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Di musica, d'amore e di altre storie

di Marco Luceri
  Beyond the years
Data di pubblicazione su web 07/09/2007  

Non ha certo bisogno di presentazioni Im Kwon Taek, vecchio maestro del cinema coreano al suo centesimo film, la cui creatività sembra attraversare una nuova stagione di freschezza, basti ricordare gli ultimi riconoscimenti ottenuti nei festival internazionali (Premio come miglior regia a Cannes nel 2002 per Ebbro di donne e di pittura e Orso d'Oro onorario nel 2005 a Berlino).

Il nuovo film Beyond the years narra la storia di Dong-ho (Jo Jae-hyun) e Song-hwa (Oh Jung-hae), due ragazzini adottati separatamente da Yubong, un cantante girovago, che crescono come fratello e sorella. Dong-ho si innamora di Song-hwa, ma soffre per il fatto che è la propria sorella e combatte continuamente contro le ossessioni del padre di avere in famiglia un cantante. Alla fine egli decide per la fuga, ma continua a provare nel tempo gli stessi sentimenti per la ragazza; si sposa con una donna che non ama e nel frattempo perfeziona le sue abilità di percussionista, che ben si accompagnerebbero alle straordinarie doti vocali della "sorella" (diventata raffinata interprete del Pandori, il tradizionale canto coreano), benché cieca.

Come si può facilmente evincere dalla trama, il film è un classico melodramma d'autore, anche se l'impronta di Im Kwon-Taek è riconoscibilissima sia nella scelta del materiale drammatico sia nella giostrazione complessiva della vicenda, in cui emergono temi e motivi cari alla filmografia del regista: il complesso rapporto tra l'arte e la vita, la sottomissione della donna nella Corea post-bellica (il film copre un arco temporale di vent'anni, dal 1956 al 1976), la fuga intesa come viaggio di conoscenza dell'io e del mondo, il valore della memoria come antidoto alle difficoltà del destino.





In Beyond the years è la musica l'arte che scandisce le vicende dei due fratelli "separati" e costituisce, come nel più classico dei meccanismi di genere, il contraltare della storia raccontata: gli splendidi inserti di teatro musicale, in cui rivivono gli antichi canti della tradizione coreana (canti squisitamente elegiaci su motivi universali come l'amore, la guerra, la memoria ecc.), sublimano i sentimenti e le vicende vissute da due protagonisti, proiettandoli in un tempo e in uno spazio fuori  dalla narrazione stessa.

Le forme dell'arte, sembra suggerirci il regista coreano, funzionano all’interno della rappresentazione cinematografica come effetti della consecutio narrativa, per cui tendono a crearne un'altra. Questo intrecciarsi dei due livelli permette al film di muoversi su un vasto registro di soluzioni espressive, una sorta di realismo magico, enfatizzato ancora di più dal carattere fatalistico della vicenda raccontata. È la riproposizione, sostanzialmente, del dilemma arte/vita, presente, ad esempio, nella pellicola precedente, Ebbro di donne e di pittura; anche in questo film gli inserti pittorici sono funzionali a stabilire un parallelismo tra due diversi registri, semantico e linguistico, all'interno della narrazione stessa.

Del resto, come si diceva in precedenza, è la fabula stessa a prestarsi in maniera perfetta a questa costruzione: il melodramma, che procede in questo caso come un lungo flashback sulla vicenda dei "fratelli" separati dalla vita, ma ri-uniti nel destino comune della musica, non manca però di sbattere in faccia ad essi le tragedie della vita: un matrimonio fallito, un figlio morto, una solitudine finale sempre più irrimediabile, la lontananza e la perdita di ogni traccia del vissuto umano riportano il film alla quotidianità più drammatica e insolubile dell'esistenza.





Beyond the years
cast cast & credits
 






La locandina del film
 
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