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Gioia di vivere ed "endless love"

di Gabriella Gori
  Romeo e Giulietta
Data di pubblicazione su web 27/04/2002  
Correva l'anno 1940 quando al Kirov di Leningrado avveniva la consacrazione ufficiale di Romeo e Giulietta, il balletto tratto dalla celebre tragedia shakespeariana, su musica di Prokof'ev e coreografia di Leonid Lavrovskij, con Galina Ulanova e Konstantin Sergeiev. Creato nel '36, il capolavoro aveva debuttato a Brno in Cecoslovacchia nel '38, approdando solo nel '46 al Bolscioi di Mosca. Da allora molti coreografi blasonati si sono cimentati in personali riletture.

Questo dance drama ha avuto in John Cranko e in Kenneth Mac Millan i due autori che meglio di altri hanno saputo inquadrarlo nell'atmosfera rinascimentale e conferirgli respiro poetico, regalando due impareggiabili versioni, delle quali quella 'crankoviana' si distingue per l'incisivo dinamismo e l'intensa espressività. Al Teatro Comunale di Ferrara il Bayerisches Staatsballet di Monaco ha riproposto con successo la famosa versione che Cranko realizzò nel 1962 per il Balletto di Stoccarda e che affianca la prima, creata dal coreografo inglese nel 1958 e messa in scena al Teatro Verde di Venezia. La pièce, in entrambe le versioni, è un vero ballet d'action con una struttura fedele allo sviluppo narrativo della tragedia di Shakespeare e una perfetta fusione tra libretto, musica, coreografia e scenografia.
La vicenda dei due infelici amanti di Verona e Cranko si snoda in tre atti in cui si esaltano soprattutto i sentimenti, eco di tutta una tradizione letteraria del "bel paese" rappresentata da Masuccio Salernitano, Luigi da Porto e in particolare Matteo Bandello, che ha fornito la trama alla tragedia shakespeariana, scritta per alcuni nel 1591, per altri nel 1595.

La sinossi della trasposizione coreografica alterna in perfetto equilibrio scene di piazza e di palazzo, duelli, incontri d'amore, inserzioni bozzettistiche, magnificati dalle ricche scenografie di Jurgen Rose, che ritrae Verona con sontuose dimore principesche e affollatissimi spazi cittadini, e veste i personaggi con splendidi costumi, tutti giocati su toni chiaroscurali. Cranko è un maestro della mise en danse e lo si apprezza nel tributo alla versione di Lavronskij reso con il suggestivo ballo del cuscino durante la festa Capuleti - interpretato con grande regalità dal Balletto dell'Opera di Monaco -, nella capacità di creare l'atmosfera carnascialesca con mimi e saltimbanchi e di dare corpo alla splendida partitura di Porkof'ev, perfettamente eseguita dall'Orchestra Città di Ferrara, diretta da Oliver von Dohnanyi. Il dinamismo caratterizza subito la danza maschile con il quartetto di spadaccini che si fa largo nella piazza, o nel garbato terzetto, Benvolio (Guan Deng), Mercuzio (Udo Kersten), Romeo (Lukas Slavichy), che si appresta ad entrare in incognito al ricevimento di Messer Capuleti.

Il Mercuzio di Kersten trasuda joie de vivre nella legazione incalzante di giri, piccoli e grandi salti, nella vivacità del suo modo di sfidare la sorte, fino all'emozionate duello con un focoso Norbert Graf (Tebaldo) e all'incredulità di una morte che, sempre beffeggiata, presenta il conto. La danza maschia tocca l'apice nella tenzone tra Tebaldo e Romeo che, deciso a vendicare l'amico, dimentica la parentela con i Capuleti e infligge la ferita decisiva. La morte del cugino di Giulietta è nobile e Graf è bravo nell'assecondare i colpi di timpano di Prokof'ev fino all'ultimo singulto di vita. Da sempre Romeo e Giulietta è soprattutto una coinvolgente storia d'amore e nel rappresentarne la tragicità Cranko mostra tutta la sua sapienza teatrale che, inevitabilmente, spinge i ballerini a mostrare le corde della loro anima. Lukas Slavicky e Lisa-Maree Cullum, memori della lezione 'crankoviana', si sono trasformati in 'danzattori' e hanno scelto un'interpretazione giovanile e fresca dei protagonisti esibendo una tecnica eccellente. Lukas è stato un Romeo spensierato, travolto da una passione più grande di lui, Lisa-Maree è riuscita nella difficile metamorfosi da Giulietta adolescente a Giulietta donna innamorata. Entrambi hanno dato il meglio di sé nell'insuperabile pas de deux della scena del balcone, ormai passato alla storia, e in quello altrettanto superbo della notte di nozze.

Dal verone della casa paterna la giovane Capuleti sogna il suo Montecchi che, per incanto, si materializza. La passione erompe con i larghissimi e delicatissimi port de bras di lei che esterna il suo amore a un Romeo che la bacia "tutto tremante". Poi il trasporto virile prende il sopravvento e il giovane esegue poderosi slanci, lifts, sautés, maneggia il corpo dell'amata, abbandonato in morbidi cambrés, e placa l'ardore nel grembo di lei che con grazia gli accarezza la testa. Superbo e sensualissimo il pas de deux della stanza nuziale, vera trasposizione danzata dell'alba, topos occitanico dell'addio degli amanti dopo i piaceri notturni.

L'Eros in questa scena trionfa nell'amplesso disperato, nei corpi che si avvinghiano, nella disperazione che incombe e prende forma negli arabesques ponchées di Giulietta e nei suoi abbracci mille volte "tornanti all'addio". Delicatissimo e contenuto il momento della morte, epilogo composto di un endless love.


Romeo e Giulietta
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Romeo e Giulietta

 
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