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Precari

di Emanuele Nespeca
  Giorni e nuvole
Data di pubblicazione su web 30/10/2007  
Con il suo ultimo film Silvio Soldini racconta un’altra storia di personaggi che lottano contro la precarietà della vita: fatta eccezione per Brucio nel vento, episodio singolare nella narrazione del regista milanese, Pane e tulipani come Agata e la Tempesta vedono infatti protagonisti una donna - interpretata da Licia Maglietta - e un uomo - interpretato da Giuseppe Battiston - che, ribellandosi alla monotonia delle circostanze, reinventano una realtà più soddisfacente e vicina al loro essere "umani".



Giorni e Nuvole, pur seguendo le tracce dei due film precedenti se ne differenzia con forza fin dalle prime inquadrature, lasciando prima di tutto che i vividi colori del cinema soldiniano s’immergano e si tingano improvvisamente di mezzi toni e di grigi per descrivere una città – Genova - come l’Italia coperta di nuvole non solo metaforiche. Inoltre in questo nuovo lavoro non solo viene sperimentata una nuova coppia di attori - un fenomenale Antonio Albanese e una sempre intensa Margherita Buy, bizzarra e anomala - ma anche un nuovo operatore. Con l’argentino Ramiro Civita la fotografia si sporca e si adatta con più gravità allo scorrere della narrazione.

Il regista voleva raccontare una storia vera, legata alla realtà dei giorni nostri e lo fa, senza nascondersi, adoperando con lucida ossessione il piano sequenza, molte volte con macchina a spalla, lasciando gli attori liberi di divenire personaggi e interpretare con tutte le loro reali imperfezioni il dramma e la vergogna causati dalla perdita del lavoro che colpisce una coppia normalmente borghese di quarantenni.



Non ci sono più certezze nella nostra società e l’ombra cupa della crisi riguarda sempre più tutti i componenti sociali del paese, niente più differenze tra proletari e benestanti, solamente un unico difficile arrancare all’interno di un sistema produttivo ormai allo sbando. Michele (Antonio Albanese), il protagonista, finge di essere ancora un imprenditore di successo, ma per tenere fede ai suoi ideali è stato fatto fuori dalla propria azienda, la moglie Elsa (Margherita Buy), che dopo aver cresciuto una figlia si è concessa per passione una laurea in Storia dell’arte, al contrario non può far finta. Si ritrova catapultata nella cruda necessità di guadagnare, qualunque sia la mansione da svolgere.

Il lavoro rappresenta la costituzione del nostro essere sociale ed allo stesso tempo rafforza la dignità del nostro essere uomini e donne. La mancanza di questa primaria sicurezza impedisce ai due protagonisti, più in generale a qualsiasi cittadino, di continuare a coltivare la ricerca della propria identità. Elsa, infatti, abbandona il restauro della volta di un’antica cappella, sotto la quale stava venendo alla luce un prezioso affresco, per lavorare in un call center. Michele si vede costretto a vendere prima la casa, poi la piccola barca che rappresentava per lui non un bene di lusso ma il legame con il padre, capitano di navi, e con la sua città di mare, infine ad accettare lavori da pony express e da manovale. Soldini non vuole sottolineare che vi sono attività di serie A e di serie B, racconta solo quello che accade nell’Italia di oggi e quanto l’età media delle persone che svolgono lavori temporanei, fattorini e manovali in primis, stia aumentando creando disagi e inadeguatezze.



Il film però non parla solo del mondo del lavoro, analizza anche la relazione tra uomo e donna, tra giovani e adulti. Importanti dunque anche i ruoli di Fabio Troiano e della bravissima Alba Rochwacher. Nella romantica scena finale sembrano riconciliati tutti quanti, perché sotto uno strato grigio di intonaco può sempre nascondersi la speranza di un’annunciazione. Così le nuvole passano lasciando al sole la possibilità di illuminare le nostre identità.

Giorni e nuvole
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