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L'Olimpo è sceso tra noi

di Gabriella Gori
  The Vertiginous Thrill of Exactitude
Data di pubblicazione su web 04/07/2007  

L’Olimpo è sempre stato nell’immaginario collettivo qualcosa di perfetto, un hortus conclusus a cui tendere nella pervicace volontà di superare i limiti umani e raggiungere quell’olimpica perfezione così cara a poeti ed artisti di ogni età.

Ebbene al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia per la chiusura del RED, il Reggio Emilia Danza Festival, l’Olimpo è sceso tra noi, quell’hortus conclusus ha aperto le porte di un giardino incantato per mostrare gli inestimabili tesori della Serata Forsythe. Uno spettacolo mozzafiato portato in scena dal Balletto Kirov del Teatro Marijnsky di San Pietroburgo, un corpo di ballo considerato da secoli la roccaforte della danse d’école e da circa un trentennio apertosi al secondo Novecento coreografico.

Gli altisonanti nomi di George Balanchine, Roland Petit, Maurice Bèjart, Jerome Robbins, Kenneth MacMillan, John Neumeier, William Forsythe, hanno infatti impreziosito il carnet del Balletto pietroburghese che ha iniziato la sua aurea stagione nel 1869, quando fu nominato coreografo principale del Teatro Marinskij il francese Marius Petipa. Da allora in un percorso sempre in ascesa ha interpretato i grands ballets ‘petipatiani’ La figlia del farone, La Bayadère, Il lago dei cigni, La bella addormentata, Lo Schiaccianoci, ha ‘dato i natali’ fra Otto e Novecento ad Anna Pavolva, Tamara Karsavina, Vaslav Nijinskij, a Michael Fokin, fino ad imporsi nuovamente negli anni Sessanta del XX secolo con le spettacolari produzioni sovietiche di Spartacus e Choreographic Miniatures di Leonid Lavrovsky e quelle altrettanto grandiose de Il fiore di Pietra e La leggenda d’amore di Yuri Grigorovich

Davvero impressionante il curriculum di questa compagine che ha avuto le sue punte di diamante in Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Natalia Makarova, fuggiti o partiti dai patrii lidi per esportare nel vecchio e nuovo continente il ‘verbo Kirov’, diventato sinonimo di purezza, liricità ed espressività poetica.

Aproximata sonata
Approximate sonata



E’ un incontrovertibile dato di fatto che il Kirov è composto da ballerini dai corpi perfetti e tecnicamente eccelsi. E’ acclarato che tutti rappresentano il meglio della secolare tradizione della danza accademica e appaiono fieri di essere gli eredi dei più grandi danzatori di tutti i tempi. Ma se ci fermassimo a questi sperticati elogi finiremmo per cedere a un inevitabile e scontato peana e ci sfuggirebbe che l’importanza di un corpo di ballo come quello pietroburghese va ben oltre il dato squisitamente tecnico e storico.

Il Balletto Kirov-Marijnsky è soprattutto la dimostrazione che la tanto amata-odiata formazione classico-accademica non solo è viva e vegeta ma anche in grado di rinnovarsi avendo nel suo DNA tutti i numeri per interpretare qualsiasi linguaggio e stile di danza. E c’è da augurarsi che questo duttile corpo di ballo piano piano s’impadronisca anche del repertorio moderno e contemporaneo occidentale e si lanci senza tema in un’avventura che non può che far bene alla danza e al balletto. Un’arte e un genere patrimonio dell’umanità intera.

Serata Forsythe, salutata da interminabili e calorose ovazioni, è stata ed è una lezione di stile. Un cimento che ha reso alla perfezione la poetica del movimento ‘forsythiana’ e messo in evidenza la capacità di questi tersicorei di impadronirsi emotivamente e fisicamente di un idioma coreutico che spinge al massimo il codice classico alla luce delle teorie di Laban, il più insigne teorico della danza libera, e della lezione di George Balanchine, il padre del neoclassicismo coreico.    

The Vertiginous Thrill of Exactitude
The Vertiginous Thrill of Exactitude



Esempi dell’”hard neoclassicisme” di William Forsythe sono stati quattro pezzi forti, Steptext, Approximate Sonata, The Vertiginous Thrill of Exactitude, In The Middle, Somewath Elevated, in cui la creazione diventa lusus, raffinato gioco intellettuale stimolato dalla curiosità di ricostruire la “cosa-balletto” con tutta una serie di nuovi stilemi ‘alla Forsythe’, che si risolvono in un’armonica disarmonia danzata.             

