Bellissima interpretazione di Margherita Buy, forse adesso la migliore attrice del cinema italiano, affiancata dal bravo Stefano Accorsi. Ottimamente diretti, i due attori incarnano in maniera emozionante e analitica i trasalimenti di un'autentica ricerca interiore: le loro mete sono l'amore e la conoscenza di sè. Fragili e disorientati, sono circondati da personaggi che non oltrepassano, tranne che nel caso di Erika Blanc (la madre) e di Serra Yilmaz (Serra), il bozzetto o la silhouette.
Ma tutto il paesaggio umano (compreso il marito, recitato da Andrea Renzi) non è che una selva di segni ambigui che i due protagonisti sono chiamati a leggere e decifrare come segnali del loro destino. Nella sobria discrezione di molte sequenze e nella finezza della sceneggiatura Ozpetek lascia che i volti delle persone e le cose appaiano come simulacri di una realtà in imminente trasformazione.
Peccato che, su questa strada, il regista si lasci qualche volta tentare da effetti mèlo convenzionali o dallo schematismo ideologico.
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