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A proposito di memoria (Presidenti, giornalisti, esperti e agiografi dell'ultima ora)

di Roberto Fedi
  I corazzieri
Data di pubblicazione su web 22/05/2006  
La storia siamo noi è un programma di Giovanni Minoli (bravissimo) che Rai Tre Educational trasmette il lunedì ad orari impossibili, come sempre quanto si tratta di cose fatte bene. Lunedì scorso, 15 maggio, era dedicato a Sandro Pertini, Presidente indimenticato della Repubblica dal 1978 al 1985. Era una puntata molto bella, ben documentata, intelligente e qualche volta anche commovente. Ci ha ricordato non solo come eravamo, ma come avremmo voluto essere anche in seguito. E invece. Pazienza.

Sempre per la stessa Rai Educational, il sabato mattina, e ancora su Rai Tre, va in onda Tv Talk, condotto da Massimo Bernardini: che è un programmino-dibattito in cui si parla di televisione e se ne discute un po’. Perché no? direte voi. Vabbè, è un po’ troppo autoreferenziale (la televisione cha parla di se stessa), ma insomma sempre meglio delle trasmissioni di cucina e di scemenze pseudo-familiari che ci ammanniscono la mattina. Solo che dovrebbe essere fatto bene, non con l’approssimazione delle discussioncelle sui figli e l’abbronzatura e le creme solari.

Sabato 20 maggio si discuteva, appunto, anche del programma su Pertini di cui sopra. In studio: Italo Moscati, Lorella Cuccarini (simpatica e poco ‘sfruttata’ dalla televisione: in seguito avrebbe parlato di musicals e di televisione-varietà), e un gruppo di ragazzotti petulanti come pochi – e anche sgarbati: rivolto alla Cuccarini uno ha fatto la seguente domanda: lei è stata l’erede delle Kessler, e visto che ora lei ha una certa età chi è la sua erede? Quando si dice la finezza.

Ma ecco che a un certo punto il Moscati, con l’aria di fare una lezione di storia, fa notare che Pertini fu il primo Presidente della Repubblica non democristiano. Lo studio annuisce, pensoso; e così anche il Bernardini conduttore, che si presume giornalista in forza a Rai Educational. Noi si resta di stucco. Il primo non democristiano? E De Nicola? Ed Einaudi? E Saragat? Quando si dice la memoria della Storia. E sì che i Presidenti non è che finora siano stati millanta: Pertini fu il settimo, comprendendo De Nicola che fu il primo.

Accidenti che esperti e che giornalisti. Così per rifarci la bocca giriamo su Rai Uno. Dove incappiamo in Giorni d’Europa. Diamo un’occhiata. Ecco che la conduttrice (ci sfugge il nome, per fortuna) annunzia un servizio sul neo Presidente Giorgio Napolitano. Ricordando (e fa bene: sfidiamo chiunque a ricordarsene) che fu anche parlamentare europeo: da qui la scusa per omaggiarlo in quella trasmissione. Parte la sviolinata di prammatica. E, visto che siamo in Europa, ecco la chicca: nonostante le sue origini napoletane, ha l’aplomb di un Lord inglese.

Ora, a parte la formidabile gaffe del nonostante (come se i napoletani fossero tutti lì a suonare da mattina a sera il tricche barlacche), a noi, in tutta onestà, la storia del Lord inglese ci suona male, e anche provinciale. Anche perché, a dirla tutta e aplomb a parte, ci par difficile che un Lord inglese nel 1956 si sarebbe espresso così, a proposito dell’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici: «Il compagno Giolitti [che si era dichiarato contro quell’invasione, e sarebbe uscito dal Pci: NdA] ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma io ho quello di aspramente combattere le sue posizioni. L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo» - citiamo dal "Corriere della sera" dell’8 maggio 2006.

A ciascuno i suoi Lord, ahimè.





 
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