia da ironico e grottesco si fa a tratti sognante (la cattura e il lancio degli uccellini, delicatamente mimati) e, nei monologhi del dottore, didascalico. Queste sono le parti meno riuscite della commedia: ne rallentano il ritmo e appaiono una ridondante e dunque superflua sottolineatura degli scopi.
Lo spettacolo, tuttavia, scivola via piacevole e con divertente lievità. Dispiace che il pubblico non sia stato numeroso: il Teatro di Roma dovrebbe fare di più per valorizzare questo spazio, non convenzionale e ricco di potenzialità, che Mario Martone aveva usato al meglio, valorizzando una produzione che i vecchi gestori hanno abbandonato quando i nuovi padroni non sono ancora arrivati.
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Il colonnello con le ali
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Hristo Boytchev
Toni Bertorelli (a destra)
in un momento de
"Il colonnello con le ali"
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