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Lo stupore di un'opera

di Susanna Corchia
  Toni Servillo
Data di pubblicazione su web 27/02/2007  

Sono le quattro in punto. Il campanello ha già squillato due volte; i suoni scomposti degli archi che si accordano accompagnano l’ultimo vociare del pubblico, impaziente di lasciarsi suggestionare dall’imminente magia. Il sipario si alza. Per qualche manciata di secondi restiamo col fiato sospeso: sembra di essere proiettati in una dimensione parallela attraverso la finestra prospettica della scena asciutta e rigorosa. Ed ecco infatti che abbandoniamo la sontuosa atmosfera del Teatro Comunale di Bologna per essere catapultati nella Russia del XVI secolo. Stiamo assistendo alla prova generale di Boris Godunov, opera di Modest Musorgskij per la regia di Toni Servillo, diretta da Daniele Gatti, che andrà in scena a Bologna dal 20 febbraio al 3 marzo in sei appuntamenti.
Le scene di Toni Servillo e Daniele Spisa, con l’allestimento del Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, fanno da geometrico sfondo a un dramma sulla pazzia e la brama di potere, sul rimorso che logora la coscienza.

Ma com’è arrivato Toni Servillo, affermato attore (Teatro di guerra, Le conseguenza dell’amore) e regista teatrale (fondatore di Teatri Uniti), all’opera lirica?

R- Ho sempre avuto un interesse personale per la musica classica e per la lirica. Anche per il lavoro nel teatro di prosa la musica è molto importante e credo che sia necessario sempre affinare l’orecchio al ritmo e alle melodie.
L’occasione concreta di avvicinarmi all’opera è arrivata grazie a Paolo Pinamonti e Mario Messinis del Teatro La Fenice di Venezia, che avevano assistito alle mie regie del Misantropo e del Tartufo di Molière. Il loro progetto era di sperimentare nuove frontiere della regia, affidando la direzione di opere liriche a qualcuno che da sempre si era occupato di prosa. E così mi trovai alla regia de Le nozze di Figaro di Mozart nel 2000.

E dopo Le nozze di Figaro c’è stata Arianna a Nasso di Strauss, Fidelio di Beethoven, L’italiana in Algeri di Rossini… Com’è arrivato al Boris Godunov?

Anche Boris Godunov rientra nel progetto di Messinis-Pinamonti. L’opera venne dapprima allestita per il Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona e poi portata in Italia.

Come ci si trova a passare dalla regia teatrale a quella operistica?

La vera difficoltà dell’opera lirica sono i tempi: bisogna andar di fretta, c’è poco spazio per l’approfondimento, cosa che invece nel teatro di prosa è fondamentale. Nella regia operistica devi arrivare subito con un progetto chiaro, ben delineato che non puoi cambiare durante la lavorazione. La prosa al contrario è un viaggio che consente di  fare passi indietro e rielaborare le scelte precedentemente fatte.

E il rapporto con gli interpreti? C’è differenza tra dirigere un attore di prosa e un cantante lirico?

Non ci sono sostanziali differenze tra la direzione delle due tipologie di interpreti. Sia gli attori che i cantanti si muovono e devono agire in un’atmosfera impalpabile; la cosa importante è infondere energia all’attore, instillare quella forza che dovrà esprimere sul palcoscenico.
Poi ci sono sempre le persone vanitose, ma quello a prescindere dal tipo di teatro che si sta facendo.

Solitamente l’opera lirica viene associata ad un pubblico maturo. Lei crede che l’adattamento del suo Boris Godunov possa far avvicinare in qualche modo anche un pubblico di più giovani?

I teatri prevedono sempre strategie per incentivare i giovani a frequentare la lirica, magari con sconti e promozioni. Ma io credo che sia utile evitare sempre la magniloquenza fine a sé stessa, per un’efficace messa in scena teatrale, sia essa di prosa o di lirica. Il teatro e l’opera posseggono una grande forza che è la capacità di stupire. I giovani possono avvicinarsi ad entrambi tramite la meraviglia, che il più delle volte si ottiene con la semplicità e l’immediatezza. (qualità del suo Boris Godunov, ndr).

Pensa di continuare a lavorare nell’opera lirica?

Non lo escludo, ma al momento sono molto impegnato in teatro con la messa in scena della Trilogia della Villeggiatura di Carlo Goldoni, con Teatri Uniti e il Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo sarà pronto in estate e poi inizierà la tournée, quindi non avrò molto tempo per lavorare su qualcos’altro.

E la sua esperienza nel cinema?

In primavera è prevista l’uscita de La ragazza del lago, opera prima di Andrea Molaiolo, un film giallo in cui interpreto la parte di un ispettore che deve indagare su una serie di delitti. Entro il 2007 uscirà anche Lascia perdere Johnny di Fabrizio Bentivoglio.








 
 

Teatro Comunale di Bologna

 

 

 

 

 

 

 


 

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