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Al di là della tela

di Federico Ferrone
  "Nightwatching"
Data di pubblicazione su web 10/09/2007  
E proprio quando si credeva di averlo perso per sempre, il mondo del cinema può riabbracciare il vecchio Peter Greenaway, quello raffinatissimo e "pittorico" di I misteri dei giardini di Compton House oppure di Il cuoco, il ladro sua moglie e l’amante. Per il suo nuovo film, il regista gallese si allontana dalle sperimentazioni del progetto Le valigie di Tulse Luper (che pure continua la sua vita autonoma, attraverso video installazioni ed esperimenti interattivi ad esso ispirati) che a noi critici inaciditi e snob non sono mai andati troppo giù, e torna al tipo di cinema che, sempre a nostro modesto avviso, è sempre stato più confacente al suo stile, formatosi a partire dalla pittura.

Nightwatching racconta infatti la genesi dell’omonimo quadro (il celebre La ronda di notte) di Rembrandt, creato ad Amsterdam nel 1642 e conservato oggi al Rijksmuseum. Il dipinto è commissionato al grande pittore dalla Milizia, un gruppo di facoltosi mercanti olandesi che desiderano essere immortalati all’indomani della guerra con la Spagna, ergendosi cosi a nuova classe dirigente della piccola repubblica fondata sul commercio. Rembrandt, pittore popolarissimo già a 25 anni (in un’intervista il regista lo ha paragonato a Mick Jagger), accetta per avidità ma mentre lavora al quadro comprende la protervia e la corruzione che guida il gruppo dei suoi mecenati, scoprendo addirittura un omicidio e, soprattutto, una macchinazione politica di cui questi sono responsabili. Spinto alla disperazione anche dalla morte della moglie Saskia, Rembrandt decide dunque di dipingere il quadro alla propria maniera, di modo che in esso sia contenuta la sua condanna morale definitiva e feroce agli uomini della Milizia. Questi, scandalizzati dal risultato, decidono di punire il pittore, isolandolo, tormentando i suoi cari e spingendo i suoi altri mecenati a non commissionargli più alcuna opera.



Ovviamente lontano dall’impostazione più popolare de La ragazza dall’orecchino di perla, che raccontava la vicenda personale di Vermeer incrociandola con quella di una giovane servitrice che gli avrebbe ispirato il dipinto omonimo, Greenaway costruisce un intreccio narrativo intorno alla vita del pittore olandese. Racconta l’amore per la moglie morta tragicamente e la vita delle persone a lui vicine, dalla serva "buona" Hendrickje a quella corruttrice Geertije, che spinge il pittore verso la perdizione morale, oltre a descrivere gli ambienti economicamente floridi ma moralmente decadenti degli uomini della Milizia.

Girato quasi tutto in interni ma senza alcuna staticità teatrale (a patto ovviamente di accettarne l’impostazione narrativa), Nightwatching è un film dalla grandissima complessità, che mescola riflessioni sul potere e la creazione artistica, utilizzando la Storia anche per riflettere sul presente. Emblematico, insieme a tutte le riflessioni sul potere e sulla committenza artistica, il dialogo tra Rembrandt e gli uomini della Milizia che lo accusano di aver voluto dipingere "all’italiana" quando essi non vogliono alcuno stile italiano, ma un dipinto del loro paese.



Nightwatching è un film formalmente curatissimo (grazie alla fotografia dell’olandese Reinier van Brummelen), fatto di inquadrature che ricordano proprio la pittura fiamminga e che come quest’ultima (come già avveniva per Barry Lindon, ispirato però a quella inglese) utilizza quasi esclusivamente le candele per illuminare i soggetti, ma è anche un’opera sulla rappresentazione, pittorica come teatrale, come dimostrano i riferimenti agli attori di teatro e tutta la questione della fissazione su tela di personaggi in carne e ossa. Una riflessione, quella sulla rappresentazione, da sempre cara al regista, e che prende talvolta la forma di inserti meta-cinematografici, come nelle sequenze in cui Rembrandt e la moglie si rivolgono esplicitamente al pubblico. O in quella, più sottile dal punto di vista narrativo anche se più didascalica dal punto di vista del contenuto, in cui il mercante di Amsterdam spiega a Rembrandt stesso quali sono i motivi profondi che hanno ispirato il dipinto La ronda di notte.

Si può creare un film che parli di potere e amore in modo universale, utilizzando il passato per parlare del presente, a partire da un unico dipinto? Oppure ciò è prerogativa della letteratura o della filosofia? Affascinante come una lezione di storia dell’arte che lascia aperta interrogativi indecifrabili (di chi è quell’occhio spalancato che sbuca dietro le spalle di uno degli uomini della Milizia?), visivamente sontuoso, quasi mai didascalico, recitato in modo magnifico, Nightwatching dimostra che, a patto di scegliere il dipinto e il regista giusti, ciò è possibile.

Nightwatching
cast cast & credits
 



Peter Greenaway


 
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