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Attori e maschere del teatro antico
La documentazione del Museo Archeologico di Taranto


di Giovanni Fornaro
  Maschera teatrale
Data di pubblicazione su web 06/04/2005  
Una mostra di eccezionale valore scientifico e di grande piacere per lo sguardo e per la mente si sta svolgendo da vari mesi – più volte prorogata – presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, sul solco tracciato da una precedente notevole esposizione realizzata sempre in loco e dalle stesse curatrici tra il 1998 ed il 1999: "L’arte delle Muse".

Se la precedente descriveva ed analizzava la musica nella Magna Grecia, almeno come pervenutaci attraverso l'iconografia organologica disponibile su vasi, sculture, mosaici ed altri reperti, lo sguardo scientifico delle infaticabili collaboratrici della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia – Amelia D'Amicis, Antonietta Dell'Aglio (coordinatrice generale), Laura Masiello, Laura Trombetta e Amanda Zingariello (per allestimento, immagine della mostra e grafica) – si allarga alle espressioni teatrali e di spettacolo popolare antiche. Che, come è noto, erano caratterizzate dalla non scindibile interrelazione fra parola recitata e cantata, musica e danza.

L'evoluzione di queste rappresentazioni, dal ditirambo al dramma satiresco, dalle più note tragedia e commedia – articolata, quest'ultima, in ''antica'', mese, e ''nuova'' – alla farsa fliacica (autoctona della Magna Grecia, quindi fra le esperienze teatrali italiche quella meno dipendente dalla madre patria per modi, stili, occasioni della performance), fino alla vera e propria farsa italica ed al teatro da strada di giocolieri ed acrobati, è svelata al fruitore della mostra nel suo svolgersi diacronico per l'efficace tramite di oggetti e pannelli illustrati, elegantemente decorati con copie di maschere magno-greche in gesso, sempre collocati all'altezza giusta per non dover essere rincorsi troppo in alto o troppo in basso ed illuminati in maniera efficace e rilassante. 

I pannelli seguono due percorsi descrittivi separati ma complementari: uno mirante a costituire una sorta di introduzione al teatro antico, inteso sia come luogo adibito agli spettacoli – di cui si descrivono le singole parti e l'evoluzione che queste hanno avuto nel comporre lo spazio scenico – che come corpus di testi tragici, comici, farseschi, rendendo così conto di sviluppi, interrelazioni, prestiti occorsi, soprattutto in ambito magno-greco; il secondo percorso descrive i reperti esposti in mostra, illustrandone dati tecnici di nomenclatura, catalogazione, datazione, localizzazione del ritrovamento ed illustrando il significato iconografico (nel caso di riproduzione di scene drammaturgiche) o la funzione in ambito artistico (nel caso di maschere o di sculture di acrobati o giocolieri).


Maschera comica
Maschera comica

Appare evidente, dalla lettura della documentazione esposta, come tutta l'attività di drammatizzazione di fatti storici, epici, politici, privati, nella Grecia classica e in Magna Grecia abbia trovato la sua causa d'attivazione nel culto del dio Dioniso e dei riti, privati e soprattutto pubblici (le Grandi Dionisie), a lui dedicati: dalle danze scatenate ai banchetti, dal culto del vino alla trance in cui i seguaci cadevano. Una prima formalizzazione delle procedure artistiche legate al culto dionisiaco fu il ditirambo, costituito da un'azione rituale, ritmata da danza e musica, incardinata in un'esecuzione corale maschile abbastanza imponente (cinquanta elementi). Emerge dalla pittura vascolare coeva (V e IV secolo a.C.) il ruolo fondamentale che la musica rivestiva in questo tipo di rappresentazioni, in particolare per la costante presenza di auleti, vale a dire di suonatori di aulòs, il flauto bicalamo in canna o altro materiale, e di suonatori di cembali.

Le successive forme teatrali, già precedentemente ricordate, introducevano l'uso della maschera, o meglio di una lunga tipologia di coperture facciali il cui elenco descrittivo ci è pervenuto grazie al catalogo redatto dal grammatico del II secolo d. C. Giulio Polluce. Anche in questo caso le curatrici mettono in luce aspetti interessanti dell'uso della maschera, come quello di cassa di risonanza che riusciva ad implementare il volume dell'emissione sonora dell'attore per farla giungere anche agli spettatori più lontani.

La documentazione disponibile presso il museo tarantino, solo in parte utilizzata per la mostra, presenta caratteri di estrema raffinatezza formale e, in alcuni casi, di novità assoluta, in particolar modo per quanto attiene alle forme teatrali di strada o di piazza, poco codificate negli assetti formali testuali, musicali, coreutici e cinesici e che a Taranto ritroviamo in elegantissime statuette fittili, come ad esempio quelle relative alle acrobate che camminano sulle mani o a quella del contorsionista stilita; così come sono presenti rappresentazioni di personaggi deformi, protagonisti di un intero filone dell'arte ellenistica che al grottesco dava particolare rilievo.

Frequentando l'esposizione, e sfogliando il curato catalogo che riproduce il percorso bipartito illustrato in precedenza, si precisa l'idea che il teatro e lo spettacolo, almeno nel periodo considerato (V – II secolo a.C.) fossero qualcosa di radicalmente diverso da quello che sono oggi: non solo nei modi della performance ma proprio nella fruizione degli spettatori e nelle funzioni, politiche e religiose, che esso rivestiva per le società greche – della madre patria e delle colonie – in cui era nato e di cui era, sotto molti aspetti, espressione.


Attori e maschere del teatro antico

Taranto, Museo Archeologico Nazionale, 4 ottobre 2004-30 aprile 2005
 
Attori e maschere del teatro antico



Taranto, Museo Nazionale Archeologico, 4 ottobre 2004-30 aprile 2005



Orario di apertura al pubblico, 9;00-19;00

 

A cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia

 

Tel. 099 4532112





 



Maschera tragica
Maschera tragica



 

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Attore comico
Attore comico

 

 
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