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La cupola erano altri

di Filippo Bologna
  Luciano Moggi e Vittorio Emanuele
Data di pubblicazione su web 14/09/2006  

Nel west o in un romanzo di Mark Twain Luciano Moggi sarebbe stato impiumato con la pece. In Italia va in televisione, dalla Ventura. In Italia vanno tutti in televisione, chiamano i paparazzi quando escono dal carcere, figuriamoci se si vergognano di andare dalla Ventura. E nel coiffeur della Ventura fa una delle cose più vergognose e vigliacche che un uomo possa fare, accusare tutti, senza fare nomi, tirare tutti dentro come in un soffrittone all'italiana: Ma quale cupola, la cupola era un'altra!

Lui regalava solo i cellulari con le utenze straniere ai designatori, è una cosa normale che i dg delle società parlino con i designatori degli arbitri. Ci mancherebbe. Tanto normale che qualche genio, qualche creativo (vieni avanti creativo) gli avrebbe anche offerto di fare da testimonial per un noto gestore di telefonia mobile. Lo afferma lui, ma non dice quale gestore. Ma quale Cupola! Io sono la vittima di questo sistema, il capro espiatorio. Pago per tutti.

Vittorio Emanuele, scusate se non lo chiamo principe, che in carcere confessa di aver fregato i giudici – e qui viene fuori tutta la disgustosa perversione degli italiani non tanto nel fregare il prossimo, ma nel vantarsi di averlo fatto. Attraverso il suo portavoce il principino Emanuele Filiberto ci fa sapere che ha preso coscienza "con indignato stupore di quanto sta avvenendo". Pensi con che stupore ne prendiamo coscienza noialtri che non abbiamo altri portavoce che noi stessi. È un linciaggio, puro sciacallaggio mediatico. Mio padre scherzava, è stato frainteso. Eh già, è stato frainteso. Si scherza sulla morte di un ragazzo ucciso da una fucilata. Gaaaanzo.

E nelle intercettazioni, nei salotti della televisione, nei soggiorni ikea dei reality, o nei salotti consacrati di Porta a Porta questi italioti parlano una lingua povera, si vantano della loro furberia, esibiscono tutta la pochezza, l'arroganza, la volgarità di cui sono capaci. E non è la volgarità che fa indignare l'esteta. No. È una volgarità colpevole perché sintomo esteriore di una corruzione interiore. Non c'è indulto per questa volgarità. E gli italiani lì ad ascoltare a pensare che in fondo in fondo, un po' ha ragione pure Moggi, ma scusa, lo facevano tutti... ecco di nuovo lo spregevole fantuttismo, quello che i morti di Salò e quelli di chi combatteva per liberare il paese dal nazifascismo sono tutti uguali. Tanto sono morti.

E un po' forse ha ragione pure il principe, dai, in fondo, questi giudici, le loro manie di protagonismo non sono un mistero (sono anche quasi tutti comunisti). La Cupola erano altri. Quale? Moggi, dicci quale: dicci chi c'era in questa Cupola. Dillo ora. O taci per sempre.







 
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