Steptext è un balletto del 1985 nato per l’Aterballetto sulla “Ciaccona in re minore” di Bach, in cui i formidabili Ekaterina Kondaurova, Anton Pimonov, Mikhail Labukhin, Alexander Sergeev, in calzamaglia grigia, duettano a suon di gesti e figure accompagnati da Bach e riempiono lo spazio delimitato da un pannello, assecondando i silenzi e i rumori dei corpi, esaltati dalle luci di Forsythe, ideatore anche dei sobri costumi.  

In Approximate Sonata, una coreografia del 1996 firmata per il Balletto di Francoforte su musica di Thom Willems, Forsythe ispirandosi ad Agon di Balanchine si concentra sul motivo del pas de deux classico  per sondarne tutti i possibili sviluppi. Quattro coppie, Elena SheshinaAndrei Ivanaov, Irina Prokofieva e Sergej Popov, Yana Selina e Anton Pimonov, Viktoria Tereshkina e Alexey Timofeev, in aderenti costumi ‘alla Forsythe’, a turno, o insieme, ‘sporcano’ la purezza del linguaggio accademico con rotture improvvise delle linee, contrazioni veloci, esasperati rilassamenti, accelerazioni e decelerazioni dei passaggi. I développé à la seconde, le attitudes, i grands jetés, gli arabesques penchés, i jeté, i grands battements, sono eseguiti “off balance”, lo ‘sblocco’ della schiena e del bacino crea infinite posizioni e linee consentendo ai corpi di vibrare come corde di violino.

Approximate sonata
Approximate sonata



Vero e proprio lusus coreografico The Vertiginous Thrill of Exactitude è una creazione del 1996, sempre per il Balletto di Francoforte, sull’Allegro Vivace della Nona Sinfonia di Schubert in cui il tipico “divertissement à la manière” di Balanchine per struttura e movimento musicale, diventa à la manière di Forsythe per l’attacco alla verticalità della tecnica classica, costretta a sbilanciarsi continuamente. Non solo ma la scelta di tutù rigidi a forma di corolle di fiori color verde pisello di Stephen Galloway, l’uso off limits delle scarpe da punta, la potente presenza maschile di Valadimir ShklyarovAndrian Fadeyev, che con ferrea grazia affiancano e afferrano Tatyana Tkachenko, Olesya Novikova e Evgenya Obraztsova, fanno ‘l’occhiolino’ alla tradizione Petipa-Laban-Balanchine in un continuum velocissimo, precisissimo ed eccitante che toglie il respiro.

Dulcis in fundo la Serata Forsythe si è conclusa con In The Middle, Somewath Elevated, un pezzo del 1987 su musica di Thorm Willems ideato per l’Opéra di Parigi che prende l’avvio da due ciliegie sospese in aria. Considerata uno dei balletti culto di Forsythe, In The Middle, Somewath Elevated è un vero banco di prova che richiede ai nove interpreti (sei ballerine in punta, Daria Pavlenko, Ekaterina Kondaurova, Olesya Novikova, Elena Sheshina, Yana Selina, Ksenia Dubrovina, e tre ballerini, Mikhail Lobukhin, Alexander Sergeev, Anton Pimonov) una padronanza del mezzo tecnico e fisico non indifferente. In una sorta di tenzoni amorose i protagonisti in body verde disegnati da Forsythe inanellano una serie infinita di prove di equilibrio e di forza per sfidare le leggi di gravità e le leggi posturali eseguendo ardui décalés in ogni direzione. Gambe, braccia, spalle, teste, bacini, vengono disallineati in una combinazione continua di posizioni sempre nuove e sempre al limite, confermando l’ineccepibile bravura di questi stratosferici russi che hanno portato l’Olimpo in mezzo a noi. 






Steptext, Approximate Sonata, The Vertiginous Thrill of Exactitude, In The Middle, Somewath Elevated


Steptext
cast cast & credits
 


Approximate Sonata
cast cast & credits
 


The Vertiginous Thrill of Exactitude
cast cast & credits
 


In The Middle, Somewath Elevated
cast cast & credits
 
 

 

 

 

 


 

Steptext
Steptext
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 





 


 


 

In the middle
In The Middle, Somewath Elevated
 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

The Vertiginous Thrill of Exactitude
The Vertiginous Thrill of Exactitude




 
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