Notizie dal paese dei balocchi
di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 08/04/2006 |
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Ammettiamo che esista un paese in cui vige una legge, a nostro parere assurda, denominata della par condicio (è un paese di umanisti, precisiamo). Che prevede che in campagna elettorale i candidati possano apparire in Tv con il bilancino: tanto a uno, e idem a quellaltro. Guai a sgarrare anche di un secondo. È un criterio che ha la principale caratteristica di considerare i cittadini dei deficienti, o dei bambini piccici piccini incapaci di autoregolarsi, e quindi bisognosi di un maestro che a bacchettate dice loro quello che possono mangiare e quello che non possono: non si sa mai, potrebbero prendersi il mal di pancia.
Ma ammettiamo per assurdo che in quel paese di umanisti e di pedagoghi con la frusta questa legge sia incredibilmente accettata. E ammettiamo che un candidato alle elezioni, chiamiamolo B, debba presentarsi una sera (sempre col solito misurino) a discutere in un programma televisivo con uno dei suoi avversari, chiamiamolo P (o F, o R, o quel che volete).
Bene. Il candidato B si presenta, ma i suoi avversari no. Perché? Per protestare contro qualcosa. Voi dite: pazienza, peggio per loro. Se un avversario in una partita di calcio non scende in campo, laltro vince due o zero a tavolino.
In questo paese di umanisti, di pedagoghi con la frusta e di azzecca-garbugli invece no. Cè solo il candidato B? Allora nisba. La trasmissione non si fa. Par condicio. Che evidentemente, e il caso è strepitoso dal punto di vista giuridico, ammetterete, si applica anche in difetto doloso di uno dei due contendenti.
Ergo, il candidato B non può apparire. Serata senza dibattito. Vi chiedete in che razza di paese di matti e di cittadini di serie Z è accaduto tutto questo?
Beh, provate a indovinare. In premio, un biglietto aereo per uno stato democratico, estero. Di sola andata, naturalmente: sennò che premio sarebbe?
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