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La città va all'opera

di Gianni Cicali
  I lombardi alla prima crociata
Data di pubblicazione su web 26/05/2003  
Il Festival Verdiano è un nuovo e prezioso appuntamento lirico, alla sua seconda edizione, che ha luogo in una città, Parma, che si raccoglie ancora appassionata e criticamente agguerrita intorno a un repertorio e ai suoi protagonisti: i cantanti.


i lombardi alla prima crociata


I Lombardi alla prima crociata è un'opera giovanile di Giuseppe Verdi (Milano, Scala, 11 febbraio, 1843). Temistocle Solera ridusse a libretto i quindici canti in ottave dell'omonimo poema di Tommaso Grossi uscito nel 1826. L'improbabile polpettone di Grossi assurse a una qualche notorietà per merito di una citazione niente meno che nei Promessi sposi di Manzoni. Si tratta di un affrescone romantico che oggi scoraggerebbe i più tenaci e pedanti cultori di mostruosità ottocentesche. Ma la distanza nel gusto non deve trarre in inganno. Per i nostri progenitori quelle trame romantiche erano l'equivalente, più umano, dei polpettoni storici neomedievali del cinema dei giorni nostri, in cui la lettura della storia non prescinde mai da un'interpretazione e un'attualizzazione dei contenuti con riferimenti al contemporaneo.

L'opera prevede una consueta e attesa assegnazione e divisione delle arie a seconda delle parti, così come i divi del cinema specificano nei contratti il numero di scene e di primi piani. L'attesa del pubblico di Parma per il Do di petto del tenore trasformava (e trasforma) alcuni momenti della serata in un agone musicale in cui il cantante è chiamato ad esibirsi in un gesto atletico virile in cui può anche rovinosamente cadere. Gli eventi narrati dal libretto soleriano hanno un qualche significato solo per lo studioso, il melomane appassionato o l'integralista verdiano. Per lo spettatore che non voglia addentrarsi nella riduzione dei quindici canti in ottave del Grossi, l'emergere di una trama, di una drammaturgia, di un senso narrativo e performativo scaturisce dall'alchemico mescolarsi di testo, musica, qualità performative-canore degli interpreti, messa in scena, reazioni del pubblico. Da questo punto di vista Parma e il suo teatro maggiore hanno il raro privilegio di possedere un felice genius loci.

L'allestimento scenico di questi Lombardi è stato affidato a Lamberto Puggelli per la regia, a Paolo Bregni per le scene e a Santuzza Calì per i costumi. Una mise en scene che allude al contemporaneo con hassidim che pregano al muro del pianto di una Gerusalemme che il regista cita nel programma di sala attraverso recenti dichiarazioni di Peter Brook: " E' impossibile accingersi a mettere in scena un testo senza accorgersi che a Gerusalemme ci sono uomini che uccidono altri uomini, e donne e bambini. I Lombardi alla prima crociata è un testo che parla di uomini che uccidono uomini a Gerusalemme". Fortunatamente il riferimento al contemporaneo è stato solo una suggestione visiva. Appena più pesante e 'scapigliata', invece, la linea ideologica espressa dal nero costume del Priore di Milano, sponsor della crociata, che tuttavia non stona più di tanto considerato il noto laicismo di Verdi; oppure dalla proiezione 'pacifista' di Guernica sulle mura di Gerusalemme. Per il resto le belle scene si inserivano in una cifra stilistica che può andare da 'certo' Balò a 'certo' Pier'Alli. Un solido mestiere, un gusto non invadente.


Passando dalla parte dei cantanti assistiamo a un altro tipo di spettacolo. Infatti, la messa in scena non era niente più di una doverosamente elegante e funzionale cornice alla performance di cantanti e coro, ché il coro ha un ruolo centrale e bellissimo in questa come in altre celebri opere di Verdi, tra cui ricordiamo il Nabucco, seconda opera di questo Festival Verdiano che debutterà il 14 giugno prossimo.

I movimenti degli attori, le pose e la gestualità drammatiche sono 'tradizionalmente' formalizzate e assolutamente secondarie rispetto alla performance canora. La brava Alessandra Rezza (Giselda), una voce di una certa solidità unita a tratti di grazia quasi sublime (uditi nella preghiera alla Vergine della scena VI del Primo atto), non andava mai oltre una recitazione che un occhio moderno percepisce come ingenua e naïve. Ma il gesto raccolto, accademico, o retoricamente 'ottocentesco' hanno solo accresciuto il fascino di uno spettacolo verdiano in cui si ricerca, alla fine, proprio un'emozione ottocentesca. E questa, intensa e soprattutto musicale, non manca. Con la sua scansione di arie, i crescendo corali 'battaglieri' o patetici cantati dal coro quasi al proscenio (singolari le ostentazioni 'attoriche' di alcuni coristi) i Lombardi alla prima crociata sono un'opera di notevole e dinamica forza spettacolare-musicale.

Il coro O Signore, dal tetto natìo fu celebre più del Va' pensiero e data l'inflazione del suo bellissimo 'fratello' lo si sente oggi più volentieri. Inoltre è stato interpretato al meglio delle possibilità dal coro del Regio (che ha concesso il bis). Il pubblico sensibilmente partigiano ha decretato il 'trionfo' di alcuni beniamini locali, nel caso il basso Michele Pertusi (Pagano/Eremita). Gli altri interpreti si sono dimostrati tutti all'altezza della situazione e delle esigenze di un'udienza e di un'opera impegnativi: Enrico Giuseppe Iori (Pirro, basso), Vincenzo La Scola (Oronte, tenore), Rosario La Spina (Arvino, tenore), Tiziana Bellavista (Viclinda, soprano) hanno eseguito le loro parti con intensità e saldo mestiere, così come dello stesso tenore è stata la direzione dell'orchestra del Regio di Parma affidata a Renato Palumbo.



I Lombardi alla prima crociata
dramma lirico in quattro atti


cast cast & credits
 
trama trama
 

 


Michele Pertusi
Michele Pertusi


 
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