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Quelli che non se ne vogliono andare

di Roberto Fedi
  "Shining" di Stanley Kubrick (1981)
Data di pubblicazione su web 11/09/2006  
A prendersela con l’ex moglie dell’ex terzino lampadato Bettarini, al secolo Simona Ventura, non c’è gusto. L’abbiamo già fatto in passato ma con scarsissimo piacere. Ci spieghiamo.

Chi scrive di televisione (o recensisce libri, o cinema: noi facciamo tutt’e tre) può parlar bene o male, così e così, maluccio e benino di ciò che ha letto, visto, sentito. Rientra nei diritti della critica, come ognun sa – fuorché i criticati, che di solito rispondono con ingiurie e querele (lo diciamo a ragion veduta). Anzi, l’arte della stroncatura è appunto una cosa seria, quasi un genere letterario: ci furono, in passato, fenomenali esempi in questo senso, da Achille Campanile al maestro di tutti noi, Sergio Saviane. Nel 1877 Vittorio Imbriani, un genio corrosivo ed eclettico, pubblicò una serie di feroci saggi sui più famosi scrittori contemporanei intitolata addirittura Fame usurpate. Quindi, siamo in buona compagnia: magari nani, ma – come suol dirsi – sulle spalle di giganti.

Naturalmente ci sono delle condizioni obbligate. È uno dei casi in cui il soggetto che scrive (il recensore) ha bisogno, senza eccezioni, della collaborazione certo involontaria dell’oggetto (il recensito). Insomma quest’ultimo deve essere degno di stroncatura: che è sempre una cosa che non è da tutti. Per esempio: ai suoi tempi, Federico Fellini venne tremendamente stroncato da più d’un critico cinematografico: celebri le pagine stroncatorie di Goffredo Fofi. C’erano anche motivi magari ideologici o presunti tali, ma comunque c’era un autore grosso come una casa, che quasi eccitava la penna del recensore, nel bene o nel male. Insomma, per essere stroncati bisogna essere qualcuno. Anzi, bisogna essere bravi.

È per questo che l’ex moglie dell’ex terzino lampadato Bettarini non ci aiuta. Il suo programma, che ora è ricominciato senza risparmio (Quelli che il calcio, domenica Rai Due primo pomeriggio), è il vuoto televisivo. Ma sul serio: le partite neanche si vedono più di rinterzo o per interposta persona, con l’inviato (chiamiamolo così: di solito un amico, che è lì per farsi pubblicità e non fa ridere neanche a piangere) che non è nello stadio ma in uno studio attrezzato come se fosse uno stadio. Quest’anno la novità è Giampiero Galeazzi: come dire che in un ristorante de Roma la novità è l’abbacchio. La conduttrice, anch’essa lampadata come l’ex marito ex terzino e con le tettone al vento, urla, si sgola, parla e straparla, dice cose come "avere sfiga", è sguaiata come e più di sempre, e abbraccia il nulla di chi la circonda: comici che non fanno ridere (questa non è una esclusiva della trasmissione: tutti i comici Rai sono così, un caso di interesse mondiale, da sottoporre all’Onu – ma Gene Gnocchi in questo è superlativo: mai visto un comico bravo come lui a non far ridere), cartomanti che dicono "assolutamente che sì", presenze labili di celebri sconosciuti, bonazze scosciate per catturare quindici secondi di telecamera, battute da brivido, imitazioni stantìe (madonna: pensare che nel 2006 c’è ancora chi insegue fama & quattrini con le imitazioni, che ormai non vincono più neanche alla Corrida – e poi, si può ancora sperare di far ridere imitando Ricucci? chi era costui?), interventi sgrammaticati, cantantini che non si sa come sono finiti lì. È una televisione nata morta, da persone tristi, senza genio né geniaccio, noiosa, inutile. Dite che manca solo che si riveda Moggi? Beh, avete indovinato. Il 10 settembre la sguaiata ex moglie del lampadato suddetto l’ha intervistato con grandi sorrisi, in studio, come un amicone. Ospite d’onore. "Qual è oggi la sua posizione nel calcio?", domanda una giornalista in sala. "Il rompicoglioni!", risponde per lui la fine e solidale Ventura. Alè oh oh.

Come si fa a stroncare una robaccia così? È già morta in partenza, prima di accendere la Tv. E allora: bravi, bis. Non sappiamo dire altro. Avete vinto voi e le vostre lampade a raggi ultravioletti. Stateci bene. Speriamo solo che vi portino presto a rottamare.





 
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