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Canzone politica

di Michele Manzotti
  Satta
Data di pubblicazione su web 09/07/2007  

Ha ancora un senso oggi la canzone politica? Probabilmente sì, a giudicare dal seguito che hanno gli artisti che fanno questa scelta. Un successo che spesso si concretizza nell'affluenza di pubblico ai concerti e alle vendite di cd, compatibilmente con la situazione del mercato discografico italiano.  Probabilmente sono due i fattori che continuano a creare interesse in Italia intorno al fenomeno: l'attualità delle tematiche e la qualità dei musicisti che scelgono ancora di dedicarsi a questo genere. L'occasione per parlare di questo argomento è il festiva inCanto di Sesto Fiorentino, a cura dell'Istituto Ernesto de Martino, e che è diventato uno dei punti di riferimento nazionali della canzone di ispirazione politica. Due i protagonisti intervistati, Claudio Lolli e Andrea Satta dei Têtes de Bois. Il primo è un personaggio storico della nostra musica d'autore,  sempre coerente nella sua ricerca musicale, schivo quanto pronto a  tornare in scena con artisti giovani (come il Parto delle Nuvole Pesanti). L'altro è il frontman della formazione romana che da  alcuni anni si sta affermando anche grazie a un'esposizione mediatica televisiva, necessaria per raggiungere un pubblico più vasto.

 

Intervista a Claudio Lolli

 

Di cosa parlano le canzoni del disco La scoperta dell'America,  che lei presenta con il chitarrista Paolo Capodacqua ?  

«E’ una riflessione generale sulla situazione del nostro occidente,   l'America ne è il simbolo. Ma nonostante il tema, che implica ampie   riflessioni, è stata filtrata attraverso elementi poetici e ragioni sentimentali. Non c’è una canzone epica nel vero senso della parola».

Quando uscì Ho visto anche degli zingari felici, lei impose il prezzo di vendita al pubblico di 3500 lire invece delle 6000 di costo medio di un disco. Oggi i dischi nuovi costano anche 22 Euro. Come si può calmierare questa situazione?

«Fortunatamente ci ha pensato la tecnologia a dare la possibilità a coloro che non se lo possono permettere di fruire comunque delle canzoni. Pensi al fatto che attualmente un giovane può scaricare da internet gran parte i brani che vuole. E' un nuovo ascoltatore che generalmente non compra i dischi e se lo fa è per una questione di particolare affetto verso un artista».

Lei è entrato in contatto con musicisti più giovani e la ricordo al premio Ciampi 2002 riproporre con Peppe Voltarelli e il Parto proprio gli Zingari Felici. Vede qualcosa di interessante nella canzone d’autore italiana?

«Devo dire che non sono molto esperto, anche perché i miei ascolti sono altri. Ma un personaggio che trovo molto interessante è Samuele Bersani, pur in un genere prevalentemente melodico e popolare. A mio parere fa un lavoro che ritengo molto raffinato».

I suoi compagni d’avventura nel tour Poesia e Rivolta, ovvero  Sandro e Marino Severini dei Gang, hanno sempre avuto una grande coerenza nella loro storia musicale, tanto da lasciare  contratti con case discografiche  importanti. Cosa ne pensa?

«Cito, con la dovuta ironia, il titolo di una canzone degli Skiantos, Non c’è gusto in Italia a essere intelligenti.  Hanno fatto delle scelte molto coraggiose, che apparentemente possono penalizzare un musicista, ma penso che possano ritenersi soddisfatti della loro ormai lunga carriera».

 

Intervista ad Andrea Satta (Têtes de Bois)

 

Qual è la vostra concezione di canzone politica?

«Per noi si tratta di un viaggio tra le facce della gente e le situazioni. Andiamo con il cuore aperto a recepire storie di persone che si sono battute per i diritti essenziali facendole conoscere alle nuove generazioni, perché abbiano coscienza e non dimentichino le lotte del passato».

Il nuovo disco Avanti Pop è nato grazie a spettacoli fatti su un furgoncino nei luoghi più strani. C’è un legame con ciò che ha detto prima?

«E’ stata proprio l’occasione migliore per incontrare le persone e ascoltare le loro vicende. Dalla donna di 80 anni all’immigrato che raccoglie i pomodori».

Avete inciso brani di Leo Ferré in italiano, pubblicato un album doppio e Avanti Pop è pieno di ospiti importanti. Date l'impressioni di essere un gruppo ambizioso...

«Il disco su Ferré è stato possibile grazie alla famiglia dell’artista che ha prodotto il progetto e lo ha fatto conoscere (a anche apprezzare) in Francia. Pace e Male voleva essere l’album che ci rappresentava di più e per questo sono venuti fuori due Cd per la grande quantità di materiale. Cosa che non abbiamo voluto ripetere con il nuovo disco».

Non è che avete proposto troppi brani di altri artisti (tra cui Piero Ciampi, Matteo Salvatore, Chico Buarque) nell’album nuovo, piuttosto che presentare più materiale originale?

«Ci piaceva riproporre a modo nostro canzoni che trovavamo in tema con l’ispirazione del disco, dedicato al lavoro. Inoltre sono contento di aver recuperato materiale sconosciuto come un testo in sardo che abbiamo musicato, Sa mundana cummedia scritto da un minatore nel 1916 e che non è mai stato pubblicato».

Dai circuiti indipendenti alla trasmissione di Antonello Piroso sulla 7, al Festival di Sanremo e al concerto del Primo maggio. Come vi trovate su queste ribalte?

«Molto bene, senza nessun timore riverenziale. Tra l’altro suonare a Sanremo e al Primo Maggio con Paolo Rossi è stato molto divertente. E’ un grande artista oltre che un amico».





 
 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 


 



Claudio Lolli
Claudio Lolli


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 




 

 





Têtes de Bois
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