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Il ritorno dei Van Der Graaf Generator

di Michele Manzotti
  Peter Hammill
Data di pubblicazione su web 27/06/2005  

Solo pochi anni fa nessuno avrebbe mai scommesso su un ritorno del marchio Van Der Graaaf Generator , il gruppo rock che negli anni '70 aveva affascinato un pubblico assetato di qualità musicale. La sua parabola si era sviluppata a partire dal 1969, quando uscì sul mercato The Aerosol Grey Machine, con un picco di grande successo coinciso con i tre album The least we can do…, H to He, Pawn Hearts e una successiva produzione meno significativa ma comunque interessante, conclusa con il disco dal vivo Vital del 1978. Sotto la guida del  cantante e compositore Peter Hammill si distinguevano dai gruppi dell'epoca per una strumentazione dove la chitarra era relegata a una funzione secondaria (suonata dallo stesso Hammill, spesso anche al pianoforte), mentre gli strumenti partner della voce (considerata tra le più belle del genere e interprete di testi profondi e onirici) erano preferibilmente l'organo Hammond di Hugh Banton, a volte in funzione anche ritmica sorretto dal lavoro alla batteria di Guy Evans, e soprattutto i fiati di Dave Jackson. La particolarità di quest'ultimo inoltre era di trasformare il proprio strumento (specialmente i sax tenore e contralto) da melodico ad armonico suonandone due al tempo stesso, creando un'iconografia del suo personaggio simile a quella di Ian Anderson dei Jethro Tull con il flauto.

Van Der Graaf Generator
Van Der Graaf Generator


 
Ma la figura più importante è senza dubbio quella di Peter Hammill, compositore di brani che andavano oltre i rigidi schemi del rock progressivo: le improvvisazioni si trasformavano in sperimentazioni mai fine a se stesse, anche per non sacrificare mai la voce, ora impegnata in melodie suadenti, ora in sonorità di grande potenza. Il simbolo dei Van Der Graaf Generator è per molti proprio la caratteristica voce di Hammil, la cui carriera non si è mai fermata tranne che per motivi di salute due anni fa. Proprio dallo scampato pericolo e da un'improvvisata reunion sul palco è nata la voglia di affrontare nuovamente le scene e di incidere un nuovo album. Si tratta di Present (etichetta Virgin/Emi) dove Hammill, Jackson, Banton e Evans ritrovano ispirazione di grande livello grazie alla voglia di suonare insieme, con un secondo cd fatto unicamente di improvvisazioni. L'Italia, paese che ha consacrato a suo tempo i Van Der Graaf Generator e in cui è attivo un Centro studi dedicato al gruppo, è stata toccata da un mini tour con una data milanese e una romana.

Van Der Graaf Generator
Van Der Graaf Generator



In quest'ultimo caso, il pubblico accorso al Centrale del Tennis, aveva già tributato un lungo applauso all'ingresso del gruppo sul palco. Un'attesa ben riposta, specie da chi aveva qualche capello bianco e aveva assistito al mitico concerto dello Space Electronic di Firenze di 24 anni prima (considerato da Hammill tra i più entusiasmanti della sua carriera). Oltre due ore di musica regalati da questi signori musicisti anche se avanti con l'età. La voce di Hammill, lungi dall'avere segni di usura, ha acquistato in autorevolezza anche se ovviamente è meno portata ad affrontare i toni alti. Dave Jackson è circondato dai suoi sax e dal flauto, non deludendo i suoi estimatori. A Banton  è affidato anche il ruolo (fondamentale ovunque nei gruppi) del bassista, o meglio della gestione dei bassi attraverso la tastiera dell'organo, con Evans a svolgere il lavoro di raccordo delle varie sonorità grazie alle percussioni. E l'inizio è quello che molti speravano: Darkness (11/11) da The Least we can do… con il cantante visibilmente emozionato nel riproporla a un pubblico percepito come amico. Ed ecco altri tuffi nel passato come quello di Still Life, dall'omonimo album, di In the Black Room,  di Lemmings da Pawn Hearts, ma anche molto presente, o meglio Present con l'affascinante Every Bloody Emperor o Abandon Ship. Ma è il finale a suggellare un abbraccio tra palco e pubblico: l'ultimo brano è infatti l'affascinante Man-Erg, che chiude il già citato Pawn Hearts. E due bis inaspettati: Refugees dedicata allo scomparso manager Tony Stratton Smith della gloriosa etichetta Carisma, e Theme One, scritta da George Martin, e affidata all'energia di Jackson, Evans e Banton. L'emozione è terminata, ma i fans si possono consolare con la riedizione dei tre album fondamentali citati all'inizio, rimasterizzati dallo stesso Hammill, con l'inclusione di inediti, sotto la guida di Mark Powell, attuale manager di due gruppi storici come Caravan e Audience.











Van Der Graaf Generator



cast cast & credits

La copertina dell'album ''Present''
La copertina dell'album ''Present''

 

 

 


 



 

Hugh Banton
Hugh Banton
 

 


 


Dave Jackson
Dave Jackson

 

 

 


 

Guy Evans
Guy Evans





 

 
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