drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Suggestioni oniriche

di Sara Mamone
  Julietta
Data di pubblicazione su web 20/07/2005  

Che divinamente fresca, che gradevole, che intelligente e incantevole produzione presenta il Ravenna Festival, tornato nella sua naturale sede, dopo i trionfi spaesati e internazionali della trasferta tunisina presso il colosseo romano di El Jem, al limite del deserto, al limite dello sgomento culturale [Mefistofele]. Il teatro Dante Alighieri è invece ben radicato nel centro storico della città, è da sempre il luogo di rappresentazione dei più importanti spettacoli di questa solidissima impresa culturale, è il testimone della più gloriosa tradizione musicale italiana. Bene, tiriamo un respiro di sollievo e riimmergiamoci nelle rassicuranti certezze del nostro patrimonio operistico.


Frances McCafferty (Indovina)
Frances McCafferty (Indovina)

Invece è da qui che parte l'altro colpo di genio, simmetrico a quello fraternamente archeologico, e cioè il festoso colpo di spugna che annulla la pomposità dei generi e porta in Italia due irresistibili produzioni della compagnia lirica nazionale dell'Inghilterra del Nord, l'Opera North, che lavora ormai da quasi mezzo secolo ed è una delle più libere e innovative organizzazioni artistiche, nonché una delle compagnie più originali d'Europa, che ha frantumato la convinzione radicata dell'opera lirica come opera d'arte, conclusa in sé e con un repertorio praticamente chiuso. Capovolgendo questa idea, avvalendosi di tutti i mezzi espressivi della civiltà moderna e soprattutto di ogni mezzo di comunicazione, recupera ogni anno opere escluse dal normale repertorio, abbatte le frontiere dei generi, estendendo il diritto di cittadinanza a tutto ciò che è musica, canto, recitazione, divertimento, terapia, sorpresa, azzerando praticamente l'orizzonte di attesa del pubblico e riuscendo così ad essere ogni volta sorprendente, a creare una circolazione fluida e vitale.

Le belle idee naturalmente resterebbero tali se Opera North non fossse riuscita negli anni a trovare e a creare dei formidabili professionisti, dai tecnici al coro, dagli scenografi ai macchinsti, dai musicisti ai cantanti. Che definiamo così per restare legati alle convenzioni, ma che sono a pari livello cantanti, attori, ballerini. Tutti paiono saper fare tutto in questa compagnia scintillante (una sensazione analoga a quella dell'altra grande sorpresa di qualche anno fa con il teatro Helikon di Mosca) portata a Ravenna dall'intelligenza di Cristina Mazzavillani Muti in due autonome prove che si illuminano però a vicenda creando un dittico ideale: Julietta, la chiave dei sogni, opera in tre atti di Bohuslav Martinů su libretto dell'autore e Il tocco di Venere (One touch of Venus), commedia musicale di Kurt Weill.


Rebecca Caine (Giulietta) e Paul Nilon (Mischa)
Rebecca Caine (Giulietta) e Paul Nilon (Mischa)



Julietta, rappresentata per la prima volta a Praga nel 1938, è l'opera - da noi praticamente sconosciuta - di un musicista da noi quasi mai rappresentato ma titolare a buon diritto di molte colonne in compilazioni enciclopediche, autore di una sterminata produzione operistica e strumentale (tra le opere citiamo con piacere campanilistico una goldoniana Mirandolina) attivo per molti anni nella natia Praga (vi nacque nel 1890) e all'epoca di Julietta già saldamente installato a Parigi, prima del balzo americano negli anni della guerra (fraterno in questo a Kurt Weill che però, al contrario di Martinů , aveva praticamente rescisso ogni legame con il suo passato europeo).

Musicista poderoso e legatissimo alla cultura della patria nonostante una vicenda biografica che lo vide operare sostanzialmente nel più avvertito "occidente", Martinů fa di Julietta (opera surrealista del giovane Georges Neveux rappresentata con successo al Théâtre de l'Avenue di Parigi con la grande Giovanna d'Arco dreyeriana Renée Falconetti nel ruolo protagonistico a partire dal 1930) una delicata fantasmagoria onirica. Ma, anche, una formidabile partitura (composta in meno di otto mesi) dalla coloritura orchestrale suggestiva e di forte presa emotiva.

Storia praticamente troppo ricca di trama ma in realtà senza una vera trama, dove l'amore irrimediabile nato all'improvviso dalla voce di una giovane donna che canta ad una invisibile finestra cerca le strade del suo riconoscimento. Ma nulla di reale è possibile in questo paese che altro non è che un panorama mentale, la proiezione fantasiosa dei desideri e delle paure del protagonista. Che, non a caso, dopo aver superato (inventato?) mille difficoltà e pericoli (il rifiuto di lei, un colpo accidentate uscito dalla sua pistola, incontri sempre meno rassicuranti con una società di individui incapaci di ricordare al di là dei dieci minuti e quindi incapaci di qualunque collegamento con il reale) nel terzo atto si rifugerà nel dormiveglia del sogno con un'invenzione di personaggi che stanno tra le grottesche creature di Gogol e le più minacciosamente vicine di Majakowskij. Respingendo il peso del buonsenso, della mediocrità di personaggi che non sono all'altezza del suo assoluto, troverà appagamento e conforto nell'illusione onirica.



Julietta


Una simile trama, lontanissima anni luce dalla nostra sensibilità, diventa per miracolo fonte fresca di vita e di musica nella realtà interpretativa del formidabile complesso a cui lo scenografo Stefanos Lazaridis offre la suggestiva invenzione scenografica di una parete inclinata che trasfigura e riflette nello sfondo la fisicità dell'azione e il regista offre le inesauste invenzioni di una attenzione divertita e sensibile al folto gruppo dei personaggi, senza distinzione gerarchica, facendo di ognuno un protagonista. Miracolo reso possibile, oltre che dalla accuratissima direzione di Martin André, dalla qualità assoluta degli straordinari attori interpreti: perfetti in ognuna delle caratterizzazioni (e spesso impegnati in ruoli e tipizzazioni assolutamente soprendenti): da Alan Oke, ad Adrian Clarke, a Jonathan Best a Frances Mc Cafferty, a Richard Angas, a Jessica Walker, a Sue Less (nonna irresistibile) a Gladwin Taylor (la venditrice di uccelli), a Claire Williams a Pauline Thulborn, Vivienne Bailey e Hazel Croft en travesti, a Harry Sharples a Anna Brittain, a Peter Bodenam.

Un risultato così magico non sarebbe però stato possibile senza la presenza protagonistica di Rebecca Caine seducente e inafferrabile come ruolo comanda e, soprattutto, senza l'incanto ingenuo e la bellissima duttilità vocale di Paul Nilon. Se non fosse che caratteristica dell'Opera North è quella di non addormentarsi sugli allori questo potrebbe essere per lui il ruolo della vita.






Julietta - La chiave dei sogni (Ravenna Festival)
opera in tre atti


cast cast & credits
 
trama trama

Rebecca Caine (Giulietta) e Paul Nilon (Mischa)
Rebecca Caine (Giulietta) e
Paul Nilon (Mischa)


 

 

 
Opera North

 

 

 



 


Paul Nilon (Mischa)
Paul Nilon (Mischa)

 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013