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Un esempio di "Teatro totale"

di Gabriella Gori
  Dido and Aeneas
Data di pubblicazione su web 30/08/2006  
"Omnia mutantur, nihil interit" (tutto si trasforma, nulla perisce) recitano le Metamorfosi di Ovidio e la forte pregnanza di questo celebre verso, che riecheggia il pànta rèi eracliteo, può essere presa in prestito per farne lo slogan dell'odierno "trasformismo" artistico di alcuni coreografi della scena coreutica internazionale. Da alcuni anni infatti si assiste ad un singolare fenomeno che vede i dancemakers occuparsi di allestimenti di opere liriche sia come autori delle parti coreografiche, che come registi veri e propri di queste messinscene. Una trasformazione sintomatica di un desiderio, e anche di un'esigenza, di esplorare nuovi campi e soprattutto di cimentarsi nel recupero del "teatro totale" wagneriano. Un progetto artistico in cui la danza si assume il compito di rendere visibile quello che  musica, canto, parola, esprimono in nome di una teatralità olistica che ridisegna la concezione stessa dello spettacolo. Un'azione scenica 'agglutinante' che, superando le barriere di generi e codici espressivi differenti, fonde i diversi piani della rappresentazione e di cui non mancano esempi significativi. L'Orfeo di Monteverdi realizzato da Trisha Brown nel '98, il Didone e Enea di Mark Morris del 1999, l'Orfeo e Euridice di Gluck coreografato da Emio Greco e Pieter C.Scholten nel 2004, Il Flauto magico di Mozart con la regia di Stephen Medcalf e le coreografie di Michael Tracy per i Pilobolus Dance Theatre nel febbraio 2006, il King Arthur su musica di Purcell con regia e coreografia di Mark Morris a giugno, il Didone e Enea del coreografo e regista Wayne McGregor a luglio alla Scala di Milano. Un novero di "coreoautori" fra cui si colloca anche Sacha Waltz, esponente dell'ultima generazione del Tanztheater.

La Waltz con il suo Dido and Aeneas, andato in scena in esclusiva italiana al Teatro Comunale di Ferrara a giugno, ha affrontato per la prima volta la regia operistica e trovato una nuova fonte di ispirazione che – come lei stessa afferma – la incoraggia "a proseguire su questo cammino". Inserito nella stagione lirica 2006 del teatro ferrarese, Dido and Aeneas è uno spettacolo che richiama in vita l'omonimo capolavoro barocco di Henry Purcell, su libretto di Nahum Tate, commissionato nel 1689 dal maestro di danza e coreografo Josias Priest, direttore del collegio femminile di Chelsea. Quell'anno le convittrici parteciparono, come cantanti e ballerine, alla mise en scène secondo l'usanza inglese di far interpretare le opere dal pubblico di dilettanti per il quale erano state scritte. La pièce di Purcell, che rappresenta una sorta di unicum nella storia del teatro musicale inglese, è una creazione ibrida che recupera la tradizione del masque elisabettiano, quella francese legata alla struttura peculiare dei ballets à entrées (balletto a quadri) e quella italiana dello stile vocale tipico del melodramma.

La "coreoregista" tedesca, dopo un incontro ravvicinato con la musica classica in Impromptus su pagine di Schubert nel 2004, si è aperta a questa esperienza nel teatro lirico con la fiducia di chi individua nel "trasformismo" la strada per rinnovare il proprio iter professionale e creativo. Coadiuvata dal direttore e compositore Attilio Cremonesi, che è intervenuto sulla partitura originale, colmando lacune con l'aggiunta di musiche dello stesso Purcell nel prologo, o componendone altre per l'epilogo, l'artista ha riportato alla luce questo capolavoro ispirato al libro IV dell'Eneide di Virgilio che racconta il tragico e fatale amore tra Didone o Elissa, la regina di Cartagine, ed Enea, l'eroe troiano progenitore della gens Iulia, fondatrice dell'impero di Roma. Una storia immortale che l'eccellente Akademie fur Alte Musik di Berlino, diretta da Cremonesi, l'ottimo cast di coro, cantati e ballerini guidati dalla Waltz, hanno contribuito ancora di più a far apprezzare dal pubblico, rimasto letteralmente sbalordito  dall'effetto scenico del prologo.

 

Dido and Aeneas
Dido and Aeneas

Un'enorme vasca piena d'acqua che riempie il palcoscenico e, a sipario aperto, si mostra in tutta la sua imponenza agli spettatori che si accingono a prendere posto in sala. Una tipica "meraviglia" del teatro barocco ideata dalla stessa Waltz e da Thomas Schenk, come le scenografie dell'intero spettacolo, che richiama la maestria di Inigo Jones. L'architetto che nel Seicento contribuì allo sviluppo del masque grazie alla collaborazione con il musicista Ben Jonson e all'incontro in Italia con lo scenografo Sebastiano Serlio. Il famoso artifex di macchine teatrali in grado di costruire strabilianti trucchi scenici. Questa piscina all'inizio del Dido and Aeneas accoglie Nereidi, Tritoni, Ninfe, che al sorgere del festante Febo Apollo, tutto preso dall'arrivo di Venere e della primavera, si tuffano in una danza acquea di notevole impatto visivo e presenziano all'Amore di Didone ed Enea. Man mano che l'acqua defluisce appare Cartagine in cui Didone ed Enea vivono la loro passione immersi in un bucolico locus amoenus, circondati da un coro di pastori e pastorelle.              

