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Perdona loro, perchè non sanno quello che fanno

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 04/04/2006  
Sabato sera, 1 aprile. Arriva la notizia della morte (tragica, bestiale) del povero bambino Tommaso Onofri. La televisione fa edizioni speciali dei telegiornali. Anche i giornalisti, e i corrispondenti, sono visibilmente increduli e sconvolti.

Su Rai Due va in onda Sabato sprint. Nel pomeriggio hanno giocato la Juventus e il Milan; in serata l’Inter. Sul secondo canale c’è un film, brutto. Sul primo Raffaella Carrà, invecchiata e inguardabile.

Varriale, che conduce la trasmissione ‘sportiva’, si vede che è imbarazzato. Arriva Roberto Mancini, in collegamento da Milano. Dice che è una brutta serata per parlare di calcio: meno male. Ma Paris, l’inviato, incalza: modulo, campionato, tattiche. Anche cori razzisti nello stadio. Mancini non parla del razzismo (è una serata troppo triste, o qualcosa del genere, dice), ma si dilunga su gol, sostituzioni, modulo d’attacco… Lo stesso farà Facchetti, presidente dell’Inter, subito dopo: il razzismo non esiste. Figuriamoci il resto.

In studio Varriale è ancora più imbarazzato, sia detto a suo onore. Ma i tre esperti (D’Amico, Mazzola, il barbuto giornalista Cucchi) neanche un po’: domande sul modulo, sui giocatori, sul Villareal (da incontrare per le coppe europee), battute di spirito. Come se non fosse successo niente. Come se fosse una serata come le altre.

Varriale annuncia in diretta, visibilmente commosso, il ritrovamento del corpo del povero bambino. Nessuna reazione in studio. The show must go on. Il calcio è sacro, ci mancherebbe altro. Al di fuori del calcio non c’è nulla.

Noi spengiamo il televisore, disgustati.





 
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