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Senza tempo

di Giovanni Fornaro
  Karlheinz Stockhausen
Data di pubblicazione su web 10/07/2006  

Chi si fosse trovato ad ascoltare il doppio concerto che Karlheinz Stockhausen ha tenuto presso l'auditorium Vallisa di Bari l'11 e 12 maggio scorsi, invitato dalla Fondazione Lirica Petruzzelli e Teatri di Bari, si sarebbe trovato di fronte un corpulento quasi ottantenne d'apparenza gioviale e intelligente, completamente vestito di bianco - scarpe comprese - disponibile, dopo lo spettacolo, a intrattenersi con un pubblico che, per una volta, era composto in prevalenza di musicisti, musicologi e addetti ai lavori. Solo nell'ascoltare con attenzione il maestro fornire precise note esplicative dei brani, l'ipotetico spettatore consapevole avrebbe potuto trovare punti di contatto con l'austera concezione della musica contemporanea che da sempre il compositore tedesco propone: ad esempio, sin dall'intervista che lo stesso rilasciò a Leonardo Pinzauti per la ''Nuova Rivista Musicale Italiana'' (n° 1/1968).

In questa prospettiva le introduzioni di Stockhausen, insieme con le precise annotazioni di Emanuele Arciuli nel programma di sala, sono state utilissime per comprendere il senso profondo di quattro memorabili pagine musicali che hanno segnato l'esperienza d'avanguardia nata a cavallo fra  gli anni '50 e  '60, condivisa in modi e forme diverse da un'intera generazione di sperimentatori acustici e musicisti, coloro i quali - fra lo Studio di Colonia, i Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt e lo Studio di Fonologia della Rai di Milano - cambiarono il corso della Nuova Musica: Luciano Berio, Luigi Nono, Henri Pousseur, John Cage, Pierre Boulez, Olivier Messiaen, Bruno Maderna. E, last but not least, Karlheinz Stockhausen, che a Bari ha presentato i brani Gesang der Jünglinge, Telemusik, Kontakte e Hymnen. Non conosciamo il motivo per cui sono stati presentati insieme: possiamo solo dedurre come, oltre a offrire un ventaglio di differenze timbriche e morfologiche, l'autore fosse interessato a proporre alcuni documenti storici che considera ancora vitali e attuali.

Stockhausen presenta ogni concerto cercando di far comprendere al pubblico il senso profondo del brano che sta per essere ascoltato, il livello concettuale con il quale egli lo ha concepito, marcando il fatto che non si tratta di una esecuzione tradizionale: nella musica elettronica non succede nulla da vedere, per cui propone di mettersi in ascolto in silenzio, in una condizione quasi mistica di percezione sensoriale esclusivamente acustica - occhi chiusi, luci pressoché assenti - sorta di trance condivisa che gli spettatori scoprono quale condizione naturale, almeno in queste incredibili esperienze di circa due ore per sera.

Il guru Stockhausen officia da retroguardia, con più di metà dei presenti a mostrargli le spalle, assiso dietro una enorme consolle, più controllore di volo che performer musicale.

Karlheinz Stockhausen
Karlheinz Stockhausen

 

Di grande energia strutturale è permeato Gesang der Jünglinge (1956), in cui l'elaborazione elettronica del suono sembra quasi accennare a un piccolo passo indietro, rispetto alla voce di bimbo - una singola voce, ma spezzata, contorta sebbene intelligibile, moltiplicata artificialmente, che intona il salmo di Davide ''Il canto del fanciullo nella fornace ardente'' - per poi riappropriarsi della capacità di sperimentare, tra le prime opere a proporre una articolata dislocazione spaziale del suono.

Telemusik (1966) esperienza di una musica universale, è stato composto, sembra, a seguito di un sogno notturno dell'autore mentre si trovava in Giappone; della terra che lo ospitava egli utilizza alcuni strumenti tradizionali come Bokusho, Taku, Rin, Keisu per significare un processo sonoro che raccolga suggestioni da molteplici esperienze, differenziate dal punto di vista geoculturale.

La versione di Kontakte (1960) che chiude la prima delle due serate è interamente composta ed eseguita con strumenti elettronici, sebbene la versione originale preveda anche pianoforte e percussioni. Il concetto che ne è alla base è quello, ancora, di restituire diverse forme di spazializzazione del suono: gli spettatori avvertono accadere, in un'area che si colloca in alto, sulle proprie teste, una serie di 6 eventi sonori dinamici, caratterizzati da rotazione, movimento circolare, alternanza, sorgenti sonore separate, interconnesse, suoni separati nello spazio, il tutto espresso in maniera fluida, senza soluzione di continuità. All'interno di queste definizioni programmatiche Stockhausen agisce piegando il suono, ''agendolo'' come se si trattasse non di semplice materia sonora ma di uno strumento musicale, di corde da torcere e far vibrare, di percussioni da scuotere e colpire, narrando - se non fosse, questo, un verbo troppo legato alla parola o all'immagine - movimenti e relazioni, sorprendendo l'ascoltatore come un sonoro sciame di insetti che percorra improvvisamente la sala.

L'ascolto più impegnativo, non fosse altro che per la lunghezza, è stato riservato alla seconda serata barese, con il notissimo Hymnen (1967) il quale, come dice lo stesso titolo, comprende una grande quantità di inni nazionali da tutto il mondo, suddiviso in quattro parti (Regioni) e contrappuntato dalla voce di un croupier che ripete, con sinistra ironia e per quattro volte, la frase ''Faites votre jeu, messieurs et dames, s'il vous plait'', mentre si percepiscono frasi musicali scomposte, frammentarie, ''trattate'' con i live electronics dal compositore, tratte da inni noti (come ''God save the Queen'') e non. Eppure ogni spettatore presente nel mistico ambiente romanico della chiesetta Vallisa, in città vecchia, non ha avuto dubbi sul senso profondo della composizione. Lo stesso Stockhausen ha ben spiegato quale fu lo stato d'animo e le suggestioni grazie alle quali compose Hymnen, le stesse alle quali invita i presenti ad accostarsi: una sorta di lungo volo d'uccello attorno alla terra, nella speciale condizione (extraterrestre: alla lettera) di ideale e distaccato osservatore delle bellezze e dei mali del mondo, di cui percepire gli elementi essenziali e quelli effimeri, peculiarità culturali e steccati mentali, tratti fondanti ma anche labili e mobili frontiere. È incredibile come una composizione così complessa, eseguita esclusivamente con apparecchiature elettroniche, percepita - assorbita - al buio ma in maniera collettiva e condivisa, sia riuscita a coinvolgere ed entusiasmare neofiti ed esperti, appassionati e musicisti, un enorme magma sonoro mai stabile ma, come molta musica del grande maestro tedesco, inamovibile e atemporale. Senza tempo, appunto.





Karlheinz Stockhausen: due concerti di musica elettronica a Bari



cast cast & credits


11 maggio
Gesang der Junglinge
Telemusik
Kontakte


12 maggio
Hymnen Region I and II
Hymnen Region III and IV



 

 

Il sito ufficiale di Karlheinz Stockhausen



 
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