Due ambiziosi obiettivi sottendono il progetto "Tre storie d'amore" ideato e realizzato dal Teatro Stabile di Torino: da una parte offrire agli ex-allievi della propria scuola un'esperienza di lavoro unica e concretamente formativa; dall'altra erigere le fondamenta di una futura compagnia "stabile", sul modello per intenderci della Comédie Franηaise. L'allestimento di Romeo e Giulietta cui seguiranno, nelle prossime settimane, Sogno di una notte di mezza estate e Pene d'amore perdute traduce nella realtà il primo di quegli scopi. La regia così come per gli altri due allestimenti è stata affidata a un artista francofono: in questo caso l'appena trentenne e talentuoso Jean-Christophe Saïs, divenuto famoso oltralpe per alcune sue messe in scena di Koltès.
Limmagine che accoglie il pubblico affacciato ai palchi del Carignano la platea è stata interamente ricoperta da una piattaforma in legno che aumenta notevolmente la superficie praticabile ma diminuisce la distanza fra spettatori e attori, così come doveva essere nel mitico Globe palesa subito l'impostazione del regista. Accovacciati, vestiti di nero come color della pece è la terra che ricopre il palcoscenico, un gruppo di attori attende di dare inizio al play che, saltato il prologo, si apre con la violenza dello scontro fra Montecchi e Capuleti.
le prove dello spettacolo
Saïs elimina il superfluo, il compiacimento eufuistico e il ridondante, e si concentra sull'implacabilità della tragedia, chiara fin dalla prima scena. Il testo shakespeareano è scremato e ridotto ai suoi snodi drammaturgici fondamentali, che si susseguono senza soluzione di continuità, con una fluidità indifferente agli spostamenti spaziali e, soprattutto, temporali. Il nero che domina le scene e i costumi unica significativa eccezione il bianco dell'abito di Giulietta crea un'ulteriore omogeneità, avvolgente e cupa come una prigione.
Il regista trascura o propone decisamente sottotono i luoghi comici presenti nel dramma le scene in cui compare la balia, gli scherzi e le canzonature degli amici nei confronti di Romeo innamorato, la festa "fatale" in cui i due protagonisti fulmineamente si innamoreranno e smorza gli stessi duetti amorosi, tanto da eliminare il famoso dibattere di "usignoli" e "allodole" dei due novelli sposi all'alba.
Rimane la nuda tragedia incombente, della cui inevitabilità paiono consapevoli gli stessi personaggi, invisibilmente trattenuti e incapaci di dare piena ed anche sfrenata espressione alle proprie emozioni. Romeo e Giulietta sono due ragazzi già privati del loro giovanile ardore ed entusiasmo, cui è soltanto concesso di cercare la partecipazione e il conforto del pubblico, in una lotta contro il destino già persa.
La tragedia è decisa, nulla potrà impedirne la parabola, e poco vale scalmanarsi e gridare gli stessi duelli sono risolti in poche, quasi danzanti, mosse da arte marziale quando il finale è noto e immodificabile. I giovani attori eseguono con diligente passione il dettato di Saïs, malgrado una certa acerbità dalle quale si distanzia la matura prova di Marco Toloni-Frate Lorenzo.
|
|
|
|
Romeo e Giulietta
|
|
|
|
Jean-Christophe Sais
|
|
|
|