Nel primo atto tutto avviene nella reggia dove Belinda, la confidente di Didone, che in  Purcell prende il posto della virgiliana sorella Anna, esorta la regina a seguire i propri sentimenti mentre il personaggio della Seconda Donna sottolinea i rischi politici di un simile legame. L'arrivo del nobile ospite, accompagnato dal suo seguito e in tutta la sua folgorante bellezza, chiude il primo atto in un'atmosfera serena. Nel secondo la Maga svela il suo progetto di vendetta contro l'odiata Didone e s'impegna a favore del volere del fato, che ha già stabilito la partenza di Enea per le coste italiche. In un boschetto, dove si svolge una caccia, Belinda celebra il paesaggio e la stessa Diana ma la Seconda Donna richiamandosi alla tragica fine di Atteone, divorato dai suoi stessi cani, evoca un triste presagio di morte e sventura. L'arrivo di un temporale incupisce gli animi di Didone ed Enea mentre un elfo, con le sembianze del messaggero di Giove, Mercurio, ordina al principe troiano di partire. Il terzo atto vede l'euforia dei marinai, pronti a salpare, e la soddisfazione delle due Streghe e soprattutto della Maga che, novella Giunone, gioisce delle sventure dell'eroe troiano e pensa di vessarlo ancora di più con una tempesta marina. Dopo una conversazione con Belinda, nella quale Didone confessa la consapevolezza dell'inevitabile fine del rapporto, la regina ed Enea hanno un ultimo incontro in cui, a differenza di quanto accade nell'Eneide, l’eroe cerca di giustificarsi incolpando il volere divino e si dichiara pronto a disubbidire. Elissa rifiuta il velleitario gesto e lo accusa di ipocrisia e slealtà. Sarà lei a lasciarlo e, una volta congedato l'amato e salutata Belinda, si uccide. In un coro conclusivo gli Amori promettono di vegliare in eterno sull'infelice regina.  

La Waltz di fronte a questo dramma in musica, che infarcisce la tradizione mitologica classica di richiami al fiabesco mondo anglosassone, mette in atto suggestive soluzioni coreutico-teatrali con lo sdoppiamento dei protagonisti, un procedimento che ricorda quello di Rehinild Hoffmann nell'Idomeneo di Mozart, e un sapiente uso del coro. I cantanti nel Dido and Aeneas hanno il loro doppio in singoli danzatori che danno corpo alle passioni e alle emozioni, espresse dalla musica e dal canto, con una vigorosa orchestica di stampo contemporaneo. Addirittura la figura di Didone, incarnata dal mezzosoprano Aurore Ugolin, ha intorno non una ma due coreute, Clémentine Deluy e Michal Mualem, a sottolineare la lacerazione del suo animo, diviso tra la felicità dell'amore per Enea e la paura per l'intensità di questo legame. Una sorta di "ragione e sentimento" che sembrano riflettersi anche nella contrapposizione tra Belinda, simbolo della passione irrazionale rappresentata dal canto del soprano Deborah York e dalla danza di Sasa Queliz, e la Secondo Donna, simbolo della pacata razionalità, a sua volta resa dal soprano Céline Ricci e dalla tersicorea Maria Marta Colusi. La duplicazione si ritrova anche per Enea nel baritono Reuben Willcox e nel ballerino Virgis Puodziunas, che in alcuni momenti sono attorniati dal seguito composto dai danzatori Luc Dunberry e Manuel Alfonso Perez Torres.

Del figlio di Anchise la "coreoregista" contribuisce a sottolineare, come in Purcell, il suo essere totalmente diverso dall'eroe virgiliano, il pius per eccellenza rispettoso del volere del fato e consapevole della missione provvidenziale affidatagli. Enea nella messinscena è un uomo vittima di un destino avverso e contrapposto alla regina di Cartagine, la vera eroina della pièce. La Maga, resa en travesti dal baritono Fabrice Mantegna, ha come Didone una duplicazione coreica in Juan Kruz Diaz de Garaio Esnola e Xuan Shi, per raffigurare il suo odio per Elissa ed Enea e a cui fa da contraltare la Prima Strega en travesti, interpretata dal tenore Eberhard Francesco Lorenz e dal danzatore Takako Suzuki, e la Seconda Strega, sempre en travesti, portata in scena dal tenore Michael Bennett e dal ballerino Jirì Bartovanec.

D'impatto risultano le scene corali come quella della festa di corte in cui il canto, la musica, la danza, creano un'atmosfera ilare e distesa fra il pullulare di abiti variopinti ed eccentrici.  Veri coup de théatre sono le apparizioni improvvise di Maga e Streghe da botole nascoste o la realizzazione del bosco con danzatori trasformati in alberi-viventi. Suggestiva in chiusura la sequenza della morte di Didone che, preda del furor amoris e avvolta dai suoi lunghi capelli, sparisce contemporaneamente all'accendersi di tante luci sul palcoscenico vuoto.

Alla fine orchestra, cantanti e danzatori sono stati sommersi da lunghi e calorosi applausi del pubblico che ha riservato a Sacha Waltz, quando si è presentata in palcoscenico,  un'ovazione speciale. 


Dido and Aeneas
cast cast & credits
 
 

Credito fotografico:
Marco Caselli Nirmal




Dido and Aeneas
Dido and Aeneas


 
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