Limpareggiabile Gianrico Tedeschi affronta ancora una volta un tema che, per ragioni anagrafiche, gli è molto caro, quello della vecchiaia. Lattore, classe 1920, interpreta, per la terza volta nella sua carriera artistica, un capolavoro novecentesco: La Rigenerazione di Italo Svevo. Dopo la regia di Luigi Squarzina (1986) e quella di Marco Bernardi (1990) riaffronta il testo nel raffinato allestimento di Antonio Calenda, prodotto da a.ArtistiAssociati e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, realtà con le quali lattore collabora abitualmente. Tedeschi veste i panni di Giovanni Chierici, ultrasettantenne che si fa convincere dal giovane nipote, studente di medicina, a fare unoperazione per ringiovanire, non nel fisico, ma nellatteggiamento verso la vita e nel desiderio amoroso.
Il simpatico e svagato protagonista, che nella sopraffina interpretazione di Tedeschi ricorda a tratti il personaggio di Charlot, decide di affrontare loperazione per recuperare le possibilità che la giovinezza offre (che, a suo tempo, egli non aveva colto) e per sfuggire alla spenta quotidianità della sua famiglia. Linterno borghese di casa Chierici, che la regia ripropone con delicatezza, è composto di personaggi i quali, giovani o anziani, esemplificano, tutti, diversi atteggiamenti tipici della vecchiaia: lanziana signora Anna Chierici, moglie di Giovanni, occupa il suo tempo ad osservare, fuori dalla finestra, gli animali del suo giardino; la giovane figlia Emma è rinchiusa nel lutto per la morte del marito Valentino e si rifiuta di tornare a vivere la giovinezza anagrafica che le appartiene; il suo petulante spasimante, Enrico Biggioni, pur essendo solo quarantenne si comporta come se già fosse senescente. E in questo panorama soffocante che matura la decisione del protagonista sveviano di concedersi unaltra opportunità. Giovanni Chierici sperimenta la riuscita delloperazione nella relazione con lunico personaggio veramente giovane della casa: la cameriera Rita.
Attraverso la figura di Rita Chierici rivive gli amori passati a cui ha dovuto rinunciare per devozione alla futura moglie Anna. Nonostante le lusinghe di una nuova vita, Giovanni Chierici rinuncerà, per responsabilità verso la propria famiglia, alla nuova giovinezza e riprenderà il suo posto di borghese capofamiglia. Lallestimento di Calenda, grazie alla sapiente riduzione del testo di Nicola Fano -la versione integrale della commedia durerebbe 4 ore e mezza- mette in risalto la componente onirica, presente nella commedia di Svevo e mai messa in luce negli allestimenti precedenti. Il protagonista rivive infatti la giovinezza non attraverso vere esperienze ma attraverso sogni - la cui componente psicanalitica è evidente - sospesi tra realtà e finzione, che mescolano passato e presente.
Le scene di Pier Paolo Bisleri dipingono con grazia linterno borghese triestino e costruiscono lambiente dei sogni con velini di tulle, luci bianche soffuse e, nel sogno finale, con la proiezione dellimmagine di un campo di grano lentamente mietuto dal protagonista, a suggerire la ciclicità immutabile delle stagioni della vita. La compagnia è eccellente. Da Valeria Ciangottini, la moglie Anna, perfetta nei misurati tempi comici, a Sveva Tedeschi, figlia in scena e fuori scena di Gianrico. Infine lui, Gianrico Tedeschi, il grande vecchio del teatro italiano, che, alla veneranda età di 87 anni, ha ancora la lucidità e la maestria di strappare continuamente al pubblico sorrisi e consensi grazie ad una recitazione arguta e sottile accompagnata da una gestualità poco esibita ma estremamente accurata ed efficace.
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