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Si comincia male

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 04/01/2008  

Non è che vogliamo sempre fare i bastian contrari. Ma, per chi – pancia piena o semipiena, leggero impallamento da brindisi, rintronamento da botti, stanco perché l’accoppiata Natale-Capodanno è quasi un lavoro usurante – avesse acceso la televisione fra il 31 e il primo, beh c’era poco da far festa. Noi un’occhiata gliel’abbiamo data, così senza speranza. Uno strazio.

L’unica cosa notevole, su Rai Tre il primo di gennaio a ora tarda, era la re-re-replica di Un pesce di nome Wanda, esilarante film del 1988, cioè di vent’anni fa. Non male come aggiornamento. Il resto, una tristezza.

A cominciare dal discorsetto di fine anno del presidente Napolitano. Su questi patetici e quasi imbarazzanti sermoncini ci siamo già pronunciati una volta. Bene che vada, sono inutili. Come dicevamo allora, il problema non è nel ‘messaggio’ (questa volta in termini linguistici). Anche se, a dirla tutta, a parte Pertini nessun presidente, e tanto meno Napolitano, ha mai avuto doti comunicative: tutto suona falso, di una retorica artatamente colloquiale, fintamente familiare. No, il vero busillis sta proprio in quello che il solito informato linguista chiamerebbe l’emittente, insomma colui che sta parlando. Che non è autorevole solo per il fatto che sta lì, nella sala lussuosissima del Quirinale (tra parentesi: una reggia, praticamente, che costa agli italiani molto ma molto di più di Buckingham Palace e dell’Eliseo –  no comment, e comunque si vorrebbe sapere chi è il genio che fa parlare il presidente in una reggia, mentre sta dicendo che si debbono fare sacrifici: roba da repubblica delle banane). Ma che è, o meglio dovrebbe essere, autorevole proprio in quanto presidente: che è tale, però, solo se scelto dai cittadini. Elementare, Watson. Siamo nel 2008, ragazzi, mica nell’Ottocento: in Italia, eletto da metà del Parlamento per accordo di un paio di segretari di partito, non diventerebbe autorevole neanche Garibaldi. Figuriamoci Napolitano.

Essendo un eletto da un paio di  persone (su 58 milioni di italiani), spento e ormai ottuagenario, e pressoché privo di qualsiasi potere, ma inopinatamente abitante in una reggia sontuosamente ripresa dalla telecamera, uno così i cittadini li addormenta e li allontana, altro che risvegliarli e avvicinarli alle istituzioni. Così il massimo che può fare è un discorsino breve e facile, con appelli alla responsabilità, al senso dello stato, qualche riflessione d’obbligo sui morti del lavoro e sulla spazzatura di Napoli (neanche se queste tragedie o guai perenni venissero dalle stelle), qualche altro sospiro, e buon cenone. Non avendo potere (né, ci dispiace dirlo, alcuna personalità), non rappresentando in realtà la volontà di nessuno, tutto ciò che gli si può chiedere è di farla breve, e mettere insieme una pacata chiacchieratina come se fosse un pievano di periferia. State buoni se potete, insomma, e tanti auguri. Non andrebbe bene nemmeno per dei bambini. Capirai che incisività su gente un po’ più adulta e pensante.



Il giorno dopo, peggio. Concerto di Capodanno da Vienna in differita sul Terzo, qualche ora dopo che era avvenuto. In diretta, la solita feniciata generica, di cui già si disse a suo tempo (una provincialata da far arrabbiare). Il taroccamento di Capodanno, così intitolammo allora (e prima ancora: Sconcertati), insomma la Fenice al posto di Vienna, anche all’inizio del 2008 è andato in onda senza nessun guizzo, pomposo e triste. O bravi.

Per non parlare dei Tiggì, tutti. Di cosa avranno parlato, secondo voi, il primo gennaio? Dunque: La-Fine-Dell’Anno-Nel-Mondo (davvero qualcosa di nuovo, inedito, inaspettato). I-Morti-e-i-Feriti-Dai-Botti (consueto bollettino di guerra). Le-Reazioni-Al-Discorso-Del-Presidente (solita carrellata di regime su inutili o stupide dichiarazioni di una decina di politici bipartisan). Quest’anno una new entry: L’Emergenza-Spazzatura-a-Napoli, con cinematografici e rituali incendi di tonnellate di sudiciume per le strade (qui, veramente, in tanto squallore brillava però una nota comica: che era, tanto per rimanere sugli aspetti linguistici, il definire ‘emergenza’ una situazione che ‘emerge’ da quando abbiamo memoria). Il giorno prima, naturalmente, i Tiggì erano invasi dai servizi sui cenoni, sui pranzi, sulle ricette, e su tutto quanto si può ingozzare. Che bravi.

Mah. Però mentre scriviamo, mercoledì 2 gennaio, ore 15 e 30, su Rai Due c’è un bellissimo talk show, davvero nuovo e che ci rimette in pace con la televisione. Argomento: perché fare un calendario? (quelli delle fanciulle nude, non di Frate Indovino). In studio un po’ di bonazze senza storia ma con tettone d’ordinanza, che discettano dottamente sull’argomento, davvero fondamentale (con cose del tipo: un calendario è una “roba” seria, se lo fai “come personaggio sei più forte”, e insomma per esprimerci come loro, sia pure senza tette: una roba pesa, ragazzi).

Finalmente, amici, si comincia bene.

PS. Anche quest’anno, come deprecammo a suo tempo e nonostante le speranze nostre e di una gentile lettrice, nessun canale trasmette La vita è meravigliosa, classico dei classici di Natale. Noi, comunque, teniamo duro


Nota della redazione


Già drammaturgia aveva, senza esito, reclamato questo film il 26 dicembre 2002 e il 29 dicembre 2003.






 
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