Tra le novità della Biennale-Teatro, guidata da Maurizio Scaparro, si segnala una ragionata edizione della Donna serpente di Carlo Gozzi, diretta con puntualità da Giuseppe Emiliani, commentata dalle musiche scritte appositamente dal sorprendente Uri Caine, decorata dalle scene realistiche e funzionali di Graziano Gregori, dagli appropriati costumi di Carla Teti, dalle belle luci di Mauro Marri. L'esperimento, prodotto dal Teatro Fondamenta Nuove, insieme a I Fratellini, al Teatro Metastasio di Prato, allo Stabile del Veneto e alla Biennale, era cominciato già lo scorso carnevale, sotto forma di una prova aperta, utile a definire prima di tutto il tracciato drammaturgico. Dopo l'esordio al Teatro Goldoni di Venezia, nella prossima stagione, lo spettacolo andrà in tournée nei teatri italiani.
Marcello Bartoli
La regia di Emiliani adatta la favola ad una poetica che predilige la dimensione metateatrale e che, sulla scorta di una lunga frequentazione delle commedie di Goldoni, indaga il rapporto tra la scena e la vita. La rappresentazione si apre in un ambiente polveroso e cupo, corroso dall'abbandono e dalla polvere del tempo. È lo spazio in cui un capocomico e la sua compagnia di guitti prova La donna serpente, commedia densa di fantasticherie e prodigi, popolata da fate e streghe, da principi e guerrieri, da nobili e servi. S'intuisce come i commedianti vivano una situazione d'incertezza, e che forse non abbiano neppure la possibilità di recitare in pubblico; intanto affinano i loro ruoli e sembrano esultare nell'immaginare le meravigliose storie dei loro personaggi.
La bella fata Cherestanì decide di rinunciare all'immortalità per amore del re Farruscad; ma le prove da superare sono tante e colme d'insidie. Poi, come avviene nelle favole, la malvagità è sconfitta e la felicità trionfa a beneficio dei protagonisti e dei sudditi, e anche per merito dei buoni consiglieri Pantalone, Brighella e Truffaldino. Il teatro delle maschere si mescola alla lingua dell'avanspettacolo, gioca sulla trama sentimentale e insegue i modi immaginari dei racconti orientali. La soluzione è gradevole e intrigante, per merito dell'abilità degli interpreti, che smussano le asprezze del testo gozziano: Marcello Bartoli è il malinconico capocomico che entra ed esce con sicurezza dal cerchio magico della recita, nella quale indossa i panni di Pantalone; Marta Paola Richeli è una splendente e sicura Crerestanì, la principessa della favola il cui corpo bello e desiderato subisce le più impensate trasformazioni; Erica Urban recita con slancio nei panni del principe, l'incerto e frastornato Farruscad. Gli altri instancabili e abili attori, Lino Spadaro, Giorgio Bertan (Brighella), Alberto Fasoli (Truffaldino), Michela Mocchiutti, si assumono all'occorrenza l'onere di variare personaggio. Alla fine, un'occhiata silenziosa tra il direttore e la figlia sospende la rappresentazione nella zona dell'incertezza.
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