drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

La vertigine del male inconscio

di Valeria Ottolenghi
  The turn of the screw
Data di pubblicazione su web 21/04/2006  
Visioni d’intimo dolore, smarrimento indicibile nella perversione/perdizione inspiegabile, sofferenza d’orrore, note d’inquietudine nel mistero dell’abbandono, della morte: "Malo", la parola ripetuta, intonata dall’istitutrice, figura senza nome, nel chiudere l’opera - riprendendo il malinconico, cullante canto di Miles, del bambino, ascoltato nelle ultime scene del primo atto, l’innocenza ferita, travolta - lascia un’acuta sofferenza che non può trovare consolazione, il piccolo ormai esanime, vano ogni rimpianto. "L’opera si spegne in un insistito, intermittente e flebile rullo di timpani - scrive Ennio Speranza nel bel volume/programma di sala edito dal Teatro Regio - mentre gli archi e l’arpa ripetono stancamente un accordo di la maggiore ormai spento, opaco…"


Gun-Brit Barkmin (L'istitutrice)
Gun-Brit Barkmin (L'istitutrice)

Spettacolo d’assoluta perfezione. Le musiche di Britten con echi e riflessi di rigorosa precisione - una compagine concertistica, tredici elementi in tutto e un numero di strumenti di poco superiore - assorbe e rilancia il tema della vite, un ruotare intricato di stati d’animo, angosce che si avviluppano su se stesse, si complicano smisuratamente in una soffocante ambientazione claustrofobica, opprimente la minaccia delle presenze soprannaturali che sono forse solo proiezione d’intime, inconfessabili pulsioni, pedofilia si è detto, con gli stessi bambini possibili portatori di segreti, nascosti desideri.

Eccellente la direzione d’orchestra di Bartoletti per un’opera di straordinaria limpidezza espressiva pur nelle sue complesse, equivoche stratificazioni d’emozione e di pensiero, una trama sonora e narrativa che lascia spazio ai tanti equivoci, dubbi, che restano sospesi tra paure di mondi ignoti, presenze che ritornano dall’aldilà, e ribrezzo e terrore per quanto vive celato dentro di noi, voglie sotterranee che non osano affiorare alla coscienza.


Debora Beronesi (Mrs. Grose), Gun-Brit Barkmin (L'istitutrice)
Debora Beronesi (Mrs. Grose), Gun-Brit Barkmin (L'istitutrice)

La musica e il racconto non spiegano, ma evocano e suggeriscono, insinuando nel cuore e nella mente la possibilità del male. E sarà il lettore/ascoltatore/spettatore a immaginare sapendo ricavare da se stesso i sensi possibili. Già Henry James evidenziava questo aspetto, ritrovabile nell’opera vista ora a Parma: si tratta di rendere la vista del male sufficientemente intensa (un impegno piacevole, sottolinea l’autore, sottoscrivibile s’immagina anche dal compositore) da far creare autonomamente i dettagli, "fagli pensare il male, faglielo pensare da sé, e sarai libero dal peso di deboli sottolineature". Magnifico! Una poetica dell’atmosfera sospesa, dell’indeterminatezza, dei silenzi carichi di domande, il tutto però con una scrittura (e una partitura musicale) di suprema precisione. E questa duplice direzione moltiplica ulteriormente la sottile angoscia che subito coinvolge, lascia con l’animo sospeso.

Quinte di vegetazione e interni dalle ampie vetrate, ma la sensazione che prevale è sempre di soffocante chiusura, una sorta di circuito chiuso di relazioni, d’opprimente convivenza che moltiplica ansie, apprensioni, mentre si varcano soglie impossibili, i morti che tornano, apparizioni inquietanti… "E’ questo luogo protetto il perfido mondo in cui le cose non dette possono esistere?". Narrazione e drammaticità, innocenza e possessione: grande è il fascino della perversione che è delle creature dell’aldilà, ma la volontà malvagia, la determinazione a produrre il male invade la stessa istitutrice, i bambini, forse infine loro stessi autori di quelle paurose visioni, a richiamare chi ormai abita l’inferno. Ambiguità è la parola più frequentemente usata per The turn of the screw, il buio della scena condizione metafisica e psicologica, sonno della ragione, visionarietà onirica, "Io sono la vita nascosta che si agita quando la candela si spegne", queste le parole di Quint.


The turn of the screw


"La cerimonia dell’innocenza è sommersa", il verso ripetuto di William Butler Yeats, posto nel cuore dell’opera, è cantato insieme da Quint e Miss Jessel, mentre l’istitutrice ammetterà di essersi perduta dentro il "suo" labirinto, corrotta dall’innocenza! E possiede anche il carattere della minaccia la sua decisione espressa con energia a Miles: "Tu sarai mio ed io ti salverò". La stessa musica svela come l’istitutrice vada assomigliando, nella forma del canto, a Quint, in qualche modo spaventosa come i fantasmi contro cui combatte, fragili comunque i bambini, nella messa in scena vista a Parma, Miles anche più piccolo della sorella Flora… Un capolavoro, un allestimento indimenticabile.




The turn of the screw
Opera in un prologo e due atti di Benjamin Britten


cast cast & credits
 
trama trama





 

Jacob Moriarty (Miles), Fleur Todd (Flora)
Jacob Moriarty (Miles),
Fleur Todd (Flora)

 

Teatro Regio di Parma

 


 

Marlin Miller (Quint), Patrizia Orciani (Miss Jessel)
Marlin Miller (Quint),
Patrizia Orciani (Miss Jessel)

 

 

Foto: Roberto Ricci

 



 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013