Un breve codicillo, se permettete, al nostro recente intervento su quellinsulso programma che è Ritorno al presente. Che questa volta però non è strettamente televisivo, bensì, come dire? economico-culturale.
Qualcuno avrà forse avuto occasione di vedere i trailers che la Rai dedica a questo programma. Cè qualche scenetta, un paio di sovrimpressioni, e una gentile signorina che con fare ammaliante vi invita a vederlo come se fosse quello lo scopo ultimo della vostra vita. Fin qui tutto bene.
La fanciulla spiega così al popolo italiano che i nostri eroi, dopo essere vissuti nella Roma antica, ora sono transitati nel loro viaggio nel tempo “nella Venezia rinascimentale del Settecento”. Alla lettera. Ohibò.
Si sa, chi si occupa di queste cosette, che le periodizzazioni storiche dantan sono ormai soggette a revisione, come quasi tutto. Che, ad esempio, la nozione di Manierismo è in crisi; che anche il Medioevo, da Huizinga in poi, è un concetto un po vetusto; che piuttosto che di Rinascimento si parla oggi preferibilmente di Rinascimenti; che il Barocco chi sa dove sta, eccetera. Ma qui siamo allardimento.
Che il Rinascimento a Venezia fosse situabile nel Settecento beh, questa è nuova. La cosa non è senza risvolti preoccupanti. Ad esempio, come si farà da ora in poi a buttar fuori allesame un poveretto che magari ci biascica che Petrarca è un romantico? o che Boccaccio è un verista? o che il Verga è un post scapigliato del Terzo Romanticismo? o che Leopardi è mezzo romantico, mezzo classico e magari anche mezzo gobbo? E che Goldoni è un commediografo del Rinascimento, più o meno come Ariosto o Machiavelli?
E pensate ai turisti: che vengono in Italia dalluniverso orbe per vedere i quadri del Rinascimento italiano, e magari gli fanno vedere il Piazzetta (se va bene) invece di Michelangelo. O il Longhi invece di Raffaello. Proteste. Defezioni. Richieste di rimborsi. Crollo delle agenzie di viaggio. Crisi dellindotto turistico. Alitalia in fallimento (beh, qui cambierebbe poco).
Chiediamo perciò al Direttore Generale della Rai Cattaneo limmediato licenziamento di chi ha scritto quel testo. Non è un problema di cultura: della quale, naturalmente, chi se ne frega. È un fatto economico o, come suol dirsi, dimpresa. E si sa come va con leconomia: comincia come una bischerata, e guardate poi a volte come finisce.
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