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Un popolo di pattinatori

di Roberto Fedi
  Caroline Kostner
Data di pubblicazione su web 27/02/2006  
Stupore: in occasione della (sfortunata) esibizione di Caroline Kostner sul levigatissimo ghiaccio piemontese, davanti agli schermi di tutt’Italia si sono assiepati più di 11 milioni di persone, con uno share del 38 per cento. Un risultato degno di una finale di Champions League, più o meno, o di un festival di Sanremo (incombente: ahinoi). Anzi, per essere più precisi è stato, in classifica, il settimo spettacolo Tv più visto degli ultimi dodici mesi. Non basta. Quando sono arrivati su quel ghiacciaio i due pattinatori (altrettanto sfortunati) Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, la gente in ansiosa attesa era poco meno: 9 milioni, all’incirca una media partita della Nazionale. Si sono visti più che altro dei bei ruzzoloni, e i nostri sono scivolati (è il caso di dirlo) ben sotto la quota-medaglie, ma non importa. Applausi e lacrime, viva tutti, benissimo così. Bravi.

La cosa merita una riflessione, secondo noi. La suddividiamo in punti, per cercare di essere chiari e trasparenti come il ghiaccio.

Punto uno. Qualcuno potrebbe pensare (i soliti moralisti) che il successo televisivo dipende dal fatto che questo è uno sport pulito, mentre il calcio o il ciclismo o l’atletica sono sporchi e dopati. Sarà. A una russa (ci pare), in qualche disciplina delle neve, è stata tolta una bella medagliona d’argento proprio per questo, appena una settimana fa. I Nas hanno fatto irruzione negli alberghi: non hanno trovato nulla, sembra, ma si vede che c’era più d’un sospetto. Nelle orazioni preliminari dell’Olimpiade si è addirittura sentito il dovere di affermare che gli atleti si impegnavano a gareggiare senza doping.

Caroline Kostner durante la sua esibizione alle Olimpiadi di Torino
Caroline Kostner durante la sua esibizione alle Olimpiadi di Torino

Punto due. Le Olimpiadi sono belle, e questo è un dato di fatto. Quelle di Torino splendide. Ma non crediamo che l’Italia sia un paese di pattinatori sul ghiaccio, di bobisti, di volteggiatori sulla neve. Non parliamo poi del curling, che ha avuto un successo di massa imprevedibile – e che, a dirla tutta, è più soporifero di una partita a bocce.

Punto tre. D’accordo, c’è il fatto che l’Evento, qualsiasi Evento, trascina. Per esempio, siamo sicuri che l’incombente Festival di Sanremo, pur con Panariello, farà il pieno (a proposito: il programma più visto in assoluto degli ultimi dodici mesi, guarda caso, è proprio la serata finale di Sanremo 2005 – sob!). Ma nessuno si sarebbe immaginato una nazione improvvisamente ammaliata dal pattinaggio con figura. E allora?

Secondo noi, ma è un’opinione sommessa, qui lo sport c’entra poco. La Kostner è graziosa, e parla come una bambina del cinema di Walt Disney, ma fino a qualche giorno fa 11 milioni di persone neanche sapevano che esistesse. È che gli italiani, una volta che hanno la possibilità di scegliere in Tv fra un politico e un qualsiasi altro spettacolo che appaia gentile ed educato, non hanno dubbi. Si buttano sul curling come su un’ancora di salvezza, sul pattinaggio come se nella vita non avessero desiderato altro, sul bob come se fosse un tram chiamato desiderio.

Conclusione. Le Olimpiadi invernali hanno avuto la fortuna di capitare in periodo elettorale, quando, all’italiana, ormai da settimane gli schermi erano invasi dalle facce poco rassicuranti e certamente poco pulite dei politici, nessuno escluso. Non se ne poteva più. Il calcio, ormai, è un’abitudine stantìa come il cucco, col suo contorno di beceri e miliardari furbastri: è peggio della politica. Non è più una fuga.

La neve è bianca, il ghiaccio trasparente, terso. La Kostner sembra finta: se cade, ci viene da piangere e la sommergiamo di applausi. Sembra un film di Bambi, ci fa sentire buoni. Domani nessuno di noi calzerà i pattini: ma, per un attimo, televisivamente parlando, ci siamo sentiti quasi un paese normale.




 
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