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Duello al sole

Roberto Fedi
  Francesco Rutelli a Ballarò
Data di pubblicazione su web 25/04/2008  

Da una parte la cosa fa anche un po’ ridere. Dunque, a Ballarò (Rai Tre, 22 aprile), che trae il suo nome criptico e snobistico (come il suo conduttore Floris: che è snob, non criptico) dal mercato di Palermo, si è svolto il faccia a faccia fra Rutelli e Alemanno,  candidati a sindaco di Roma e in vista del ballottaggio. 

Bene: e che c’è di strano? direte voi, ingenui. Niente, se non fosse che mai, si dice mai, in tutta la campagna elettorale per il Parlamento italiano e il premier – che, si ammetterà, è roba un po’ più importante del sindaco de Roma – si erano visti faccia a faccia i due principali sfidanti, Mr. S. e Mr. W. (che durante tutta la campagna  – che furbizia ragazzi, che mossa vincente – non si sono mai chiamati per nome: quindi non l’abbiamo fatto mai neanche noi, che diamine).  I due invece hanno accettato, e sembra che lo faranno ancora da Mentana. Bravi. I risultati si sono visti: nonostante che non si trattasse che di elezioni locali, importanti quanto vi pare ma pur sempre locali, il risultato è stato da record per trasmissioni politiche: quasi quattro milioni di spettatori, per uno share del 15,56 per cento. Il tanto atteso faccia a faccia tra i due candidati a sindaco di Roma Gianni Alemanno e Francesco Rutelli sugli schermi di Rai Tre all'interno del programma Ballarò, quindi,  ha sfondato.

Avevano invece sfondato non si dice cosa i siparietti dei vari candidati (roba da ridere: una quindicina) a premier nelle ingessate trasmissioni della par condicio semisovietica della nostra campagnuccia elettoraluccia: il fatto che poi alle elezioni siano andati a votare quasi in massa la dice lunga sul fato che gli elettori, di qualsiasi colore & sapore, non ne potevano più delle manfrine degli ultimi due anni, e avrebbero votato anche al buio per di farla finita con quell’estenuazione.

Il che insegna due cose. La prima: i cittadini (noi non diciamo mai la ‘gggente’) sono da rispettare, anche alla televisione. Alle Olimpiadi, dovunque siano, si gareggia tutti insieme, mica uno fa i cento metri a New York e l’altro a Berlino perché non vogliono farsi vedere l’uno accanto all’altro. Se non ti fidi di te stesso, resti a casa. E le elezioni, ragazzi, sono questo: una gara. Il fatto che le Olimpiadi siano di solito più serie è un altro discorso.

La seconda: le botte dialettiche pagano, anche in termini di audience. A noi che votiamo non ce ne frega un cavolo del fair play: mica siamo al terzo tempo negli stadi. Mica vogliamo vedere il sangue, per carità: ma che i due se la cantino chiara ci sembra il minimo. Che dicano chi sono e cosa vogliono, meno del minimo. Che si facciano capire confrontandosi, meno del meno del minimo.

Direte che ci accontentiamo di poco. Infatti ci siamo buttati a corpo morto su quell’appendice di campagna elettorale fra Rutelli e Alemanno. Anche se non abitiamo a Roma. Anche se sono due tristi. Anche se ci dispiace (possiamo dirlo?) che la capitale d’Italia sia in bilico tra due tipucci così. Anche se, a dirla tutta e proprio da esterni, preferiamo sempre un bel derby Roma-Lazio.

          
     A proposito: auguri, Totti!






Ballarò

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