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Questioni morali

di Roberto Fedi
  Peter Sellers ne "Il dottor Stranamore" di Stanley Kubrick
Data di pubblicazione su web 20/06/2006  
"Voglio aprire la questione morale in Rai", ha annunziato Sandro Curzi, consigliere d’Amministrazione, già direttore di Tele Kabul (Tg Tre, per i distratti), da una vita in Rai. O bravo.

Sarebbe l’ora, chiosiamo noi. Sapete a cosa ci riferiamo, e a cosa si riferisce il Curzi. Alle intercettazioni (e dài!) pubblicate sui giornali in questi giorni in margine allo scandalo del Principe: non quello di Machiavelli, ma quello di Savoia – pardon. Che a noi lasciano sempre un senso di sbalordimento, che qui esprimiamo con la consueta sincerità.

Anche noi, come voi, abbiamo il cellulare. Anche noi, come voi, chiamiamo amici, parenti, colleghi. Anche noi, come voi, lo facciamo nei luoghi più impensati: in autostrada (non si dovrebbe), per strada, al mare, in montagna. Insomma, dove capita. Beh: ci fosse una volta che riusciamo a finire una conversazione. Cadute della linea, rumori, stridori metallici. Qualche volta per ricollegarsi ci vogliono dieci minuti. "Bing bong. Il numero da lei richiesto è inesistente". Inesistente? Ma se l’abbiamo chiamato tre minuti fa. Boh. Parola: sette volte su dieci decidiamo di richiamare da casa.

Da qui lo sbalordimento. Ma come fanno questi qui a parlare di cose così grosse (tangenti, donnine, società, soldi, posti alla Rai) col cellulare? Ma che solo a noi cade la linea? Ma che solo per noi il numero è inesistente? Ci viene il sospetto di essere al centro di un complotto della Tim, o della Omnitel, o di Wind. Pazienza.

Secondo noi, infatti, la vera questione morale è questa. Perché ai Principi il cellulare funziona sempre (e a Moggi, agli arbitri, ai dirigenti Rai, ai portavoce di Fini, alla moglie di Fini… e naturalmente a Consorte della Unipol, a Fassino e compagnia bella) e a noi no? Forse che paghiamo meno? E allora?

Quanto al resto, gentile signor Curzi: se n’è accorto solo ora? Via… Anche se uno era cieco, e lei non lo è, bastava farsi raccontare il (brutto, ma in questo chiarificatore) film di Muccino, Ricordati di me (2002). Ma ci faccia il piacere! Avrebbe detto, in epoche senza cellulari, il Principe Antonio De Curtis. Finalmente, un principe come si deve.





 
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