Coniugare ricerca musicologica e visibilità dello spettacolo lirico, musica colta del novecento e semplicità (limpidezza) dellesecuzione, tanto da imbastire uno spettacolo per ragazzi in cui, finalmente, i principali destinatari si divertano, è evidentemente possibile, purché si dispongano in modo convergente tutti i fattori della produzione artistica: quanto è accaduto a Bari nellambito del cartellone della Fondazione Petruzzelli e teatri di Bari, con lallestimento dellopera giovanile di Nino Rota Il Principe Porcaro, tratto da una fiaba di Hans Christian Andersen.
Composta dal Maestro quando ancora tredicenne, la partitura originaria per orchestra è andata purtroppo quasi completamente perduta per un incendio occorso durante la Seconda Guerra Mondiale ma, mentore lattivissimo Giovanni Morelli - che dirige lIstituto per la Musica della Fondazione Cini di Venezia, in cui è confluito il Fondo Rota - dal manoscritto della versione per pianoforte e voce Nicola Scardicchio, allievo del compositore e curatore delledizione a stampa delle sue opere, ha tratto una 'possibile' versione orchestrale, rappresentata in prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia il 27 settembre 2003 e ora, in un nuovo allestimento, al Teatro Kismet di Bari, dal 9 al 14 dicembre scorsi, con la direzione dello stesso Scardicchio.
Lidea vincente dello spettacolo barese è stata di aver preso in considerazione il focus originale del progetto musicale, nato per linfanzia: ad una partitura che non lesina arditezze stilistiche e tecniche, tanto da identificarsi come pienamente novecentesca - è avvertibile, nonostante la mediazione della ri-scrittura, il naturale e notevole talento musicale del pur imberbe Rota - si è deciso di predisporre uno spettacolo in funzione dei giovani spettatori. Ecco allora il coinvolgimento di una realtà teatrale che da molti anni, in Puglia, è sinonimo di avanguardia ma anche di grande attenzione per i bambini, in una struttura modulare che, per consentire espansioni e contrazioni del palcoscenico, ha eliminato la buca orchestrale e prevede, di conseguenza, una presenza 'tangibile' e immediata dei musicisti.
La regista 'kismetiana' Teresa Ludovico predilige una lettura onirica della storia, peraltro crudele come tutte le fiabe, del principe che, rifiutato dalla principessa, si vendica inducendo limperatore suo padre a scacciarla e diseredarla. Trasognata e kafkiana, la vicenda passa dai toni positivi della fiaba alle sinistre rappresentazioni di uomini dalla testa di maiale, a metà fra il rassicurante Tre porcellini ed il grottesco Animal Farm di Orwell. Alcuni intermezzi e i siparietti, interpretati da due notevoli ballerini di danza contemporanea (i bravi Giulio De Leo e Maria Turchini), introducono cambi datmosfera o dambientazione e di volta in volta raffigurano maialini o ondeggianti rami dun bosco dalle dense e animate nebbie.
I cantanti - Tiziana Armano, principessa; Luigia Mancini, nutrice; Giuseppe Cacciapaglia, principe; Heo Chulsu, imperatore; Vito Cannone, primo ambasciatore; Onofrio Salvenini, secondo ambasciatore - sono quasi tutti di ottimo livello, anche se alcune figure, come quella del maestro cerimoniere (interpretata dal tenore Giuseppe Maiorano), sono apparse un po sottotono e decentrate rispetto a quanto Rota intendeva rappresentare. LOrchestra e il Coro del Conservatorio di Bari hanno svolto più che egregiamente il compito affidatogli, grazie alla guida del Maestro Scardicchio, cogliendo anche più occasioni di intervento diretto nel prologo e negli intervalli fra i tre atti, occupati da unintuizione scenica che è servita allo scopo di far familiarizzare il pubblico con la storia: le anime di Hans Christian Andersen e Nino Rota che, in permesso speciale sulla Terra, assistono al 'loro' spettacolo e lo spiegano ai più piccini.
Interpretati da due noti attori autoctoni (Vito Carbonara e Augusto Masiello, rispettivamente Andersen e Rota, diretti molto bene da Giorgio Rossi), essi hanno subito una sorta di benefica 'baresizzazione', coinvolgendo bambini presenti in sala e musicisti in divertenti giochi con gli strumenti musicali, per ritornare, in finale, nel mondo dei morti: simbolicamente, in quel palcoscenico dal quale, per tutta la durata delloperina, si erano tenuti lontani. Perfetti i costumi curati da Laura Colombo.
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