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Torino: state zitti un pochino...

di Roberto Fedi
  Olimpiadi invernali di Torino 2006
Data di pubblicazione su web 13/02/2006  
Sì, non è la prima volta che lo scriviamo. Sì, è stata una specie di protesta continua nelle Olimpiadi di Atene. Sì, è una nostra fissazione. Che volete farci? Ci chiedete se è servito a qualcosa? No, naturalmente.

Ci riferiamo al problema, ormai impossibile da risolvere nei secoli dei secoli, dei commenti degli eventi sportivi in Tv. Che sono inversamente proporzionali alla bellezza, all’eleganza, all’eccezionalità anche, che si vedono sullo schermo. Forse è per questo, vogliamo dire per la difformità esplosiva fra le immagini e le parole, che da tempo ce ne accorgiamo di più. Quando la Tv era più ruspante, quando qualche volta le riprese erano così così, quando magari si interrompevano sul più bello perché saltava il collegamento, ce ne accorgevamo di meno. Ora il fatto è eclatante. 

Prendiamo la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali che si sono aperte da un paio di giorni a Torino. Rai Due, rete dedicata come per le Olimpiadi estive (bene). Diretta di tre ore circa in prima serata. Due miliardi di persone collegate nel mondo. In America hanno addirittura spostato la cerimonia degli Oscar per non dover fare i conti con le Olimpiadi. In Italia in alcuni momenti c’è stato uno share di oltre il 40 per cento. Insomma, un Evento.

La cerimonia è splendida, con un grande ritmo (non come quelle che ricordiamo, anche ad Atene, magari bellissime ma di una lunghezza e di una noia mortale), tirata, piena di luci, di colori, di fantasia. Eccezionale, in molti momenti; palpitante in molti altri. Quasi senza cadute (l’unica, a nostro parere, è stato il pistolotto sulla pace di Yoko Ono, che francamente non s’è capito perché fosse lì: ma, subito dopo, l’interpretazione di Peter Gabriel di Imagine è stata superba). Meravigliosi i costumi della carrellata storica dal Medioevo a oggi; emozionante Albertazzi che ha detto i versi di Dante dedicati a Ulisse; strepitosi i movimenti della coreografia; notevole la regia.  

E il commento? Appunto. Franco Bragagna, come se non bastassero le smitragliate di parole spesso in libertà che ci propina, era accompagnato dal altre due ‘spalle’, che non ricordiamo chi fossero e che per altro hanno parlato poco, per fortuna (o forse per disgrazia nostra), dato che la voce stridula e ansiogena del Bragagna li sovrastava, toglieva loro la parola, li metteva costantemente da parte. Mai una sosta. E spessissimo il vizio (incredibile per un commentatore) di parlare d’altro: delle Olimpiadi da Salt Lake City, di quelle di Cortina, di Atene, di Vattelappesca. Ma si può? 

Mai un secondo di silenzio. La ‘spalla’ diceva per esempio che la musica che accompagnava la cerimonia era molto bella, e lui giù a straparlare a raffica, così che non abbiamo potuto sentire neanche una nota. A un certo punto, sui tre quarti della serata, qualcuno ha anche dovuto dirgli che, forse, era il caso di osservare un po’ di silenzio per farci gustare la bellezza della serata, delle musiche, di Puccini… Insomma di sospendere un pochino, solo un pochino, quell’ansia da chiacchiera.

Si rimane sgomenti, perché questo qui ce lo dobbiamo sciroppare per un paio di settimane. Ma possibile che nessuno, di tutto lo staff quasi innumerabile di Rai Sport e di quelli che sono lì a Torino a fare Tg Olimpici e altre palle, abbia la bontà di dirgli che non è lui il protagonista, ma gli atleti, le immagini, le gare? Che è alla televisione e non alla radio? Ma possibile che con quel freddo (venerdì sera era a meno 3) non gli venga voglia di bersi un cordiale ogni tanto, o di soffiarsi il naso, o di mettersi la sciarpa sulla bocca? Così, per farci tirare un po’ il fiato anche a noi.





 

 





 

 


 

 

 




 

 
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