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Péne

di Roberto Fedi
  "Bocche cucite"
Data di pubblicazione su web 03/07/2006  
Qualcuno si sarà stupito nel leggere il titolo di questo pezzo con l’accento (acuto). Calma. Era per non far incorrere in errore qualche lettore sbadato, ed eventualmente per mettere le mani avanti.

Perché oggi 9 giugno i giornali riportano (per esempio il "Corriere della Sera") che la Camera dei Rappresentanti Usa ha varato una legge che multa in modo salato l’indecenza in Tv. Per chi dice parolacce in televisione, produce programmi sconci, e viola le norme che (anche da noi) regolano la messa in onda di certi spettacoli (per esempio in determinate fasce orarie), le multe si alzano fino a 325 mila dollari.

Beh, pensavamo di più. Al cambio di oggi, più o meno 480 milioni di lire (noi ragioniamo ancora in lire, pardon). Ora, lasciamo perdere le solite polemiche sulla libertà di parola o di parolaccia, che in Usa già fervono. Sono fatti loro. Pensiamo un po’ a casa nostra.

Dove, diciamola tutta, una legge simile almeno secondo chi scrive sarebbe salutare. Ma non per questioni morali, per carità: tanto per dire, vi sembra invece bello sbattere tutti i pomeriggi in Tv le storiacce pseudosentimentali e pseudofamiliari dei talk show dei poveri di spirito che ci ammorbano? Altro che péne (vedi sopra) pecuniarie. Ci vorrebbe la galera, per quelli.

Quindi invochiamo anche noi la legge e le relative péne (idem), ma solo per questioni di tabelle. Ci spieghiamo.

I soldi così incassati dai maleducatoni ‘de noantri’ potrebbero essere impiegati bene. Per esempio, andare a finanziare un Fondo speciale per restaurare le opere d’arte: dove, notoriamente, non c’è dea che non sia ignuda. O roba così.

Con, naturalmente, una tabella e un tariffario. Perché, amici miei, si fa presto a dire parolaccia. Esempio: "casino", che qualche anno fa sarebbe stato da denuncia, ora potrà valere al massimo dieci euro (qui passiamo alla moneta corrente: è una tabella ufficiale). "Merda", anche nella sua variante "merdaccia" (fu detta la prima volta da Villaggio, se non ci sbagliamo), a esagerare 150. "Culo" è gratis. "Vaffanculo", al cambio odierno, è in discesa: con 20 vi levate la voglia di dirlo per mezza giornata a chicchessia. "Cazzo" (che alla radio fu pronunziato la prima volta in assoluto da Cesare Zavattini), anche nel suo verbo "incazzare", ormai è in svendita: 50, paghi uno e ne dici due, mi-voglio-rovinare. "Figa", variante settentrionale della parolina toscana con c al posto della g, e il suo derivato "sfiga", un 100 sacchi ma proprio se uno ha sfiga, appunto. E così via.

Insomma: volete levarvi il (dubbio) gusto di dire una parolaccia in Tv? Pagate il conto. E se siete furbini, e invece di "cazzo" dite "pène" – avrete notato l’accento, spero – che succede? Mille euri. E perché? diranno i nostri, già pronti con la carta di credito.

Provate allora a dire "non mi interessa un pène". Fa un effettaccio. Un colpo al cuore. Ribrezzo. Vi sembra di vederlo. Roba da tappare gli orecchi ai bambini e insegnargli a dire "cazzo" tutte le volte che vogliono, anche alla maestra..





 
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