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Onda su onda

di Roberto Fedi
  Un' immagine del film "Easy rider"
Data di pubblicazione su web 10/09/2006  
Dato che a parlare di televisione sale sempre più il disgusto (visto l’altra sera Unanimous, il nuovo reality ‘psicologico’ di Maria De Filippi – ma è un format dell’americana Fox: tutto bene, ma per fare qualcosa di psicologicamente attendibile ci vorrebbero delle teste pensanti, e lì non se ne vedevano), oggi parliamo di radio. Lo sappiamo che in testa a questa colonnina c’è scritto Televisione, ma per una volta o due passi.

Lo faccio anche perché personalmente (mi sia consentito qui di slittare rapido alla prima persona, per quello che dirò fra meno di dieci righe) sono un ascoltatore della radio. È che, per ragioni di lavoro, da anni transito sulle autostrade italiane per circa 40 mila km all’anno. Non sono il maniaco degli autogrill: insegno, ho sempre insegnato, in sedi lontane. E detesto i treni (e non per caso, come si vede ogni giorno in cronaca). Ergo, non avendo il Mur (Ministero Università & Ricerca) ancora dotato i suoi dipendenti di elicotteri, resta la macchina privata.

Anzi, privatissima. Eccoci al punto. Chi viaggia per km e km, da anni, è un uomo solo – almeno in quel tratto di nastro d’asfalto, come si diceva una volta. Che fa? Lo sapete benissimo anche voi. Pensa. Non telefona (meglio di no). Si annoia. Rischia di addormentarsi. Quindi accende la radio. Che cerca alla radio? Qualcosa che possa interessarlo: un po’ di notizie, qualche lepidezza magari, musica. Informazioni sulla strada, spesso. Non è che pretenda molto: solo un po’ di compagnia e qualcosa di utile.

Qui vengono i problemi. Intanto, sulla ricezione e sulle frequenze. Scartate le radio locali, che dopo un po’ spariscono e che sono tutte inascoltabili, restano le reti Rai e Isoradio. Quest’ultima, però, scompare nel nulla se solo vi trovate a Ferrara, o al sud. Lo sappiamo che è una questione di gestione delle Autostrade, ma a chi guida e vorrebbe sapere, poniamo, se alla barriera di Venezia c’è o no la coda che gliene frega della proprietà autostradale? Quindi, il servizio è limitato a un terzo sì e no dell’Italia. Non si parli della musica che intercala le notizie: mai sentita di più sciatta e brutta neanche nella peggiore delle radiuncole di paese. Chi la sceglie e perché? Mistero.

Passiamo alle frequenze. Altro mistero. Possibile che le tre reti radiofoniche cambino frequenza più alla svelta delle opinioni di Casini? E non c’è marchingegno radio che tenga: minuti alla ricerca automatica della nuova onda, e poi magari arriva Radio Maria. La quale (ma qui il mistero è glorioso) si sente limpida e petulante anche nei più profondi dei canyon, nelle valli disabitate, sottoterra. Come faranno? Dev’essere un miracolo, di fronte al quale ci ritiriamo impotenti.

Cancellata con difficoltà (riemerge dal nulla) Radio Maria, ammettiamo che chi è al volante apprezzi un po’ di musica soft (quando si guida, il rock duro è troppo duro). C’era una volta Radio Tre. C’è ancora, naturalmente: ma tra sfrigolii e scariche elettrostatiche per la cattiva ricezione, fra gallerie e tunnel dove (ci mancherebbe altro) la radio non si sente – a parte Radio Maria, si capisce – un brano di Mozart sembra il miagolio d’un gatto balbuziente. Quindi staccate e passate ad altro. Ma, prima dell’imprecazione di rito, non avete potuto fare a meno di sentire che non era musica, ma chiacchiera quella che usciva dai dieci altoparlanti super che avete in macchina: chiacchiericcio sull’universo, sul nulla, con interventi di ospiti amiconi o espertoni che divagano, fra un colpo di tosse e una scatarrata (al ritorno dalle ferie, come avrete letto, il trenta per cento degli italiani è stato colpito da raucedine e tosse: sembra di capire, tutti quelli che parlano per telefono o in studio alla radio. Altro miracolo, alla rovescia). Magari, presentando un brano di Vivaldi, l’hanno fatta più lunga delle Quattro stagioni.

La chiacchiera. È il male dell’onda radio. Ve lo dice uno che da anni le sopporta senza pazienza e anzi incavolandosi ancora di più che di fronte alla Domenica sportiva. Ma, per evitare di cadere nello stesso vizio, amici: alla prossima puntata. Radio Uno e Due ci aspettano. Ahimè.

E che Radio Maria sia con voi – di questo, potete star sicuri.





 
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