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L'arte di Vincenzo Danti, discepolo di Michelangelo

di Sara Mamone
  Decollazione di San Giovanni Battista
Data di pubblicazione su web 30/06/2008  
 L’esposizione in corso fino al 7 settembre presso il museo nazionale del Bargello di Firenze dimostra ancora una volta che il buon vino sta nelle piccole botti o, per essere un po’ meno legati alla saggezza popolare, che le mostre piccole sono spesso più interessanti di quelle grandi. In questo senso l’accorta direzione di Beatrice Paolozzi Strozzi già aveva operato lo scorso anno, con la bellissima esposizione delle sculture di Arnolfo di Cambio. Non certo sconosciuto ma non così noto al grande pubblico come merita è anche il protagonista di quest’anno, Vincenzo Danti.

Autore dei grandi bronzi del Battistero (come recita il titolo della mostra e del corposo catalogo a cura delle direttrice stessa del museo e di Charles Davis), ma non solo, il Danti è il giusto protagonista del risarcimento che il museo vuole assegnare ad un talento scultoreo troppo, anche se giustamente, rimasto nell’ombra dell’ingombrante genio michelangiolesco.

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L’Onore che vince l’Inganno



I venticinque pezzi, scelti con grande competenza, vero specimen della più vasta produzione dell’ artista, (statue, bassorilievi, marmi e bronzi) narrano in maniera compiuta la vicenda di questo perugino, folgorato sulla via di Roma dall’arte del grande Buonarroti e poi stabilitosi con successo a Firenze alla corte di Cosimo I assieme al fratello Egnazio, geografo e inventore di mappe e carte oltre che, per i teatranti, di quei meccanismi mobili che permisero alla scena rinascimentale di passare dalla monotonia (inevitabilmente anche drammaturgica) della scena fissa, alla varietà (anche drammaturgica) di quella mobile.

Insieme alla conferma della qualità del vino nelle piccole botti la mostra potrebbe confermare un altro scampolo di saggezza popolare e cioè che i migliori allievi sono quelli che non hanno rapporti diretti con i maestri ma con le loro opere. In effetti non si potrebbe riscontrare maggior fedeltà (senza soggezione o pedissequa ammirazione) all’opera di Michelangelo di quella che respira nell’opera di Vincenzo, che mai del grande fu discepolo o collaboratore. Certo le sue opere non potrebbero essere tali senza la lezione del genio ma come non riconoscere  una forza autonoma ai grandi bronzi del battistero o, tra le altre, all’Onore che vince l’inganno? Come non riconoscere la continuità di una personale ricerca espressiva, la varietà di applicazione che se rende difficile l’ individuazione di uno stile approda invece a quella che la curatrice definisce come polifonia dell’artista?



 

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Leda



 

Se il poderoso catalogo è forse un po’ ponderoso per il pubblico estivo che si ristora nel cortile e nelle belle sale, è invece un regalo per gli appassionati di scultura e un vero libro di referenza per gli studiosi. Insieme ai saggi fondanti della parte critica  (affidati a Beatrice Paolozzi Strozzi, Cristina Acidini, Francesco Federico Mancini, Alessandro Nova, Marco Collareta, Charles Davis, Claudio Pizzorusso, Marco Campigli e Dimitros Zikos) ci piace segnalare la ricca sezione dedicata al rendiconto dell’ impegnativo lavoro di restauro effettuato su alcune opere  (lo sportello della cassaforte di Cosimo, la decollazione del Battista).





L'arte di Vincenzo Danti, discepolo di Michelangelo

 


I grandi bronzi del Battistero

L'arte di Vincenzo Danti, discepolo di Michelangelo

Firenze

16 aprile - 7 settembre

Museo Nazionale del Bargello

Martedì – Domenica, 1°, 3° e 5° lunedì del mese ore 8.15 - 18.00

Chiuso il 2° e il 4° lunedì del mese ed il 1° maggio.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 
 
 
 
 


 
 
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