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Ritratto danzato e danzante

di Gabriella Gori
  Petite mort
Data di pubblicazione su web 19/06/2001  
Un primo e prestigioso festival europeo dedicato al cinquantatreenne coreografo ceco Jirí Kylián si è svolto al teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, che ancora una volta, dopo gli omaggi tributati a Martha Graham nel 1987 e William Forsythe nel 1989, conferma la sua invidiabile vocazione coreutica. Il ritratto danzato e danzante dedicato a Kylián, considerato il coreografo più significativo del nostro tempo e al suo formidabile Nederlands Dans Theater I, ha visto ripercorrere le tappe salienti del cammino creativo di un autore che rifugge da qualsiasi classificazione.

Figlio della più rigorosa tradizione accademica (si è formato alla scuola del Royal Ballett di Londra e allo Stuttgart Ballett di John Cranko) l'artista praghese si è affrancato da questa pesante eredità contamindandola con spunti mutuati dalla modern dance, dal jazz e dalla cultura orientale, in un visibile e in confondibile eclettismo stilistico-coreografico con cui Kylián cerca, come dice lui, di esplorare i recessi dell'animo umano e della sua anima e le insospettate potenzialità del corpo.
La musica è l'altro elemento per eccellenza e non c'è coreografia che non affondi in un preciso humus sonoro. Gli storici e straordinari 'pezzi' No More Play, Petit Mort, Wings of Wax, Forgotten Land, sono stati danzati, nella suggestiva cornice del teatro Romolo Valli, dal Nederlands Dans Theater I, un eccellente esemble di trentadue elementi applauditissimo dal pubblico.

No More Play (1988) fa parte, insieme a Petit Mort, della produzione cosiddetta "in bianco e nero" - per il colore delle calzamaglie e dei costumi dei ballerini - e prende spunto da una scultura di Alberto Giacometti, una sorta di tavolo da gioco che invita ad una competizione dalle regole sconosciute. Si danza sulla musica di Anton Webern, Cinque pezzi per quartetto d'archi (op.5) con scene e abiti dello stesso coreografo praghese. Impostata su intensi pas de deux, la figura coreica che, per la sua naturale fusione dell'elemento maschile e femminile, è la pietra angolare dei suoi lavori, la creazione si snoda in duetti fra due danzatrici e tre danzatori in attillatissimi fuseaux grigi. Lift, prese e lanci costituiscono il vocabolario dei passi di corpi che disegnano, in un palcoscenico privo di arredi scenografici, movimenti e linee plastiche di rara bellezza, mentre la musica di Webern si trasforma in una fonte inesauribile di energia. Il "gioco coreografico" diventa il gioco delle vita con le sue regole ferree che, quasi sempre, si comprendono quando ormai è troppo tardi.

Petite Mort (1991) è nato per il Salzburg Festival nel secondo centenario della morte di Mozart, celebrato dal coreografo con la scelta dei concerti per pianoforte KV 488 (Adagio) e KV 467 (Andante). Sei uomini e sei donne, in calzamaglie e costumi bianchi e neri (Joke Visser), interagiscono con sei fioretti, veri e propri pericolosi partners, e due manichini privi del capo e delle membra, ma la bellezza non sembra scalfita dalla terribile mutilazione. In un mondo in cui, come afferma Jirí , nulla è sacro, dove la brutalità e il capriccio sono fatti normali, i fioretti rivestono simboli precisi, i busti danneggiati testimoniano l'invulnerabilità della bellezza, mentre la prepotenza, la sessualità, la debolezza, diventano protagoniste. Nelle scenografie neutre di Kylián i ballerini intrecciano stupende evoluzioni con le spade e con le ragazze, che appaiono all'improvviso sotto un enorme telone scuro. Prima di scomparire come rapite da un'onda marina, evanescenti figure femminili guidano i danzatori in sensuali pas de deux: come si sa "Petite Mort" in francese significa "orgasmo".

Il mito di Icaro, così com'è descritto nel Paesaggio con la caduta di Icaro di Brueghel, è al centro di Wings of Wax, una coreografia siglata da Kylián nel 1997 per otto elementi del NDT I su un collage musicale composto da brani di Biber, Cage, Glass, Bach. La storia del figlio di Dedalo, deciso a volare troppo in alto, è lo spunto per riflessioni sul velleitarismo e l'incoscienza che caratterizzano la natura dell'uomo, che rischia una vita che, malgrado tutto, è degna di essere vissuta. Sulla scena incombe un enorme albero spoglio, posto all'ingiù con le folte radici in alto, e intorno una luce opaca che disegna un ampio cerchio. Quattro uomini e quattro donne, con indosso stupendi e aderenti costumi neri, emergono da uno sfondo scuro per poi esserne risucchiati come dal nulla, allo stesso modo in cui Icaro, una volta sciolte le ali, è risucchiato dalla forza di gravità. Emerge qui tutta la maestria coreografica di Jirì che, in perfetta alternanza, sa amalgamare superbi assoli maschili, pas de deux, pas de trois e scene corali.

Due sono le fonti d'ispirazione di Forgotten Land (1981): la Sinfonia da Requiem op.20 di Benjamin Britten, dedicata all'East Anglia, il sottile lembo di costa inglese sommerso piano piano dal mare e terra d'origine del compositore, e un quadro di Edward Munch, raffigurante una terra consumata dalle acque marine. L'immagine della terra erosa dall'oceano, che costituisce il fondale scenografico di John MacFarlane, diventa il simbolo dell'esistenza umana in continua metamorfosi, delle radici che sopravvivono nonostante conflitti e lotte politiche obblighino a dimenticare (esilio volontario di Kylián dalla sua Praga poco prima dell'invasione sovietica nel '68), di luoghi sconvolti dalla Natura matrigna o dalla negligenza dell'uomo, di paradisi perduti. I dodici danzatori nelle eleganti vesti scure di MacFarlane, tinteggiate di rosso, si muovono in un'atmosfera evocativa dando corpo a tutti quei sentimenti che rispecchiano l'indissolubile legame con la terra natia. Brevi assoli femminili e maschili, pas de deux, e momenti corali caratterizzano una danza ancestrale che riflette la nostalgica partitura di Britten e la melodia prodotta dal vento di una terra lontana.


Festival Jirì Kyliàn


No More Play
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Petit Mort
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Wings of Wax
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Forgotten Land
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