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Uomini e no

di Siro Ferrone
  La scena del crimine a Verona
Data di pubblicazione su web 07/05/2008  

Secondo quanto riportano i giornali per il neo-presidente della camera Fini sarebbero state Ğmolto più graviğ le contestazioni della sinistra radicale contro la Fiera del libro di Torino che non l’omicidio commesso da alcuni naziskin ai danni del giovane veronese Nicola Tommasoli. Torniamo sulla questione per due motivi. Prima di tutto perché Fini è un alto “rappresentante” del popolo italiano, attore chiamato a “interpretare” il sentimento dei parlamentari italiani, tutti compresi; in secondo luogo perché con la sua dichiarazione egli esprime una valutazione simbolica del significato di quei (mis)fatti. E il tema della rappresentazione simbolica dei fatti è al centro, da sempre, di questa rivista. Secondo il suo onorevole parere, il ragazzo ucciso ha un valore rappresentativo minore di quello dei contestatori di Torino che si sono accaniti contro Israele e gli Usa. Anche se l’omicidio di Verona non avesse alcun connotato politico, come può un uomo (anche se politico) permettersi di confrontare un gesto simbolico (colpevole) con un gesto materiale (criminale)? Come può confondere il fiato, per quanto acido e maleodorante, di una manifestazione idelogica con il fatto, disumano, di un vile omicidio? Forse perché la politica è più importante della vita quotidiana? È come voler credere che Giacomo Matteotti prima che un uomo assassinato fosse soltanto un parlamentare socialista.













 
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