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La Prussia del grande inganno

di Laura Bevione
  Giancarlo Dettori
Data di pubblicazione su web 11/12/2003  
Una commedia sul bisogno di verità e sull'ineludibile impossibilità di conoscerla; sulla consapevolezza dell'assenza di giustizia e sull'ostinazione a volerla ottenere, comunque, ovvero quantomeno, perché la forma sia salva e rispettata. Henrich von Kleist scrisse questo arguto atto unico nel primo decennio dell'Ottocento, scegliendo di celare dietro l'Olanda in cui il dramma è ambientato, la "sua" Prussia, ancora illuministicamente certa della possibilità di ricondurre entro schemi razionali qualunque realtà. In questo caso è il diritto a essere assunto quale istituzione incrollabile, depositaria infallibile della verità. Ricostruendo sulla scena le successive fasi di un processo – quello intentato dalla signora Marta al fine di scoprire il colpevole non soltanto della rottura della sua preziosa brocca ma anche dell'attentato alla virtù della figlia Eva – Kleist dimostra l'equivocabilità della giustizia, amministrata sulla base delle parole più che sui fatti concreti.

La commedia – in versi – diventa allora un prezioso ed elaborato gioco linguistico che Cesare Lievi, traduttore e regista sottile elegantemente pungente, rende in una prosa italiana scorrevole, rapida e solo moderatamente debitrice agli usi correnti. Una lingua che risuona amplificata nella suggestiva – sovradimensionata e sporgente – scenografia progettata da Maurizio Balò: un'unica stanza dalle pareti sghembe, illuminata soltanto da una grande finestra dietro alla quale, a tratti, scorgiamo scendere la neve. In questa inedita aula di tribunale si muovono i personaggi, vestiti con costumi che paiono tratti da una pittura fiamminga e sempre in scena, ora protagonisti, ora coro silente ma non indifferente all'azione.

Vediamo agitarsi il colpevole giudice Adamo – un Giancarlo Dettori capace di unire scaltra malizia a inverosimili e comicamente ingenui tentativi di auto-giustificazione – e la signora Marta, cui Franca Nuti attribuisce quasi una ieratica nobiltà, frutto della volontà indomita di vedere punita un'ingiustizia che, nondimeno, rimarrà alla fine non espiata. Accanto ai due gli altri personaggi – resi da un cast perfettamente all'altezza dei primattori – si dimenano per affermare ciascuno la propria verità, giocando appieno il proprio ruolo di vittime e, allo stesso tempo, di carnefici in quel grande inganno su cui la società prussina – e ancora la nostra – era fondata.


 


La brocca rotta
cast cast & credits
 


Franca Nuti



 
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