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Geometrie del sacro e fantasie oniriche

di Giovanni Fornaro
  Laura Polverelli e Gabriella Sborgi in L'Enfant et les sortilèges
Data di pubblicazione su web 06/02/2006  

Probabilmente non è mai un caso se opere di dimensioni ridotte, rispetto alla norma, vengono rappresentate nella stessa occasione. Un esempio noto a tutti di questa prassi è Cavalleria Rusticana/Pagliacci.

Si potrebbero allora trovare le analogie tra due spettacoli all'apparenza molto diversi come The Flood di Igor Stravinskij e L'Enfant et les sortilèges di Maurice Ravel, tandem rappresentato a Bari con prima il 24 gennaio 2006, a cura della Fondazione Lirico-Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, presso il teatro Piccinni.

 

Gli allestimenti della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona, in collaborazione con la Fondazione Arena di Verona, non potrebbero essere più eterogenei: il primo, libretto di Robert Craft, è tratto dalla Genesi e dai cicli di York e Chester (1430-1500) e rappresenta il Diluvio Universale fino al ritiro delle acque; il secondo, su poème della famosa scrittrice Colette, è una fantaisie lyrique en deux parties, una fiaba morale a tema onirico.
 

Lorna Windsor e Mattew Spender in ''The Flood''
Lorna Windsor e Mattew Spender in ''The Flood''


Quanto asciutto e ''oggettivo'' è Stravinskij, tanto delicato e ''psicologico'' appare Ravel. La musica, dal canto suo, scava un solco ancora più profondo, fra il serialismo del compositore russo, tecnica adottata non solo in questa occasione ma in tutta l'ultima fase della sua vita artistica, e un composito stile ravelliano che attinge al music-hall americano - utilizzando il jazz e il fox-trot - al neoclassicismo, alle musiche per café-chantant.

Sarà allora il caso di rivoltare come un guanto queste caratteristiche e scorgere fra le due opere relazioni connesse non alle continuità ma alle discontinuità. Ecco, forse, acquistare un senso la rappresentazione disarticolata di The Flood, in cui gli elementi stessi della finzione operistica, dalla musica alla danza, dal plot alla scenografia, sono esibiti separatamente, quasi ostentati, sin dalla differenziazione fra il ''cantato'' degli esseri sovrumani ed il ''parlato'' di quelli mortali.
 

In Ravel queste discontinuità si traducono in quella pluralità di stili cui accennavo in precedenza, in un ''tentativo di creare un'opera «moderna» su basi diverse da quelle logorate della tradizione […], in un procedimento che risulta simile negli effetti – ma non certo nella ideologia fondante – alla contaminazione tra alta e bassa musica del Weill brechtiano o dell'Hindemith «didattico» del costruttivismo dell'età di Weimar'' (Renato Calza).

 

''The Flood''
''The Flood''


Questi aspetti sono stati mirabilmente sottolineati nell'allestimento della Fondazione barese, a cominciare da una splendida Orchestra della Provincia di Bari, congruamente integrata da pianoforte, celesta ed altri strumenti, precisa e timbricamente perfetta come non mai, guidata da un direttore che ha mostrato di conoscere veramente a fondo le partiture, il bravissimo Stefan Anton Reck.

 

Per The Flood il regista Daniele Abbado ha chiesto allo scenografo Graziano Gregori di frazionare lo spazio scenico in due porzioni orizzontali ed in una serie di ''caselle'' verticali che rimandano, credo, alle categorie di inclusione/esclusione, ovvio perno di una pièce che arriva al biblico Diluvio passando per l'esclusione di Lucifero dal Paradiso e alla cacciata di Adamo e Eva dall'Eden. Le sette parti in cui si suddivide l'opera sono attraversate da otto ''entità'': Dio, interpretato in disposizione omofonica da due bassi (George Mosley e Alessandro Paliaga), Lucifero/Satana (il tenore Luca Canonici), Noè (Matthew Spider), sua moglie (Lorna Windsor), il Narratore (Matteo Carlomagno), il Nominatore (Anghela Alò), i figli di Noè (Damiano Nirchio), il Coro, composto da soprani, contralti e tenori (il Coro l’Opera diretto da Elio Orciuolo).

 

Quegli spazi, in cui si muovono i protagonisti, costituiscono l'Arca in cui vengono stipati gli animali, che vi si arrampicano in un antropomorfico raggiungere la superficie, metafora forse di tutto il musical play stravinskijano, ma in altri momenti le stesse superfici servono a collocare i personaggi immanenti (Dio, Lucifero, il Serpente che irretisce Eva nel paradiso terrestre) con luci che evocano in qualche caso l'iconografia rinascimentale.

''L'Enfant et les sortilèges''
''L'Enfant et les sortilèges''


Se il palcoscenico di The Flood è occupato dalla struttura che ho descritto, una situazione diametralmente opposta si riscontra per L'Enfant et les sortilèges, in cui gli spazi hanno sin dall'inizio un'identità fittizia, pronti a scomparire – ché non è infrequente il semplice fondo nero – o a trasformarsi improvvisamente, come nell'incipit in cui la cameretta del bambino discolo e ribelle alla madre dispare istantaneamente per lasciare spazio agli oggetti di casa, come caffettiere, tazze da tè, poltrone e pendoli umanizzati, oniricamente deformati e ingigantiti.

Si passa da vari quadri, in cui suppellettili e animali della casa – bellissima la scena con la Gatta e l'enorme gomitolo di lana, fascinosissima ed elegante quella del Fuoco – protestano contro il bambino per i suoi comportamenti irrispettosi, per passare alle ''cineserie'' e alla nota, delicatissima scena ''pastorale'', senza dimenticare gli incubi da interrogazione di matematica, in cui sono i numeri a rivoltarsi contro il ragazzo.
 

''L'Enfant et les sortilèges''
''L'Enfant et les sortilèges''


Il giardino è il protagonista della seconda parte, con piante ed animali liberi che lo popolano. È molto bello l'approccio che alberi e insetti hanno nei confronti delle mancanze del bimbo: anziché protestare in modo veemente, essi attivano una sorta di corale e sommesso lamento, fatto di frasi elementari, in cui sono i bisogni primari impediti dal bambino ad essere reclamati con nostalgica mestizia, coadiuvata dalla levità di uno degli allestimenti più poetici visti negli ultimi anni.

Molto bravi i mimi ed i danzatori, coreografati da Eugenia Morosanu, il Coro l'Opera, qui arricchito dal Coro di voci bianche diretto da Emanuela Aymone, così come i cantanti, ognuno impegnato in più di un ruolo, fra i quali vanno segnalati l'Enfant Laura Polverelli, la ''Gatta'' Gabriella Sborgi, la pastorella Lorna Windsor, la ''Libellula'' Alessandra Volpe e, per la bravura nell'interpretare il virtuosistico ruolo del ''Fuoco'', Ruth Rosique.

I fantasmagorici costumi (belli soprattutto quelli dell'Enfant) sono dovuti a Carla Teti.



The Flood di Igor Stravinskij e L'Enfant et les sortilèges di Maurice Ravel

The Flood - Musical play in un atto
cast cast & credits
 
trama trama
L'Enfant et les sortilèges - Fantaisie lyrique en deux parties
cast cast & credits
 
trama trama



''The Flood''
''The Flood''
 

 

 


 

''The Flood''
''The Flood''



 

 
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